Bernardeschi ai titoli di coda: c'è ancora spazio nella Juventus del futuro?
Federico Bernardeschi non rinnoverà al 99% con la Juventus, si avvia ad essere questo lo scenario legato ad un rapporto tra il campione d'Europa e la compagine bianconera arrivato ormai agli sgoccioli. Che si guardi a La Repubblica o in casa Tuttosport le dinamiche sembrano cambiare nella loro descrizione - con il quotidiano torinese che rilancia in merito ad un possibile contatto telefonico tra l'agente dell'italiano e la società zebrata per discutere dei dettagli - ma non nel loro esito finale: Bernardeschi sembra destinato a separarsi dalla Vecchia Signora il prossimo mese di giugno, salvo miracoli contrattualistici dell'ultima ora.
Le richieste tra le due parti appaiono, infatti, molto distanti: l'ala azzurra, forte di un negoziatore come Federico Pastorello, non accetterebbe al momento un ridimensionamento del contratto, una situazione che spinge il duo Cherubini - Arrivabene ad una sola soluzione. Il duo dirigenziale della Juventus ha già dimostrato nel caso Dybala di non avere assolutamente timore o ripensamento (se non motivato dalle prestazioni dell'atleta in questione) nel seguire la policy finanziaria imposta ad inizio anno dal presidente Agnelli e da un bilancio societario tutt'altro che roseo nonostante l'ultimo aumento di capitale.
La separazione tra Bernardeschi e la Juventus non passa di certo inosservata agli occhi di stampa e tifosi, considerando l'appetibilità che il giocatore possiede ancora in Italia (diverse società potrebbero provare ad ingaggiarlo a zero una volta chiuse definitivamente le discussioni con la zebrata). Nonostante tutto, nell'ambiente bianconero non sembra percepirsi quel senso di angoscia e di amarezza per il procinto addio di un pezzo pregiato degli ultimi anni - come accaduto diversamente nella telenovela Dybala.
Senza lasciare il segno
L'ex attaccante della Fiorentina non ha effettivamente lasciato il segno nella sua esperienza a Torino. Inoltre, il carico pagato (ben 40 milioni) ai tempi alla viola lo spinge di prepotenza nella lista dei fallimenti della fase conclusiva del ciclo bianconero, a volte per demeriti suoi e altre per colpa di chi non si è rivelato in grado di sfruttarne a pieno le caratteristiche.
Quel talento mostrato nel breve periodo passato in A con la maglia della Fiorentina raramente è stato apprezzato sul terreno di gioco dell'Allianz Stadium, dipingendo invece un ragazzo pieno di umiltà ma apparentemente non in grado di vestire i panni del trascinatore. Le qualità e lo spirito di sacrificio di Bernardeschi non si mettono in discussione: l'ex viola ha dimostrato di avere un sinistro educato e preciso (destro da rivedere leggermente), messo a disposizione del ruolo affidatogli di volta in volta dall'allenatore di turno.
Le ragioni di un declino
Se difatti Bernardeschi non è diventato il prototipo di uomo simbolo della Juventus, dall'altra parte il continuo cambio di allenatore e di sistema di gioco non ha aiutato la sua gestione. Positivo in più di un frangente nel corso della prima parentesi allegriana, i capitoli Sarri e Pirlo sembrano aver mandato l'azzurro sempre più nel baratro. L'attuale tecnico della Lazio ha cercato in tutti i modi di trasformarlo in una mezzala di qualità, con la speranza di non dover essere costretto a scegliere tra lui, Douglas Costa e Cuadrado sull'esterno. Ma passare in poche settimane da centrocampista tutta fascia ad interno di centrocampo, con ovviamente compiti ed obblighi diversi, non è semplice.
La situazione non è migliorata successivamente con Pirlo, il quale addirittura lo ha spostato nel ruolo di terzino sinistro per sopperire (non con esiti indimenticabili) all'inesperienza di Frabotta e alla continuità mancata di Alex Sandro. Il passaggio sulla corsia sinistra gli ha infatti tolto le uniche certezze ancora in suo possesso, recuperandole in parte solo con la parentesi Nazionale ed il ritorno di Allegri.
Il passare degli allenatori non ha però inciso sulla condizione fisico-atletica del giocatore, che sin dal suo approdo non è stata una certezza su cui puntare. Dal giorno della sua firma ad oggi l'ala bianconera ha sofferto diverse noie fisiche, da alcuni problemi agli adduttori a quelli di pubalgia che lo stanno accompagnando ultimamente. Tutti questi stop forzati ne hanno minato la continuità in campo, lasciando sprecare all'esterno italiano i suoi migliori momenti di forma.
C'è ancora spazio per Bernardeschi?
La domanda sorge dunque spontanea: un giocatore non continuo come Bernardeschi può trovare ancora spazio nello scacchiere bianconero? In un'epoca in cui le panchine lunghe sono un'arma in più per raggiungere il successo finale la risposta dovrebbe essere ovviamente sì, ma lo scenario attuale appare ben diverso.
L'assenza dell'ala della Nazionale quest'anno alla Juventus, se non nel periodo di massima emergenza delle zebre (tra covid e problemi fisici), non ha avuto un peso determinante per il cammino nelle quattro competizioni disputate - non al pari di quelle di Chiesa e Dybala ad esempio. Anche il rapporto con i tifosi non è ai massimi storici, ormai delusi dalla mancata costanza di Bernardeschi. In uno scenario del genere (e con una distanza economica apparentemente incolmabile) la separazione non può che essere l'unica soluzione per il futuro di entrambe le parti: Bernardeschi e ambiente juventino.
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