Com'è nato l'inno della Juventus? Storie, aneddoti e curiosità

Tifosi bianconeri
Tifosi bianconeri / GIUSEPPE CACACE/GettyImages
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Proprio come una Vecchia Signora, adoperando un'espressione in voga certo non da oggi per riferirsi alla Juventus, il club bianconero presenta una storia quanto mai sfaccettata e ricca di cambiamenti. Cambiamenti che si sono riflessi, nei decenni, anche sugli inni (ufficiali oppure no) associati alla stessa società torinese già dal 1915, anno dell'inno di Corrado Corradino, fino ai giorni nostri e alla più che mai nota Storia di un grande amore.

Procedendo a ritroso, riferendoci cioè all'inno ufficiale bianconero dal 2007 e attualmente in uso, possiamo notare come - aspetto tutt'altro che banale o scontato - il riconoscimento nella canzone ufficiale sia pressoché unanime ed entusiasta da parte della tifoseria: non esiste cioè uno spazio, una spaccatura, tra il brano che detiene i crismi dell'ufficialità e ciò che il tifoso preferirebbe ascoltare allo stadio, prima della partita (come accade invece in altri contesti).

Una popolarità, quella dell'attuale inno bianconero, che si esprime anche a livello di meri dati: su Youtube Storia di un grande amore vanta ben 12 milioni di visualizzazioni sul solo account ufficiale bianconero, senza dunque considerare numeri altrettanto impressionanti ravvisabili sulle innumerevoli pagine non ufficiali su cui è possibile ascoltarlo.

Storia di un grande amore

Per addentrarci nelle ragioni di una simile popolarità e di un riconoscimento così radicato, anche presso i tifosi, occorre tornare alla genesi del pezzo e alla sua gestazione (piuttosto prolungata, a livello di lavoro richiesto) prima di vedere definitivamente la luce. Chi meglio del cantante Paolo Belli, voce e arrangiatore di Juve (Storia di un grande amore), può definire la ragioni e le basi di tale processo?

Lo stesso Belli, musicista di comprovata fama, si è rivelato capace di unire il sincero e profondo legame coi colori bianconeri all'aspetto prettamente musicale: fondamentale, insomma, è stata la volontà di realizzare una canzone che superasse i cliché della "marcetta" che spesso caratterizzano gli inni sportivi, arrivando a coniugare il senso di devozione tipico del tifoso a quello (più distaccato) del musicista.

Belli, parlando a TuttoJuve, spiegò proprio che - dopo l'iniziare perplessità di fronte al progetto - "Il rischio di scrivere un inno è quello di creare una marcetta e ciò sminuisce il valore della musica. Perciò ci ho pensato bene e dopo aver accettato e aver avuto carta bianca ci ho lavorato su". I risultati hanno evidentemente pagato e i due mesi di lavoro (sul brano scritto da Alessandra Torre e Claudio Guidetti) hanno dato frutti soddisfacenti: "Sono orgoglioso del risultato perché questo inno è diventato figlio mio e ogni volta che viene fatto ascoltare allo stadio mi commuovo".

Paolo Belli attends the photocall of the program "Ballando...
Paolo Belli / SOPA Images/GettyImages

Anche considerando la voce dei tifosi, andando dunque al di là delle intenzioni di chi ha arrangiato il brano, si può notare come globalmente l'inno ufficiale goda di una fama positiva soprattutto per la sua "resa" all'interno dello stadio, al di là dello spessore musicale in sé, e per il valore simbolico di rinascita post-Calciopoli. Va da sé, poi, che il rendimento sportivo dei bianconeri nel lungo ciclo targato Conte e Allegri abbia elevato ulteriormente il peso di un simile inno e abbia rafforzato, naturalmente, il legame della piazza col brano.

Quante note in bianco e nero

Il paradosso tra il nome Juventus (gioventù) e la fama duratura di una Vecchia Signora si può rispecchiare, come già accennato, in un lungo percorso di canzoni ufficialmente correlate al club torinese, a partire da quello che tutt'ora risultato l'inno più longevo della storia bianconera: quello composto dal Corrado Corradino nel 1915 e rimasto in voga, come inno ufficiale, addirittura fino al 1971. La figura di Corradino si lega in modo profondo alla Juventus di quegli anni, come membro attivo del club di cui fu anche presidente sul finire degli anni '20.

