Il timbro di El Azzouzi sul capolavoro di Thiago Motta e Sartori

Una prestazione totale, un gran gol e un feeling sorprendente con l'Olimpico.

El Azzouzi
El Azzouzi / Image Photo Agency/GettyImages
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Uno dei principali segreti del successo risiede probabilmente nella capacità di gestire l'imprevisto, di tramutare l'incidente e la situazione deleteria in uno spiraglio diverso: suona come un banale e forzato luogo comune quello del problema tramutato in opportunità ma, alla luce di quanto ci propone Thiago Motta, diventa evidente anche il senso concreto della questione, spinta oltre la retorica. L'infortunio occorso a Lewis Ferguson, capitano e punto fermo assoluto del Bologna nel ruolo di trequartista, ha fatto sì che ci si interrogasse sulle piste percorribili per ovviare a una simile assenza: lo stesso Thiago Motta ha fatto capire che - su chiunque ricadesse la scelta - fosse cruciale "non cercare di imitare" lo scozzese, non provare a ricalcarne le caratteristiche.

Da problema a opportunità

Non era in effetti riscontrabile, tra le varie scelte a disposizione di Thiago Motta, un profilo sovrapponibile a quello di Ferguson, da utilizzare nel 4-2-3-1 con gli stessi compiti dello scozzese e col suo modo peculiare (e prezioso) di vestire i panni del trequartista. Dinamismo, capacità d'inserimento, intelligenza tattica e leadership: i vari candidati per sostituirlo (partendo da Fabbian per arrivare a Urbanski e Moro) non potevano riempire quel vuoto, insomma, e costringevano a prescindere l'allenatore a ripensare il profilo del suo 4-2-3-1 (pur senza rivoluzioni). Tra i tanti nomi in ballo, ciascuno coi suoi pro e i suoi contro, Thiago Motta ha sorpreso tutti andando a ricorrere ad Oussama El Azzouzi: una sorpresa, sì, considerando anche semplicemente le sei panchine consecutive prima della trasferta dell'Olimpico (non trovava spazio da Bologna-Verona del 23 febbraio, quando entrò per appena otto minuti).

Oussama El Azzouzi
La rovesciata di El Azzouzi / Image Photo Agency/GettyImages

Chissà che Thiago Motta non abbia voluto dar peso anche ai precedenti e al legame magico che il giovane di Veenendaal (classe 2001, nato in Olanda e dotato anche di passaporto marocchino) ha saputo stabilire con l'Olimpico. Entrambi i gol dell'ex Groningen in Serie A, in appena 372 minuti collezionati, sono infatti arrivati contro le romane, in trasferta. Il primo contro la Lazio, il 18 febbraio scorso, gol del provvisorio pareggio (per una rimonta poi completata da Zirkzee, anche lui in gol sia con la Lazio che con la Roma). In quel caso, contro i biancocelesti, El Azzouzi si fece trovare pronto dopo un disimpegno sbagliato da Provedel, sfruttando l'assist di Fabbian per appoggiare in porta senza difficoltà.

El Azzouzi contro la Roma: prestazione totale

Di tutt'altro tenore, invece, la modalità con cui El Azzouzi ha freddato Svilar per il provvisorio 1-0 di ieri: un'acrobazia da copertina su cross di Calafiori da sinistra, una rovesciata tanto esteticamente impattante (destinata a restare nell'album dei momenti magici della stagione rossoblù) quanto pesante per indirizzare la sfida, costringendo la Roma a inseguire. Il racconto statistico del match ci consegna l'impatto del nazionale marocchino, lo fa con il gol del vantaggio ma anche col suggerimento (di petto) per il raddoppio firmato da Zirkzee al tramonto del primo tempo.

Sarebbe però riduttivo limitarsi al riscontro dei numeri, considerando soprattutto come - già in avvio - El Azzouzi abbia messo in mostra tutta la propria capacità di rendersi utile in fase d'interdizione, con recuperi e anticipi da mediano puro e con caratteristiche che - a conti fatti - rendono ancor più inatteso e prezioso quanto realizzato più tardi, dal punto di vista tecnico, in proiezione offensiva. Thiago Motta, dunque, ha scoperto un sostituto ideale di Ferguson andando a pescare la carta meno attesa, quella anche meno utilizzata fin qui, vedendo in El Azzouzi l'ideale incrocio tra quantità e qualità, tra muscoli e capacità d'inserimento.

Giovanni Sartori
Sartori / Mario Carlini / Iguana Press/GettyImages

La scelta ha premiato il tecnico con gli interessi ma, al contempo, ha posto un'ulteriore luce sul lavoro svolto da Sartori, sulla capacità insomma di portare in Italia un elemento che ha iniziato a far parlare di sé per una singola stagione vissuta all'Union Saint-Gilloise, capace di rispondere presente quando chiamato in causa e di non patire il colpo dell'ambientamento in A. Un talento pagato appena 2 milioni di euro e capace, anche grazie ai due gol all'Olimpico, di accrescere il proprio valore e di diventare una risorsa inattesa per il finale di stagione. Sia per il tecnico che per il direttore sportivo si tratta di un ulteriore timbro sul lavoro svolto fin qui, sulla capacità di valorizzare e di scoprire risorse inattese: un segreto vitale per poter portare in Champions una realtà ben distante (per fatturato e monte ingaggi) da società destinate a star fuori dalla principale competizione europea.