Perché Pioli non è da considerare a rischio nonostante la crisi della Fiorentina

Pioli
Pioli / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Un campionato fin qui privo di vittorie per la Fiorentina, ferma a quota tre punti dopo cinque partite e pronta ad affrontare sfide sulla carta complesse, avrebbe messo sulla graticola qualsiasi tecnico e avrebbe reso fisiologiche (come minimo) le voci di esonero. Una situazione che rischia, al di là del parziale riscatto in Conference, di scivolare verso lidi ancor più insidiosi a causa di un calendario ingeneroso che vedrà la Fiorentina affrontare Roma, Milan, Bologna e Inter (entrambe le milanesi lontano dal Franchi).

In questo senso si può sottolineare come - paradossalmente - proprio nel momento di estrema difficoltà stia venendo fuori la forza di Stefano Pioli rispetto all'ambiente e rispetto alla società: qualsiasi altro tecnico sarebbe apparso ben più a rischio, persino appeso ad un filo, rispetto all'attuale allenatore gigliato. Perché siamo di fronte a un simile scenario? C'è un discorso di natura progettuale ed economica (aspetti fusi tra loro) che lascia intendere quanto la scelta viola, quella di puntare su Pioli, sia stata convinta e decisa: un triennale da 3 milioni a stagione per l'ex Milan dimostra coi fatti quanto i destini della Fiorentina e quello di Pioli siano interconnessi, non solo a breve termine.

Piazza e dirigenza: un credito ancora forte

Nessuno si sarebbe immaginato un avvio tanto complesso e deludente, la proprietà in primis, ma il discorso va immaginato ad ampio respiro e Pioli - per questo - non sarà giudicato sulla scia dei primi risultati, per quanto deludenti, o di un gioco che non decolla ancora. Un appeal, quello di Pioli, che funziona anche rispetto alla piazza: il legame tra Firenze e il tecnico è radicato e tra spunto anche dalla carriera di Pioli da calciatore, la fiducia di base rimane e - anche a fronte di logici mugugni - non si può notare un ambiente in rivolta (come sarebbe, verosimilmente, con altri nomi).

A dare coraggio e fiducia possono essere anche precedenti eccellenti, legati peraltro anche allo stesso Pioli e all'inizio tutt'altro che facile al momento dell'arrivo al Milan: in quel caso l'allenatore seppe ribaltare prontamente la situazione, partendo da uno scetticismo radicato e rendendolo qualcosa di profondamente diverso. Il neo principale, volendo ottenere lo stesso ribaltamento di prospettiva, riguarda oggi una quadratura del cerchio ancora lontana a livello tattico e un continuo rimescolamento delle carte: dalla stabilità da quel punto di vista, dall'individuazione di punti fermi su cui appoggiarsi, dipenderà tanto del rapporto tra la Fiorentina e il suo tecnico.

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