Una novità in mezzo a tante conferme: perché per Pirlo è una vera scalata
Una delle virtù meno perseguite nel calcio italiano è la costanza, la voglia cioè di sposare un progetto e di portarlo avanti nel tempo, anche passando attraverso le intemperie e le difficoltà. Cicli infiniti tipici del calcio inglese, ad esempio, sono sempre apparsi un'utopia in Serie A: talvolta si sente auspicare che un progetto ricalchi quel che fece Sir Alex Ferguson a Manchester ma, nell'arco di pochi anni o persino di pochi mesi, tutto si scontra con l'esigenza di cambiare, di iniziare un nuovo ciclo o, ancor di più, tutto si infrange nel caos tra tecnico e società, con tanto di divorzi velenosi e di esoneri particolarmente costosi per le società.
Il fatto stesso che due tecnici come Spalletti e Sarri siano ancora lautamente pagati da Inter e Juve, che sono dunque andate a interrompere due possibili cicli, dimostra ulteriormente il gusto tutto italiano di cambiare, di voltare pagina. Nell'ultimo anno non sono mancati però tanti esempi in una direzione diversa, esempi che alla fine potrebbero rivelarsi virtuosi e utili per le squadre che hanno confermato il tecnico in panchina: Gasperini e Inzaghi, per Atalanta e Lazio, in questo senso sono i due fari, i due riferimenti principali. Allenatori che, di fatto, hanno creato un legame col club e che - soprattutto nel caso di Gasp - hanno formato un tutt'uno tra la loro visione tattica e le scelte della società. Un legame che, poi, si traduce spesso in una dote di punti in più rispetto a quelli che, a priori, ci si aspetterebbe.
E pensando al caso di Milan e Napoli appare interessante notare come le conferme di Pioli e Gattuso abbiano scatenato un circolo virtuoso tale da riflettersi nel buon inizio di stagione delle due squadre, senza prendere in considerazione il capolavoro svolto fin qui da De Zerbi col suo Sassuolo, ormai sempre più di casa in alta classifica. Le tante conferme in panchina, dunque, hanno dato una marcia in più a tanti club: la Roma stessa ha trovato in Fonseca un riferimento, un equilibratore in un periodo delicato sia sul fronte societario (col cambio di proprietà) che in senso più assoluto (pensando all'emergenza Covid).
Pensando al caso italiano, dunque, anche una continuità di due sole stagioni rappresenta qualcosa, un buon punto di partenza, e proprio per questo per Andrea Pirlo la stagione 2020/2021 appare come una montagna da scalare. Proprio il club per cui "vincere è l'unica cosa che conta" si trova a dover plasmare una nuova idea di gioco, una nuova identità: la domanda, lecita, è se potrà davvero permettersi di farlo e se tale intento sarà più forte dei momenti difficili. Il tutto considerando, appunto, l'allergia italiana per la pazienza. Con la consapevolezza che, senza un legame già rodato tra tecnico e società, è logico partire qualche passo indietro e dover arrivare di rincorsa rispetto alle avversarie.
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