Prova di fiducia o mossa rischiosa? Fiorentina-Palladino, rinnovo che fa discutere

Terza finale consecutiva solo sfiorata per la Fiorentina, Gosens ha illuso i viola con una doppietta nel primo tempo - riportando la situazione in parità col Betis - ma i supplementari sono risultati fatali, proprio come accaduto nella scorsa stagione in finale con l'Olympiacos. Il percorso europeo della Fiorentina, il rapporto viola con la Conference League, resta dunque agrodolce e non è detto che - nella prossima stagione - la squadra gigliata abbia modo di cercare ancora una volta una rivincita.
Non è detto poiché, mai come quest'anno, la lotta per una qualificazione europea - passando dal campionato - è fitta di ostacoli, di concorrenti agguerrite (tutte, al momento, avanti in classifica rispetto ai viola). Il rischio è quello, sperimentato nelle scorse stagioni, di trovarsi col proverbiale pugno di mosche in mano dopo aver sognato in grande: Raffaele Palladino sta per concludere la prima stagione da tecnico gigliato ed è atteso da "tre finali" per provare a sperare in un posto in Europa.
Un rinnovo che sorprende
La Fiorentina non ha in mano il proprio destino, la situazione degli scontri diretti rincuora ma le avversarie - al momento - restano avanti: l'idea di un 2025/26 senza coppe europee, insomma, è tutt'altro che fantascientifica. Suona curiosa una simile valutazione se accostata a un rinnovo ufficializzato proprio alla vigilia di Fiorentina-Betis, il prolungamento del contratto di Palladino fino al giugno del 2027: si vuole dunque dare un seguito al ciclo appena iniziato, a prescindere dalla qualificazione europea.
L'obiettivo fissato in più momento della stagione, fare meglio della scorsa annata, non può dirsi raggiunto e potrebbe risultarlo solo in caso di qualificazione all'Europa League: di fatto siamo di fronte ad un rinnovo sancito prima del raggiungimento degli obiettivi, certo non a scatola chiusa in senso assoluto ma svincolato dal risultato sportivo finale. Una soluzione che risulta coerente con la politica adottata da Rocco Commisso ma che rischia, a maggior ragione dopo l'eliminazione in Conference, di stridere con la posizione della piazza.
Dal punto di vista di Palladino è evidente come l'attestato di stima della proprietà suoni come il miglior timbro possibile di fiducia, come un input incoraggiante in vista della prossima stagione dopo una prima annata ricca di alti e bassi, segnata da una quadratura da trovare, da due sessioni di mercato movimentate e da un'identità tattica costantemente in divenire. Si tratta per certi versi di qualcosa di irrituale in un mondo del calcio del tutto fondato sui risultati: così irrituale da sorprendere anche lo stesso Palladino.
La prossima stagione dovrà essere quella delle conferme, confidando in una stabilità tattica maggiore e nella conseguente possibilità di fare mercato con linee guida chiare e coerenti: il 3-5-2 come modulo di partenza potrà aiutare Pradè e gli uomini mercato a individuare i profili giusti, senza portare in viola elementi (es. Zaniolo) penalizzati dall'attuale assetto tattico. I rimescolamenti e gli aggiustamenti in corso d'opera hanno segnato la stagione che si appresta a finire, anche per situazioni del tutto fortuite e casuali: il 2025/26 in linea teorica dovrebbe portare continuità, un percorso naturale di assestamento.
Viola senza Europa? Big in bilico
Un percorso teoricamente naturale ma tutt'altro che scontato, soprattutto senza una qualificazione europea: risulta complesso immaginare profili come De Gea e Kean in un contesto privo dello scenario europeo, servirebbe un gran lavoro diplomatico della dirigenza per convincere di nuovo della bontà del progetto, per dare le giuste motivazioni ai due principali protagonisti di questa stagione. In un caso la clausola non mette del tutto al riparo i viola, nell'altro è nota la volontà del club di assecondare ciò che il portiere spagnolo vorrà per il proprio futuro.
Una viola senza Europa potrebbe spingere i club interessati ai due pilastri della rosa, ai due in grado di fare la differenza, a muoversi con forza e a sparigliare le carte, mettendo Pradè nelle condizioni di dover ripensare a elementi cardine della squadra. Il tutto unito ai dubbi già presenti e legati ai numerosi riscatti di chi, ancora, non è viola per intero: il riferimento è a Cataldi, Folorunsho, Adli, Fagioli, Colpani e Gudmundsson, mezza squadra che deve ancora essere riscattata.
Commisso e Firenze: posizioni diverse
Il vero corto circuito però, al di là della costruzione di una rosa all'altezza, riguarda la posizione di Commisso rispetto a quella dell'ambiente gigliato: da un lato c'è la volontà, spesso ribadita, di vivere il club come una famiglia, di applicare alla Fiorentina logiche che esulino dal mero riscontro dei risultati, d'altro canto permane una percezione differente da parte della piazza, quella dei risultati come elemento principale a cui riferirsi per giudicare l'operato di un tecnico (e quella di un gioco che non ha mai convinto del tutto un contesto notoriamente esigente).
Un rinnovo sancito prima dell'epilogo, senza alcuna certezza di qualificazione europea, appare tanto coerente con le idee professate da Commisso - con una fiducia rinnovata in Palladino - quanto conflittuale rispetto a chi aspetta una traduzione pratica della parola "ambizione" (traduzione sotto forma di trofeo o di qualificazione all'Europa League, per un nuovo salto di qualità). Senza Europa, fondamentalmente, è verosimile immaginare un Palladino chiamato a preparare la prossima stagione con un ambiente tutt'altro che favorevole, pronto a tirar fuori il candidato ideale di turno per rimpiazzarlo (come accaduto con Sarri anche in questa stagione).
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