Perché l'ECA ha già preso le distanze dalla nuova Superlega?
I ricordi del primo tentativo di creare la Superlega, nell'aprile nel 2021, ci proiettano in una situazione in cui - a poche ore da quell'annuncio notturno - il mondo del calcio fece muro in modo sostanzialmente compatto alla proposta dei club promotori. Il punto cardine dell'opposizione, in quel caso, era da riscontrare nel sistema elitario e chiuso che risiedeva alla base del progetto: in sostanza tifosi e federazioni rimproveravano ai promotori della Superlega di promuovere un sistema lontano dalle basi di sportività e meritocrazia, ponendo l'accento solo sullo "show" e sulla salvaguardia di pochi eletti.
Il nuovo tentativo a cui sta lavorando Reichart, alla guida di A22, sembra andare in una direzione diversa e a porsi in una prospettiva di dialogo: nella giornata di ieri la nuova Superlega ha raccontato i dieci punti fondamentali che dovranno guidare, qualora nascesse, la nuova competizione europea. Si tratta, a tutti gli effetti, di una risposta alle tante critiche ricevute nel 2021: l'aspetto meritocratico e la presenza di promozioni/retrocessioni vengono individuati proprio come primo punto, a voler sgombrare il terreno da fraintendimenti e nuove critiche.
Accanto al discorso della meritocrazia, tra l'altro, si citano anche altri temi cruciali nella diatriba tra Superlega e UEFA: meccanismi di solidarietà ripensati, tutela dei campionati nazionali, investimenti sulle infrastrutture. Tutto appianato, dunque? Si pongono le basi per un reale dialogo tra le parti fin qui ostili? No, decisamente, anche perché da qualsiasi lato del ring si guardi è evidente che si stiano facendo i proverbiali conti senza l'oste.
Dirimente, del resto, sarà la sentenza della Corte di Giustizia europea in merito allo status di monopolio della UEFA e della compatibilità dello stato delle cose con un regime di salvaguardia della libertà e dei valori garantiti dalle stesse istituzioni europee. Diventa evidente come qualsiasi proposito espresso ora rientri di fatto negli auspici più che nei fatti concreti: tanto si potrà capire quando, alla luce della sentenza, il ruolo della UEFA nel quadro generale diventerà più definito.
La reazione dell'ECA
A interrompere il possibile rinnovato idillio tra Superlega e panorama dei club europei è arrivata la presa di posizione dell'ECA: "L'ECA prende atto dell'ultimo comunicato dalla realtà alternativa dell'A22. Nel mondo reale l'idea proposta è già stata discussa e respinta da tutte le parti in causa nel 2019. Si tratta di un tentativo distorto e fuorviante per destabilizzare il progetto attualmente in atto di migliorare il panorama europeo e di tutelarlo. La UEFA è la sola organizzazione riconosciuta dalla FIFA nel rappresentare i club a livello internazionale, l'unica entità che rappresenta i club in sede decisionale. L'ECA ribadisce la propria opposizione alla Superlega".
Il comunicato prosegue, citando il punto chiave del discorso: "Tanti progressi sono stati fatti dall'ECA e tanti obiettivi sono stati raggiunti negli ultimi anni, con la collaborazione della UEFA, della FIFA, delle federazioni nazionali, dei tifosi, dei calciatori e dei club di ogni dimensione. Dal 2024 ci saranno più club di più Nazioni, all'interno delle competizioni europee, aumentando il patrimonio di passione e gli introiti da condividere. Il tutto unito ai progressi sul fronte del calcio femminile e giovanile, oltre che a livello finanziario e di impatto sociale. Questo è il reale cambiamento. Noi lo abbiamo fatto, quando lo farà l'A22?".
Le due posizioni in ballo: aspettando la sentenza
Parlavamo di chi fa i conti senza l'oste, riferendoci ad A22, ma è evidente che il discorso possa legarsi anche alla presa di posizione dell'ECA (per quanto coerente con ciò che è stato espresso in passato). Il fulcro del discorso riguarda sostanzialmente il ruolo della UEFA: la ECA ritiene che la federazione rappresenti in modo efficace i club europei e stia già lavorando efficacemente per ridefinire il panorama europeo, pensando alla nuova Champions League che prenderà il via dal 2024/2025. Le posizioni sono diametralmente opposte e il ruolo dell'UEFA resta l'aspetto che definirà in modo decisivo chi potrà farsi carico della responsabilità di rilanciare il calcio, di guidarne il discorso progettuale su scala europea.
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L'ECA ritiene del tutto speculativo il nuovo approccio espresso da A22, non dando credito ai dieci punti cardine: di fatto il tentativo della Superlega diventerebbe ridondante e persino controproducente dal momento in cui la UEFA stessa sta lavorando per cambiare il calcio. A22, dal canto proprio, sottolinea che solo i club - in modo libero e indipendente - possano spingere il calcio in una nuova era in cui sostenibilità e ricchezza si sposino e non si contraddicano. Tutti propositi logicamente validi, una volta superato il nodo della meritocrazia, ma è altrettanto chiaro che senza il parere della Corte di Giustizia europea si tratti di mere "vetrine" in cui ognuno mette in mostra le proprie ragioni (prestando il fianco a tutte le dietrologie del caso, da una parte e dall'altra). I passi concreti, evidentemente, potranno partire solo se il monopolio della UEFA venisse definito come illegittimo, solo con una sentenza dalla portata epocale.