L'inno in questione, privo di un vero e proprio titolo al di là di Inno Juve, risulterà come detto decisamente longevo e verrà anche cantato dai calciatori al Comunale (tra il 1963 e il 1972) in occasione delle sfide casalinghe dei bianconeri. Il peso degli anni emerge in modo dirompente riflettendo sia sull'aspetto musicale che su quello delle liriche: "Sovra il terren la palla vaga e balza, veglia il terzino e l'half ricaccia a vol. Dalla tribuna un plauso al ciel s'innalza quando l'avanti pronto segna il goal". C'è la forza evocativa di un'epoca lontana, un po' come accade nel caso della Canzone Viola di Narciso Parigi, ma è evidente che il linguaggio mal si adatti ad altri momenti storici, che rimanga inesorabilmente confinato a un passato più che mai remoto.

Juve, Juve

Dal 1972 fino al 1991 l'inno bianconero fu Juve, Juve, pezzo scritto da Renzo Cochis (all'epoca batterista dei JET) e Lubiak (Felice Piccarreda, produttore e autore). A livello SIAE, tra l'altro, il pezzo viene riportato anche a nome Piero Cassano (musica) e Paolo Limiti/Maurizio Seymandi (testo). Il tutto su spinta di Mike Bongiorno, desideroso di avere un nuovo brano dedicato alla Vecchia Signora.

Si tratta di un pezzo che, a livello testuale, punta sempre con forza - in modo molto diretto - sul prestigio del club e sulla sua storia gloriosa: "Juve, Juve o cara squadra senza età. Juve, Juve cara gloriosa società. Mille bandiere bianconere intorno a noi, ci fan sentire in campo undici eroi". Per forza di cose l'inno Juve, Juve è particolarmente apprezzato da quei tifosi che - per ragioni meramente anagrafiche - lo vivono come un ricordo evocativo di gioventù, con riferimenti al 45 giri e al tifo vissuto in età giovanile, con annessi ricordi dal sicuro impatto emotivo.

Semper Juventus

Piuttosto curioso, poi, l'inno ufficiale che ha caratterizzato in larga parte gli anni '90 dei bianconeri (dal 1991 al 1997): Semper Juventus. Rispetto ai brani precedenti (e a quelli che verranno successivamente) appare viziato da quell'aria un po' naif e ingenua che già abbiamo ravvisato in inni di altre società, soprattutto nel corso degli anni '80.

Si tratta di una canzone scritta e musicata dal professor Natalio Capranico, pubblicata da Edizioni musicali Eraora, meno duratura rispetto agli altri inni e probabilmente (a livello musicale) anche meno memorabile: un po' In the Navy dei Village People e un po' balera, un sapore decisamente retrò che (oggi) ci parre abbia patito il peso degli anni in modo più pesante rispetto agli altri inni bianconeri.

Grande Juve (La bella signora)

Si passa dunque al 1998 e a un nuovo inno, quello che di fatto precede l'attuale Storia di un grande amore: Grande Juve (La bella signora). Il distacco dall'inno precedente è netto, il sapore qui non è retrò ma si lega in modo evidente a un immaginario diverso e più moderno, affine a quello di certe sigle cartoonesche anche nel testo: "Tu sei la squadra del cuore, sempre in campo undici eroi. Vinci l’impossibile e vai. Ti seguiremo anche noi". Grande Juve fu pubblicato dalla Fonit Cetra, storica casa discografica attiva fin dalla fine degli anni '50 che chiuse poi i battenti nell'ottobre del '98 (rilevata dalla Warner).

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Juvecentus: Bertoli e il centenario

Anche la Juventus, accanto al lungo e tortuoso percorso di inni ufficiali, può vantare tra i propri tifosi artisti di spessore che - d'impatto - non assoceremmo al mondo del pallone, tenendoli probabilmente "più in alto", in un immaginario diverso. In questo senso occupa uno spazio speciale la canzone Juvecentus del cantautore Pierangelo Bertoli, brano dedicato ai bianconeri in occasione del centenario dalla fondazione (nel 1997) ed eseguito dallo stesso Bertoli - con impatto emotivo conseguente - al Delle Alpi.

Lo stesso cantautore definiva il brano come canzone e non come inno, una distinzione probabilmente affine a quella ripresa poi da Paolo Belli per prendere le distanze dai tipici cliché degli inni che (del resto) toccano brani come Semper Juve e Grande Juve. Un pezzo di indubbio spessore che da un lato impreziosisce il repertorio di note bianconere e che, dall'altro, offre uno spaccato diverso e personale della vita del celebre cantautore modenese.