Come nasce e come si spiega il legame tra Stefano Pioli e la Fiorentina?

I viola stanno per ufficializzare Pioli: il suo percorso a Firenze
ACF Fiorentina v AC Milan - Serie A
ACF Fiorentina v AC Milan - Serie A / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Le questioni geografiche o la gloria sul campo, quella fornita dai successi e con essi marchiata a fuoco, ci propongono spesso relazioni del tutto spontanee tra un uomo di calcio ed una piazza: inflessioni dialettali che raccontano storie di vita oppure, d'altro canto, trofei in bacheca come timbri di garanzia. Sarebbe troppo banale, però, percorrere questa stessa linea riferendoci a una realtà - la Fiorentina - in cui essere profeti in Patria risulta spesso utopia e in cui, palmares alla mano, i trofei in sé non bastano per spiegare legami duraturi (chiedere lumi ad Antognoni e Batistuta a tal proposito). Se Roma, ripercorrendo fatti recenti, ha riscoperto in Ranieri il proprio volto paterno e familiare - come legame fatto anche di fede e appartenenza - Firenze non si rivolge al proprio interno per trovare un riferimento ma rispolvera un affetto che trascende il dato geografico e trae spunto altrove.

Fiorentina-Pioli: la storia di un legame

Come nasce e come si sviluppa il rapporto tra Stefano Pioli e la Fiorentina, Firenze in senso più esteso? Si può partire sottolineando come la Fiorentina sia la squadra in cui, da calciatore, Pioli ha raccolto il maggior numero di presenze: 154 tra Serie A e Serie B, dal 1989/90 e il 1994/95. Una buona fetta di carriera, a conti fatti l'esperienza più duratura e importante, in un periodo tutt'altro che di successo per la società gigliata nella prima fase dell'era Cecchi Gori: una finale di Coppa UEFA come momento più alto e poi malinconiche posizioni di classifica (tredicesimo posto, due volte dodicesimo, retrocessione in B nel '93, promozione in A e decimo posto nel 94/95, ultimo anno di Pioli in viola da calciatore).

Stefano Pioli
Pioli / Alessandro Sabattini/GettyImages

Riferendoci ai traguardi sportivi possiamo anche notare come il concetto di gloria sia distante anche da quanto accaduto nelle vesti di allenatore, tra il 2017/18 e l'aprile del 2019: un ottavo posto nella tragica stagione 17/18 - quella della morte di Davide Astori - e le dimissioni arrivate l'anno successivo, con la squadra al decimo posto e dopo una sconfitta interna col Frosinone. Era una stagione di passaggio, l'epilogo amaro dell'era Della Valle - in una fase segnata da un'evidente austerity - e l'inizio del periodo della presidenza Commisso (che di lì a poco avrebbe rilevato il club).

Dal dolore alla condivisione

Come si spiega, dunque, il rapporto tra il tecnico parmense e la realtà gigliata? Si può sottolineare come sia una storia fatta anche di paura e di dolore, sentimenti in grado di unire e creare condivisione: ci riferiamo chiaramente alla scomparsa di Astori, nominato capitano proprio da Pioli nell'estate del 2017, ma ci riferiamo anche alla paura vissuta nel novembre 1994, dopo uno scontro con Protti in Fiorentina-Bari. Due minuti infiniti, l'apprensione di uno stadio, la paura che potesse accadere il peggio prima che - in seguito al massaggio cardiaco operato dal Dottor Manzuoli - il cuore di Pioli riprendesse a battere. Il dolore di dover lasciare a malincuore Firenze, in direzione Padova, e poi - da tecnico - l'imponderabile che si manifesta, il dramma di un gruppo che si trova orfano del proprio capitano, della propria luce.

Davide Astori, Stefano Pioli
ACF Fiorentina v Bologna FC - Serie A / Gabriele Maltinti/GettyImages

Strade segnate da difficoltà umane più che sportive, da episodi di vita più che di campo, così come di vita è stato ed è il legame che dura tutt'ora: iniziative benefiche, rapporti di amicizia rimasti intatti, la volontà di vivere la città da fiorentino e mai da ospite. Tutti aspetti che, certo, non trovavano esaltazione in quel comunicato che condusse alle dimissioni il 9 aprile 2019: "A malincuore oggi mi vedo costretto a dover lasciare, dimettendomi, poiché sono state messe in discussione le mie capacità professionali e soprattutto umane", affermava Pioli dopo una sconfitta interna col Frosinone.

ACF Fiorentina v AC Milan - Serie A
ACF Fiorentina v AC Milan - Serie A / Gabriele Maltinti/GettyImages

Il finale del comunicato apriva però la porta a qualcosa di diverso: "Un grande grazie a Firenze e ai tifosi fiorentini; si è creato un legame speciale che porterò sempre con me, perché le avventure finiscono, ma le emozioni rimangono forti e presenti dentro tutti noi". La possibilità di scrivere un nuovo capitolo di una vecchia storia, di farlo con un nuovo progetto che abbia l'Europa come orizzonte, di vivere il Viola Park come segnale concreto di un'era differente. Dall'Arabia a Firenze, per tornare in quella che - pur senza geografia e trofei a testimoniarlo - somiglia assolutamente a una casa.

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