Il peso del riscatto di Gudmundsson da parte della Fiorentina

La stagione di Albert Gudmundsson con la maglia della Fiorentina, la prima in viola, può per certi versi rappresentare efficacemente quanto accaduto a livello di squadra nell'undici di Palladino: un 2024/25 ondivago, caratterizzato da qualche lampo illusorio e da crolli inattesi arrivati spesso nei momenti chiave, quando bastava solo un passo per poter sognare in grande. Non si può liquidare l'annata dell'islandese come deludente, come flop in senso assoluto, ma i problemi di natura fisica e verosimilmente il pensiero legato al processo hanno inficiato fortemente sulla continuità del fantasista.
Non sono mancati poi periodi in cui, al netto della disponibilità almeno sulla carta a scendere in campo, Palladino ha preferito rivolgersi altrove e puntare sull'ex Genoa (riscattato ufficialmente ieri dai viola) solo a partita in corso o per poco più di un tempo (solo 16 le sfide in cui è partito titolare, 8 quelle in cui è entrato in corso d'opera). Sulla carta, a livello tattico, Palladino ha puntato su moduli comunque in grado di esaltarlo ma non sono mancati momenti in cui - soprattutto nel 4-2-3-1 - Gudmundsson si è trovato ad allontanarsi troppo dalla porta e a sacrificarsi eccessivamente, rinunciando alla propria cifra di fantasista puro e faticando a incidere negli ultimi metri, come partner (sulla carta ideale) di Kean.
Versatilità e fantasia: risorse vitali
L'arrivo imminente di Stefano Pioli non si legherà necessariamente a una rivoluzione tattica, crescono le quotazioni di una Fiorentina ancora col 3-5-2, ma è evidente che Gudmundsson possa avere tutte le carte in regola per esprimersi sia col modulo usato da Palladino a fine stagione che col 4-2-3-1. Sulla carta, poi, si può sottolineare come nel 4-2-3-1, spesso un marchio di Fabbrica per Pioli, l'islandese abbia modo di agire sia sulla trequarti - naturalmente - che più largo a sinistra, utilizzando ad esempio Fazzini più centrale.
Può essere stimolante, insomma, l'idea di una trequarti che veda Gudmundsson a sinistra con la possibilità di rientrare sul piede forte e - dall'altra parte - un'ala pura (che evidentemente dovrebbe arrivare dal mercato). Non si può neanche escludere a priori l'idea di un impiego sul piede forte, quindi più largo a destra: non si tratta di un presupposto puramente speculativo ma di ciò che, per lunghi tratti, è accaduto nel percorso in Eredivisie del calciatore.
Immaginando un percorso di continuità diretta con l'ultimo 3-5-2 di Palladino però, non volendo investire copiosamente sugli esterni in ottica mercato, è verosimile che Gudmundsson si appresti a vivere la prima parte di stagione come spalla di Kean (qualora restasse) o di Dzeko. Osservando la rosa gigliata, al netto di quanto accadrà sul mercato, è lampante l'assenza di altri elementi dotati delle qualità tecniche dell'islandese, della sua capacità di inventare, di saltare l'uomo e di concludere da fuori: si tratta di una quota "creativa" che Pioli stesso ritiene vitale per elevare il livello globale della squadra, di una rarità all'interno del gruppo a disposizione e di una risorsa (come abbiamo visto) valida in qualsiasi veste tattica si voglia adoperare.
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