Vi ricordate quando il calcio ci faceva sbadigliare? Lettera dal 2050

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Nike Serie A / Insidefoto/GettyImages
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Ma ve lo ricordate bene quello sport in cui undici giocatori si affrontavano per 90 minuti con l'obiettivo di spedire un pallone in rete, colpendolo coi piedi? Qualche vecchia impressione, qualche poster sbiadito o una sciarpa rovinata vi permetteranno senz'altro di riportarlo alla mente, di rammentare qualcosa. Ma più di tutto, più di un singolo calciatore o di un gol memorabile, quel che ci assalirà nel ricordo sarà naturalmente una sensazione: quella di annoiarsi tanto.

Quanti sbadigli, che fatica immane a mantenere l'attenzione costante sul quella fitta rete di passaggi, su quei 90 minuti interminabili (che osavano persino spingersi oltre, con la perversione del recupero). Tutto così superato, così terribilmente retrò, finché grazie al cielo e alle menti illuminate di pochi trovammo il coraggio di cambiare strada, riuscimmo a superare il pudore e la routine più stantia per scoprire finalmente il vero senso di quello sport.

Il contributo di personalità audaci e visionarie ci permise di portare il calcio in un tempo più moderno, ci consentì di renderlo più smart, più accattivante, uno show e non più un ammorbante teatrino in scena in uno stadio. Ma ripercorriamo, a posteriori, le tappe cruciali di quel processo di ammodernamento e di attualizzazione che, provvidenzialmente, prese il via nel 2023 e negli anni immediatamente a seguire.

The president of Naples football club, Aurelio De Laurentiis...
Aurelio De Laurentiis / Marco Cantile/GettyImages

"Abbiamo bisogno di un nuovo ritmo, sono favorevole all‘abolizione dell’intervallo ma con due minuti di pausa ogni dieci per consentire agli allenatori di intervenire. Ci devono essere molte più sostituzioni. Cartellini gialli con penalità di dieci minuti e rossi con penalità di trenta"

Aurelio De Laurentiis

Partite troppo lunghe

Fulminante e decisivo fu lo spunto dell'allora presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che sottolineò una volta per tutte quanto quindici minuti di intervallo fossero troppi: impossibile restare lì incollati con tutti i richiami dei social, con tutti quei contatti, quei vocali da ascoltare. Vitale fu l'inserimento di brevi pause da due minuti ogni dieci, come primo passo, ma ancor più necessario divenne poi l'inserimento di un singolo intervallo da un minuto tra due tempi da cinque minuti ciascuno.

Con la necessità per l'arbitro, ormai divenuta cruciale da regolamento IFAB, di interrompere prontamente il gioco non appena uno smartphone vibri (sul campo, in panchina o sugli spalti) per dar modo di rispondere. Memorabile, del resto, la finale dei Mondiali del 2038 decisa per la richiesta improvvisa di un follow al centrale dell'Argentina: l'arbitrò non fermò il gioco, in quel frangente, e gli avversari ne approfittarono. Episodi che, fortunatamente, adesso appaiono solo come uno sbiadito ricordo.

Partite più brevi consentirono fin da subito al pubblico dei giovani di rendere compatibile il calcio con tutte le loro attività più urgenti e vitali, consentendo poi alle Federazioni di stilare calendari sempre più agili: come dimenticare, ad esempio, il campionato italiano disputato tra il 15 agosto e il 17 agosto del 2035?

