Com'è nato l'inno del Milan? Storie, aneddoti e curiosità

Berlusconi e Borgonovo
Berlusconi e Borgonovo / Alessandro Sabattini/GettyImages
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Ogni club ha in sé un seme identitario più o meno evidente, presenta connotati radicati che lo definiscono sia verso il proprio interno che quando si tratta di presentarsi al mondo esterno: pensando al Milan, a una sua particolare epoca, possiamo collegare il senso identitario a una certa grandeur rivendicata anche in modo esplicito da chi - quel Milan - lo guidava.

Una percezione di sé, accolta poi dal mondo grazie a una delle squadre più iconiche e vincenti, che trovava una sponda per niente celata nei propositi del presidente Silvio Berlusconi, arrivando a collegarsi in modo diretto a quello che dal 1988 è l'inno che ha accompagnato i rossoneri (col 2015 come anno di ulteriore rinnovamento, come ci sarà modo di vedere).

Arrigo Sacchi
Sacchi portato in trionfo / Alessandro Sabattini/GettyImages

Rispetto ad altri club presi in considerazione fin qui, nel percorso tra gli inni più o meno noti della Serie A, il tema del riconoscimento da parte del tifo appare più divisivo e sfaccettato che mai ma, al contempo, l'inno Milan Milan (scritto da Tony Renis e Massimo Guantini) riesce a connettersi in modo lampante alle intenzioni espresse dalla presidenza, al tono che Berlusconi aveva immaginato per la canzone dedicata al suo Milan.

Milan Milan (1988): l'inno "planetario"

La parola chiave, per proiettarci nel contesto che si tradusse poi in quell'inno, è "planetario": Berlusconi voleva che una canzone dedicata al Milan, un inno ufficiale, rispecchiasse la crescita espressa dalla squadra sul campo; lo Scudetto 1987/88 avviò il ciclo di Sacchi, Berlusconi voleva porre un timbro anche simbolico sullo stato di grazia del club e puntò dunque sul tifoso rossonero Tony Renis per soddisfare quel suo intento di grandezza.

"Adesso il Milan è planetario, ho bisogno di un inno planetario. Perché non lo fai?" sono le parole di Berlusconi riportate da Renis, parlando a La Gazzetta dello Sport: non si trattò soltanto di un input ma di un diretto coinvolgimento dell'allora patron rossonero nella scrittura di alcune strofe, come confermato dall'autore. L'idea di trasmettere un senso di gloria e di grandezza traspare sia dalla parte testuale che da quella musicale: "Camminiamo noi, accanto ai nostri eroi. Sopra un campo verde, sotto un cielo blu , conquistate voi una stella in più".



Una solennità evidente sia nelle parole, appunto, che forse ancor di più nell'enfasi espressa dalle scelte musicali, in bilico tra grandezza e retorica. Un'intro a metà tra colossal cinematografico e inno politico e parole, come anticipato, tese decisamente verso l'alto: eroi, cielo, stella...scelte di lessico che sanno di dichiarazione d'intenti, lontane da altri inni che - anche negli stessi anni '80 - puntavano più sulla dimensione aggregativa/festosa di uno stadio. Il tutto, poi, condito da cori che rendono ancor più epico l'effetto dell'inno rossonero.

#Rossoneri (2015), l'inno di Emis Killa e Saturnino

Si tratta di un brano (Milan Milan) sicuramente fortunato, pensando alla correlazione tra le intenzioni di Berlusconi e ciò che il campo espresse negli anni immediatamente successivi, ma come in altri casi non sono mancati tentativi di modernizzare (di recente) il rapporto tra il club e il mondo della musica. E sempre coi crismi dell'ufficialità. Nel 2015, infatti, Emis Killa e il bassista Saturnino hanno realizzato #Rossoneri: si tratta di un inno a tutti gli effetti ufficiale, di un tentativo di aggiungere un tassello più contemporaneo dopo il glorioso inno di fine anni '80.

Esistono anche tracce di continuità e di legame col solco tracciato da Milan Milan, con un campionamento iniziale e con l'enfasi espressa dalle percussioni con cui il brano prende il via. A livello di testo e di atmosfera, poi, ci si sposta in modo radicale dal clima di Milan Milan e si approda a pieno titolo nella modernità, in modo anche più efficace grazie alle rime di Emis Killa e a un contenuto più "diretto" e meno retorico rispetto alla magior parte degli inni calcistici (compreso quello rossonero dell'88). Rimane comunque presente, e del resto è inevitabile, il riferimento alla storia di vittorie e di traguardi che il club può vantare: "1899, è la data che tengo a memoria , A.C. Milan uguale vittoria . In Europa si è fatta la storia".

Il primo inno ufficiale (1984): la firma di Jannacci

Oggi possiamo dunque vedere in Milan Milan e in #Rossoneri i due diversi volti, uno più retrò e uno più moderno, del rapporto (a livello ufficiale) tra il club meneghino e la musica ma - andando a ritroso - scopriamo anche altri due brani importanti della storia musicale del Milan, uno che fu anche inno ufficiale (dal 1984 al 1988) e un altro comunque amato dalla piazza (nato come iniziativa dei tifosi, senza collaborazione con la società).

Innanzitutto ci riferiamo a Enzo Jannacci e alla sua Mi-Mi-la-lan!, composta nell'84 da Jannacci e dai collaboratori Riccardo Piferi e Maurizio Bassi. Come la Juventus con Bertoli e il suo Juvecentus, anche il Milan può vantare un'anima cantautoriale, un riferimento a un mondo generalmente lontano da quello del pallone, coi suoi lustrini e le sue ricche star.

Perfettamente in linea con la poetica di Jannacci il primo inno ufficiale rossonero appare decisamente più scanzonato e "viscerale" rispetto al suo successore, non privo di una certa verve ironica espressa nel testo: "Diavolone fai per tre, non c'è modo di fermarci. Hanno voglia a tamponarci, siamo qui tutti per te".

Appare evidente come lo spirito persino tragicomico espresso da Jannacci si sposi in modo anche coerente col periodo da cui arrivava il Milan, con le due retrocessioni dei primi anni '80 (una per lo scandalo scommesse e l'altra sul campo) che ci presentavano uno scenario ancora lontano da quello della fine del decennio, ricco di gloria e di trofei.

Smaila e il suo Cuore Rossonero (1987)

Il cerchio, il viaggio nelle note rossonere, si chiude riferendoci a Cuore Rossonero del 1987: si tratta di un brano realizzato da Umberto Smaila in collaborazione coi ragazzi della Curva Sud, una canzone che celebra il ritorno al successo dopo anni di difficoltà e che, rispetto a Milan Milan, attinge a quell'immaginario fatto di "calore" e di passione condivisa, al di là del riferimento inflazionato alla gloria e ai successi.

"Che freddo fa ma sono qui fra tanta gente come me, ci chiediamo: perché? E come è pieno anche il metrò che quasi quasi non ci sto...", le parole che danno inizio al brano di Smaila, mai utilizzato a livello ufficiale come inno, rimandano proprio al tifo come momento di aggregazione, anche al di là dei risultati. Si parla del Milan come fede, come esplicitamente espresso nel ritornello, e il tono risulta per certi versi "spirituale" (anche nei cori) proprio per accordarsi con la forza di un simile legame. Tutti aspetti che, emotivamente, hanno avuto un loro peso e che sanno tuttora trovare apprezzamento (con un filo di nostalgia) nella tifoseria rossonera.