Il pasticcio di Nyon: l'invisibile mano che intrappola la UEFA

Perez e Ceferin
Perez e Ceferin / Chris Brunskill/Fantasista/GettyImages
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Esiste un'usanza natalizia che percorre gli anni, ormai i decenni, e che vede ritrasmettere a oltranza gli stessi film, come consolante caposaldo nella marcia d'avvicinamento alle festività o, a tutti gli effetti, come rito immancabile durante i giorni di festa. E proprio in uno dei film più trasmessi nel periodo di Natale, Mamma ho perso l'aereo (Home Alone), vediamo la madre del protagonista che - resasi conto dell'imperdonabile dimenticanza - prorompe in un grido, direttamente dal suo volo per le vacanze: "Kevin!".

Una serie di sfortunati eventi

La UEFA veste in questo caso i panni della madre smemorata e il Manchester United quelli dell'allora bambino Macaulay Culkin: come a voler ripercorrere la curiosa usanza delle feste, dunque, il sorteggio per la Champions League non ha previsto i Red Devils tra i possibili avversari dell'Atletico Madrid, come invece da regolamento sarebbe dovuto accadere.

Un errore non isolato ma concatenato ad altre circostanze surreali: lo United era parte delle possibili avversarie del Villarreal, come invece non doveva accadere, e al contempo l'Atletico Madrid avrebbe potuto pescare il Liverpool come avversario (altra circostanza impossibile da regolamento, essendo state le due squadre nello stesso gruppo nella fase a gironi).

Il derby di Madrid

Il ricorso dei Colchoneros si lega nello specifico all'assenza dello United dall'urna, tra le possibili avversarie, un fattore che chiaramente andava ad aumentare le possibilità di pescare il Bayern Monaco (come effettivamente successo): una sorta di grottesco effetto domino, dovuto all'abbinamento errato Villarreal-United, su cui evidentemente l'Atletico non poteva soprassedere.

La ripetizione del sorteggio appariva come l'unica via possibile per uscire dal vicolo cieco, per ristabilire una parvenza di normalità in una giornata altrimenti ai confini della realtà: tutto risolto dunque? Neanche per idea. E, altro evento inimmaginabile a priori, il Real Madrid si è trovato a risultare vittima della scelta di ripetere il sorteggio da zero: dopo essere stati abbinati al Benfica, nella prima tornata, i Blancos hanno fatto i conti coi capricci del destino, vedendosi piombare addosso la non testa di serie più minacciosa, lo spauracchio Paris Saint Germain di Neymar, Messi, Mbappé (eterno obiettivo di mercato del Real).

Il giorno dopo il 2-0 nel derby di Madrid, dunque, si è consumata una sorta di vendetta beffarda da parte dell'Atletico sui rivali, chiamati ora ad affrontare un ottavo di finale da brivido (e non più da favoriti). Le beffe del destino non si esauriscono e, anzi, forniscono a ogni considerazione in più nuove chiavi di lettura, nuovi spunti per capire quanto la casualità sappia talvolta apparire tutto fuorché anarchica e caotica, andando a incastrare la UEFA in una sorta di perverso rompicapo, senza una via per uscirne effettivamente indenne.

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Champions League / FRANCK FIFE/GettyImages

Hanno tutti ragione

I Blancos hanno le loro ragioni, essendo stati estratti col Benfica prima del pasticcio United, e le faranno valere: quando tutti i litiganti hanno ragione e sanno di averla, di fatto, è evidente come almeno uno sia destinato a restare insoddisfatto dalla risoluzione del conflitto. E come il giudice del conflitto stesso, dal canto suo, sia destinato a uscirne meno autorevole e credibile agli occhi di chi osserva.

A porre poi in modo ancor più palese la UEFA in una posizione scomoda esiste un tema collaterale che, subdolamente, affianca quello del caos sorteggi: il Real di Florentino Perez più di tutti si è fatto portatore e capofila della battaglia per la Superlega, verso il superamento del monopolio della UEFA stessa, con tutta la voglia di metterne in luce falle e difetti. Un autogol ai limiti dell'incredibile, dunque, che diventa doppiamente difficile da gestire e da nascondere sotto al tappeto: un nuovo capitolo di una diatriba che, di certo, non si esaurirà in questo folle 13 dicembre e che assume sempre più i tratti del caso diplomatico ormai cronico.


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