Il Superclasico tra Boca Juniors e River Plate è la storia di un "tradimento"

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River - Boca / Amilcar Orfali/Getty Images
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Le 23.00 italiane di domenica 20 marzo 2022 saranno cerchiate sul calendario da più di un appassionato di calcio in giro per il mondo: ma perché mai un tifoso italiano, spagnolo o persino giapponese dovrebbe segnare una data che non riguarda in alcun modo la propria squadra del cuore?

Per quanto si possa stare a spulciare l'elenco dei tanti derby che caratterizzano il mondo del calcio, scoprendo storie di curve in guerra e di tensioni radicate, diventa irrealizzabile il proposito di trovare un binomio che vada oltre Boca Juniors - River Plate. Diventa irrealizzabile anche ragionando sulla quantità di tifosi di tutt'altra squadra, da tutt'altra parte del mondo, che si accalorano e si fomentano per gli Xeneizes o per i Millonarios senza ragioni apparenti.

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River - Boca / DANIEL LUNA/Getty Images

Le spiegazioni si possono classificare grazie a qualche parola densa di significato, in questo caso: storia, identità, popolo. Parole che combinate tra loro possono anche condurre alla rivalità, come risultato diretto, e alla tensione. Uno dei tratti fondamentali di una simile rivalità, forse, è quello del tradimento prima ancora di quello del contrasto: spesso ci si riferisce a Xeneizes e Millonarios come mondi separati e distanti, come universi contrapposti per valori ed origine, ma non ci si sofferma a dovere su un fattore, sul peccato originale che i tifosi del Boca imputano al River. Quello, cioè, di aver abbandonato le proprie origini e di averle rinnegate, trasferendosi nei quartieri alti di Buenos Aires.

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Il tifo del Boca / ALEJANDRO PAGNI/Getty Images

Non sono in sostanza due rette che non si incontrano mai ma sono linee che si toccavano e poi si sono separate per l'eternità, con tutto ciò che ne consegue. Le radici per certi versi comuni che si sono poi disgregate nel tempo spiegano, forse più di altro, l'intensità del dualismo: se ci immaginassimo i giovani del barrio della Boca impegnati a sfidare i marinai inglesi a inizio '900 potrebbe venire spontaneo pensare a quel che condusse alla nascita del Boca Juniors.

A maggior ragione se pensassimo a una fusione tra questo gruppo, il Rosales, e quello composto da genovesi e chiamato Santa Rosa. E invece si parla proprio delle radici del River Plate, club che nei primi venti anni del '900 finì per trovarsi proiettato dalla Boca fino al ricco quartiere di Nunez, voltando dunque le spalle alle origini popolari (agli occhi dei rivali).

Gonzalo Martinez
La Libertadores al River nel 2018 / Matthew Ashton - AMA/Getty Images

Come in una storia d'amore il tradimento può essere la scintilla che rovescia tutto in sentimenti opposti, così anche nel calcio può nascere quel corto circuito che genera la rivalità più grande. Un discorso che ha spesso superato i confini dello sport, sia pensando a derive drammatiche e dalle conseguenze luttuose che alla quotidianità di chi vive quel dualismo come un fatto identitario. Le schermaglie via via crescenti a partire dalla fine degli anni '20 condussero nei decenni a vere e proprie detonazioni.

Al contempo, come lato meno oscuro, si sottolinea il continuo susseguirsi di appuntamenti epici, di scontri da dentro o fuori, di ultime possibilità di riscatto sportivo. La retrocessione del River nel 2011 e la vittoria della Libertadores degli stessi Millonaros nel 2018, in finale contro il Boca, rappresentano proprio due crocevia storici: in un caso vennero posti i semi per un'umiliazione perpetua da parte dei rivali, dall'altra parte si consumò la vendetta e si toccarono i livelli massimi di tensione, tanto da far disputare il ritorno della finale al Bernabeu, cambiando persino continente per poter finalmente giocare. Segni e tracce moderne di un dualismo che, più di tanti altri, trova nel passato una scintilla così potente da non spegnersi mai.


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