Perché Mourinho vuole Shomurodov alla Roma e cosa può dare l'uzbeko ai giallorossi

Eldor Shomurodov
Eldor Shomurodov / Jonathan Moscrop/Getty Images
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Ci sono colpi di mercato che si spiegano da soli, soluzioni che non necessitano di alcuna cornice o di un contesto in cui essere inserite: un giocatore è di talento, tutti lo sanno e un club investe più di altri nell'ottica di averlo...tutto qui. Ci sono poi, nelle tante storie che tratteggiano i periodi di calciomercato, colpi (già realizzati o in procinto di esserlo) che risuonano almeno mediaticamente più in sordina, che spingono qualcuno a storcere il naso o che comunque generano dubbi o persino stupore.

Non si tratta spesso di reazioni collegate al valore intrinseco del giocatore ma, più sovente, riguardano la storia del calciatore, la sua nomea, il peso che il suo nome si porta dietro anche al di là del campo. Ed ecco dunque che alcuni colpi, come quello che sembra ormai condurre Eldor Shomurodov dal Genoa alla Roma, possono aver bisogno di un quadro in cui essere inseriti, di un piccolo libretto di istruzioni che vada più a fondo nelle scelte fatte dai club.

Affinità elettive

Cinicamente si potrebbe pensare che un mondo come quello del calcio, un contesto di professionisti lautamente pagati e di interessi seguiti da tanti zeri, sia immune in senso assoluto da elementi quali il sogno, il mito da inseguire col trasporto giovanile prima ancora che con la calcolatrice in mano. Succede però talvolta che il richiamo di aspetti persino romantici faccia sentire la propria voce, generalmente leggera, portando alla luce storie di destini che si incrociano: nel 2019 Shomurodov, allora attaccante del Rostov, riuscì a organizzare un incontro con lo stesso José Mourinho che si prepara ora ad accoglierlo, un incontro peraltro immortalato e condiviso su Instagram (Shomurodov non è un tipo molto social ma, chiaro, l'occasione lo richiedeva).

Lo stesso Shomurodov ha confessato come le proprie simpatie calcistiche per il Chelsea si leghino proprio a quanto fatto dallo Special One alla guida dei Blues, una vera venerazione che adesso sembra in procinto di tramutarsi in un idillio colorato di giallorosso. E curiosamente viene da ripensare proprio alla storia di Mourinho e alla sua capacità di conquistare la fiducia di un mostro sacro come Bobby Robson pur senza avere alle spalle la fama dell'ex calciatore di successo ma, citando lo stesso Robson, essendo "un semplice insegnante di educazione fisica". Incontri che lasciano il segno quindi, lasciando anche uno spazio per vere e proprie collaborazioni e intese vincenti.

Jose Mourinho
Mourinho osserva la sua Roma / Gualter Fatia/Getty Images

Di necessità virtù

Il contesto generale del mercato non rende certo verosimili colpi a cifre da capogiro, soprattutto in questa fase della sessione estiva, e certo questo aspetto potrebbe anche disilludere chi si aspettava, con l'arrivo di un nome pesante come quello di Mourinho in panchina, acquisti altrettanto altisonanti o d'impatto. Logico dunque che il club e l'allenatore si trovino a dover fare di necessità virtù, pensando ad acquisti funzionali anziché d'effetto mediatico: il colpo Shomurodov va letto in quest'ottica, pensando cioè alle sue caratteristiche e al modo in cui l'uzbeko potrà ambientarsi all'interno del gruppo giallorosso, bilanciando il tutto con la consapevolezza che altri nomi (Belotti su tutti) avrebbero comportato un esborso chiaramente maggiore. Il tutto sottolineando comunque come le cifre ipotizzate, circa 18 milioni di euro tra prestito e riscatto, siamo degne di nota e testimonino una fiducia evidente nelle qualità del giocatore.

Eldor Shomurodov
Shomurodov / Silvia Lore/Getty Images

Le caratteristiche

Il fisico imponente, considerando il metro e novanta di altezza, potrebbe far immaginare un giocatore dal profilo ben diverso da quello effettivo di Shomurodov: non è un attaccante statico, una boa che aspetta il pallone nel mezzo dell'area, ma è un giocatore che sfrutta a dovere un grande atletismo e che risulta efficace, talvolta incontenibile, quando può partire in campo aperto.

Nota è la passione di Mourinho per quei giocatori in grado di aumentare forza e peso della squadra a disposizione, si tratta senz'altro del caso di Shomurodov, al contempo occorre comunque sottolineare quanto l'uzbeko classe '95 denoti un certo gusto per le giocate tecnicamente apprezzabili, anche esteticamente valide. Basta osservare i gol segnati al primo anno in Italia, da un morbido tocco sotto a conclusioni a spiazzare il portiere, per capire che non si tratti di un giocatore tecnicamente acerbo o poco educato. In aggiunta si sottolinea anche la capacità, nel gioco di prima, di servire con qualità il compagno più vicino, senza dunque rallentare lo sviluppo del gioco. Sorprende poi, al primo anno in Italia, la capacità di trovare il gol in otto occasioni, considerando come negli anni al Rostov abbia segnato meno in proporzione (18 gol in 91 presenze complessive).

Cosa può dare alla Roma

Tutti gli ingredienti già descritti possono offrire un antipasto più che mai intrigante pensando alla probabile esperienza in giallorosso, pensando soprattutto alla possibilità di allenarsi insieme a un mostro sacro del calibro di Edin Dzeko. Shomurodov non potrà essere ovviamente un emule del bosniaco, un sua copia: è certamente più esplosivo fisicamente e meno elegante e prolifico rispetto al più esperto collega. Ci sono però caratteristiche che l'uzbeko potrà migliorare proprio confrontandosi con Dzeko, aspetti che sembrano già parte del suo repertorio e che si legano anche alla visione di gioco e alla qualità anche nel dialogare coi compagni.

Si tratta comunque di un giocatore dai tratti diversi rispetto a Dzeko e Borja Mayoral e che darà dunque modo a Mourinho di adottare soluzioni differenti, anche al di là della mera sostituzione del bosniaco in caso di assenza. Sicuramente Dzeko resta inarrivabile per classe ed efficacia spalle alla porta, con movimenti ormai divenuti un marchio di fabbrica, ma il gioco di Mourinho potrebbe rivelarsi prodigo di soddisfazioni anche per Shomurodov, più orientato ad attaccare gli spazi con forza e velocità, micidiale dunque anche nelle ripartenze.


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