FBL-ESP-LIGA-REAL MADRID-VALENCIA
JAVIER SORIANO/GettyImages

Pochi big match

Un altro tremendo difetto che affliggeva il vecchio calcio, quello ormai lontano, era la presenza di compagini di dubbio gusto e ancor minore utilità: pomeriggi interi passati dietro a Reading-Norwich, compilation di sbadigli davanti a una TV che trasmetteva Cremonese-Lecce. Che spreco di energie e di tempo: chi erano quei mediocri calciatori seguiti da appena 10-11mila persone su Instagram? Perché si affannavano tanto a correre dietro ad un pallone sapendo che, alla fine, sarebbero arrivati - nella migliore delle ipotesi - quindicesimi in classifica? Chi mai li avrebbe guardati, oltre ai loro rarissimi e per niente vincenti tifosi? Una collaborazione internazionale tra presidenti illuminati permise di oltrepassare l'ostacolo, individuando nuove regole per iscrivere le società alle competizioni. Ringraziamo ancora oggi quei pionieri.

  • Ogni squadra deve rappresentare una città di almeno un milione di abitanti
  • Saranno accettate solo maglie a strisce (valida solo in Serie A, finché esisteva)
  • Si potranno iscrivere ai campionati solo i club che li hanno vinti almeno 10 volte
  • Il Pallone d'Oro in carica giocherà a rotazione nei club iscritti
  • L'ammontare del monte ingaggi delle due squadre in campo non potrà mai essere inferiore al miliardo di euro (pena l'esclusione dal campionato)
  • Calciomercato sempre aperto (metti che ti sei scordato qualcosa di urgente, che fai?)
  • Per diventare proprietario di un club occorre un patrimonio minimo di 20 miliardi di euro
  • Il capitano di ogni squadra sarà il più seguito sui social, nessun calciatore potrà essere registrato senza avere almeno 5 milioni di follower su Instagram.
The Real Madrid, Juventus and Barcelona Club Badges
Real Madrid, Juventus e Barcellona / Visionhaus/GettyImages

Il tema arbitrale

Che illusi, in passato, furono appassionati e addetti ai lavori che vedevano nel VAR una soluzione ai loro problemi, una via ideale per una pace tra tifosi e direttori di gara, con dirigenti sempre sorridenti nel post-partita e nessun dito puntato contro l'arbitro di turno. Certo, col passare dei decenni il margine d'errore fu praticamente annullato, ma il punto non era per niente quello.

Non c'erano più errori, certo, ma serviva davvero troppo tempo per prendere una decisione, si rischiava ancora una volta che il giovane davanti alla TV cambiasse canale o gettasse direttamente l'apparecchio dalla finestra, preso com'era dai mille richiami più pressanti (tipo FIFA, per riprodurre al meglio ciò che lo stava annoiando sul campo...ma virtualmente). Un tema, questo, che si collega in modo diretto alla capacità espressa poi dal mondo del calcio (ed era ora) di intercettare realmente gli input sacrosanti e pragmatici dei social.

Sfruttare i social

Fondamentale, per dirimere il discorso delle tempistiche troppo lunghe nelle decisioni arbitrali, fu l'attivazione del protocollo che stabiliva - tramite sondaggi sulle stories - quale decisione si dovesse prendere. L'arbitro divenne a quel punto un autorevole social media manager, abile più che mai a lanciare sondaggi e a intercettare le impressioni, i cuoricini e qualche simpatica gif tramutando poi il tutto in nuove regole, nuove forme di divertimento.

Finalmente il pubblico poteva stabilire se fosse o meno fallo, se il pallone fosse o meno entrato, se il taglio di capelli dell'ala destra fosse abbastanza degno di essere imitato oppure no. C'è qualcosa di più illuminato o democratico?

Elon Musk Buys Social Network Twitter
Un calcio social / Chesnot/GettyImages

Un passaggio cruciale, questo, per condurci poi al calcio di oggi, quello che tutti amiamo e conosciamo, quello giocato in quattro in cui il pallone si può colpire soltanto col naso (nei giorni dispari) o col gomito sinistro (in quelli pari). Quello in cui tu stesso puoi decidere quale campione vestirà la maglia della tua squadra e soprattutto, aspetto chiave, quanto durerà la sua nuova storia d'amore. Il calcio che tutti volevamo, grazie al cielo, ora è qui.