Rivoluzione forzata a gennaio per la Fiorentina? Criticità e possibili ostacoli

ACF Fiorentina v Hellas Verona FC - Campionato Serie A
ACF Fiorentina v Hellas Verona FC - Campionato Serie A / NurPhoto/GettyImages
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Così come un assunto ci insegna che "vincere aiuta a vincere" possiamo riconoscere come, nell'annata della Fiorentina, non vincere aiuti a spostare sempre più in basso l'orizzonte del precipizio: nemmeno la Conference League, a lungo isola felice per le vicende gigliate, ha più quel suo potere terapeutico e riesce a risollevare le sorti di una squadra ormai schiava delle proprie stesse paure, con una retrocessione come scenario concreto e non più come fantasma passeggero.

Non vincere, anzi perdere in maniera sistematica e ora anche in Europa, fa sì che - a livello di ambiente - chi era amico diventi nemico, chi era portatore di speranze diventi un flagello, persino un peso di cui liberarsi: oggi è complesso individuare singoli che siano immuni dallo sdegno della piazza, gli unici "preservati" sono forse coloro che - in passato - hanno saputo trascinare la Fiorentina (come Kean e De Gea) e che dunque vivono sostanzialmente di rendita, al presente, per il credito accumulato. Ci si sposta su un piano diverso, quello della ricerca della rivoluzione come unica cura possibile: Vanoli, sempre che la panchina non sia a repentaglio a breve, promette novità già per Udine (il tanto discusso passaggio al 4-3-2-1?) e i quotidiani citano una rivoluzione di mercato pronta a partire.

Rivoluzione viola? Strada in salita

A titolo d'esempio possiamo vedere come La Nazione di oggi indichi una lunga lista di possibili partenti, anche con nomi di livello: Gudmundsson, Comuzzo, Dzeko, Dodò, Fagioli e anche Gosens. Addii in serie e necessità conseguente di ricostruire, con tutte le incognite del caso: tante e dal peso specifico innegabile. Innanzitutto, dato l'ultimo posto e l'impressione di una nave alla deriva, è evidente che cedere forzatamente possa condurre a deprezzare i calciatori, a svendere rispetto all'effettivo valore del singolo, a volersene liberare ad ogni costo. Un discorso che, a livello di gestione finanziaria del club, sicuramente non pagherà.

Anche volendo accantonare il discorso conti, soffermandosi sul campo e cioè su ciò che più conta, le incognite restano palesi: sarà l'attuale DS Goretti a guidare la rivoluzione oppure un altro dirigente, il famoso "uomo d'esperienza" che tanti reclamano? Ci sarà ancora Vanoli alla guida dei viola o, dopo Pioli, salterà anche un altro tecnico, per lasciare la squadra definitivamente in mano a Galloppa? L'impressione è quella di un'attesa perpetua di una svolta che non arriva mai, lo spostamento sempre più in là di decisioni pianificate e definite, che vadano al di là di un retorico e spesso vuoto "fare quadrato".

Ultimo ma non ultimo, in presenza di una rivoluzione, è il bisogno di capire chi - nel concreto - potrà formare un nuovo gruppo e rimpiazzare i partenti: la Fiorentina ha già speso abbondantemente e invano in estate, difficile ora immaginare nuovi sforzi della proprietà, ed è logico che - soprattutto a gennaio - portare innesti di qualità a cifre abbordabili sia spesso una chimera (anche senza scomodare situazioni di emergenza come quella presente). Così come, data la classifica, sarà complesso individuare elementi di livello disposti a prendere parte a un percorso più che in salita, ai limiti dell'utopia, all'interno di un ambiente che - per forza di cose - è diventato una polveriera.

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