Quella foto alla fine del film: Spalletti non è più il cattivo nella storia di Totti

Le parole di Totti a Veltroni, sul Corriere della Sera, regalano una nuova luce a un rapporto spesso discusso.

Totti e Spalletti
Totti e Spalletti / Claudio Villa/GettyImages
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Esiste uno schema, un cliché ricorrente, che vede riprodurre in serie quel che si ritiene sia accaduto ai Beatles dovendo gestire la presenza di Yoko Ono nella vita di John Lennon. La figura di Yoko in sala prove, come elemento destabilizzante nelle dinamiche ormai rodate di una band, si è impressa nella memoria come causa di una rottura: leggenda metropolitana più che dato di fatto, considerando rapporti già compromessi all'interno del gruppo, ma fotografia saldamente impressa nell'immaginario, come verità assoluta.

Dal sacro al profano potremmo dunque passare dal 1970 agli anni tra il 2016 e il 2017, quelli del "lungo addio" di Francesco Totti al calcio e - simultaneamente - alla sua Roma, perlomeno nelle vesti di calciatore e di bandiera in campo. Ilary Blasi come novella Yoko, dunque, elemento perturbante all'interno di una logica sacra, quella del campo e del rapporto tra allenatore e giocatore. Anche in questo caso si entrerebbe nel campo dei cliché, per l'appunto, delle leggende metropolitane raccontate a oltranza e divenute vere.

L'immagine in questo senso, e curiosamente si torna sulla musica, è quella consegnata alle memoria da Luciano Spalletti e da quel suo "regalo" a Ilary nel settembre del 2016. Dai Beatles insomma a Mia Martini, Piccolo uomo, per rispondere ironicamente alla definizione della stessa Blasi nei confronti del tecnico, "Non critico la scelta tecnica, critico il comportamento umano, e Spalletti è stato un uomo piccolo" sentenziò la Blasi a La Gazzetta dello Sport commentando l'epocale esclusione di Totti in Roma-Palermo del febbraio 2016.

Un immaginario di contrasti e mal di pancia, questo, che trova sponda - poi - in tanti altri aspetti emersi fin da quel 2016: da un lato la fama di Spalletti di tecnico insofferente rispetto ai leader e ai capitani (pensando a Icardi e a Insigne come altri casi esplosi nel tempo), d'altro canto e forse ancor di più rifacendosi alla traduzione in fiction del rapporto Totti-Spalletti. Protagonista e antagonista, eroe e antieroe, figure quasi archetipiche portate sullo schermo.

Cinema: una parte della storia

Storie di uomini riassunte dunque in un periodo, quello del massimo contrasto e di una tensione divenuta innegabile, con tanto di insurrezione popolare in difesa di un Capitano tradito. Solo tra le righe, in quel racconto (Speravo de morì prima, 2021), si affacciavano tratti di un vecchio rapporto saldo, di un periodo in cui le cose andavano diversamente, emergevano cioè tracce di una complicità perduta (e tale da spiegare l'intensità di quel contrasto, la sua portata epica e non solo sportiva).

Luciano Spalletti, Francesco Totti
Spalletti e Totti / Gabriele Maltinti/GettyImages

La fiction, al cinema o in TV che sia, ha l'obbligo narrativo di isolare una parte di un racconto più ampio, ha la necessità di tessere l'intreccio di una storia andando a soffermarsi su una sua zona e tralasciando tutto il resto, perdendo così pezzi per strada. Un peccato originale che, nel caso delle storie vere, si risolve nella realtà: un po' come quelle foto reali, alla fine dei film, che ti spiegano che fine hanno fatto poi il protagonista e gli altri personaggi. Se alla fine di quel racconto, di quella parentesi fatta di tensioni e sguardi infuocati, si potesse mettere oggi una foto sarebbe - con ogni probabilità - quella di una stretta di mano o di un abbraccio liberatorio.

Quel profondo legame

Non ci è ancora dato sapere se, fisicamente, questa stretta di mano avrà luogo o meno (propendiamo per un sì) ma di fatto le parole di quei protagonisti hanno già spento l'aura di profonda inimicizia, l'idea di uno scontro eterno. Francesco Totti, parlando a Veltroni per il Corriere della Sera, si è spinto anche oltre: "Ma mi piaceva troppo segnare. E Spalletti, nell’ultima fase, mi ha consentito di spostarmi più avanti per farlo e raggiungere il mio record" ha affermato l'ex 10 giallorosso, entrando poi nel merito del rapporto umano col tecnico di Certaldo nella sua prima fase alla Roma.

Roma's coach Luciano Spalletti (L) and c
Spalletti / JAVIER SORIANO/GettyImages

"Io uscivo una o due volte a settimana con lui a cena. Luciano era una persona piacevole, divertente, sincera. Nella fase finale il nostro rapporto è stato condizionato dall’esterno, specie dai dirigenti o consulenti della società, e non ci siamo più capiti. Anche io ho fatto degli errori, ci mancherebbe. Credo che tutti e due, se tornassimo indietro, non entreremmo più in conflitto", parole che sanno di pace, di stretta di mano, che riescono a muovere la telecamera da un dettaglio e a spostarla sull'insieme.

"Se lo incontrassi lo saluterei con affetto, mi farebbe piacere. Credo che tra noi ci sia un profondo legame. Anche perché quello che abbiamo passato insieme, quando arrivò da Udine, è per me, nella mia vita, qualcosa di irripetibile. Sia in campo che nel quotidiano".

Un nuovo ruolo per Spalletti

Si sottolineano due componenti distinte ma altrettanto cruciali per comprendere quella visione d'insieme, quella di pacificazione: da un lato l'aspetto strettamente umano, un profondo legame (raccontato da Totti al presente, non al passato) capace dunque di superare un contrasto legato al campo, d'altro canto Totti pone su Spalletti un timbro virtuoso come allenatore, dandogli il merito di aver contribuito a farlo rendere al meglio (in fase offensiva) anche nell'ultima fase della carriera.

Ecco dunque che, nel computo globale di una carriera, Totti arriva a porre Spalletti sul suo podio degli allenatori con cui si è trovato meglio, accanto a due veri e propri totem come Carlo Mazzone e Zdenek Zeman, divenuti - anche se per motivi diversi - centrali nel percorso sportivo e umano dello storico capitano, in differenti fasi della sua vita calcistica.

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Non si tratta qui di una bonaria e superficiale volontà di lasciarsi alle spalle quanto detto nei momenti difficili o di farlo a favore di telecamera: Totti assegna un ruolo a Spalletti ed è quanto di più lontano da quello dell'antagonista, finendo per somigliare - invece - a quello del personaggio provvidenziale che sostiene l'eroe e lo aiuta a trovare la strada di fronte agli snodi più critici. Una fotografia alla fine del film che, al di là del gossip e delle schermaglie cristallizzate nell'immaginario, ci permette di comprendere più compiutamente ogni parte di quella storia.