Quel curioso pudore di nominare la Juve: Cristiano Ronaldo e un'assenza che fa rumore

Cristiano Ronaldo
Cristiano Ronaldo / Quality Sport Images/Getty Images
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L'idea che il nostro nome possa essere svenduto, che la nostra immagine possa risultare lo specchietto per le allodole atto a ingrossare le tasche di qualcun altro, è di certo una prospettiva sinistra: non si è così più padroni del proprio nome, in sostanza, e ogni etichetta può finire per superare le nostre azioni, per anticipare la realtà e costruire un nuovo profilo, senza che si possa far qualcosa per arginare un meccanismo fuori controllo.

Massimiliano Allegri, Cristiano Ronaldo
CR7 e Allegri / Tullio M. Puglia/Getty Images

Non deve dunque stupire l'insofferenza espressa ieri da Cristiano Ronaldo, in linea con quanto ribadito spesso da colleghi anche meno illustri, riferendosi al turbinio di voci che lo volevano, a distanza di ore, pronto a riabbracciare il Real Madrid oppure a sostituire Mbappé al PSG o, ancora, ad alimentare la voglia di vincere del Manchester City di Pep Guardiola. Dubitare della natura di professionista ineccepibile e dedito al lavoro, riferendosi a CR7, sarebbe quantomeno curioso e richiederebbe una certa dose di fantasia: voci o non voci, che ci sia silenzio o che il rumore del mercato smuova tutto, il portoghese ha sempre dimostrato di essere immune ai capricci mediatici, alle impennate di attenzioni slegate dal campo ma spostate altrove (mercato, sì, ma anche gossip o retroscena più o meno pruriginosi).

Rivendicare la propria integrità è dunque un moto lecito e ragionevole, in linea con l'orgoglio di chi ha raggiunto traguardi spesso ineguagliabili, di chi ha saputo costruire una carriera puntando su una crescita costante, sul miglioramento perpetuo, senza il minimo spazio per la voglia di accontentarsi. Non può sorprendere neanche la smentita di mercato in sé: del resto lo stesso Ancelotti, tornato quest'estate sulla panchina del Real Madrid, ha preso le distanze dall'idea di un corteggiamento nei confronti di CR7 e di un possibile ritorno nel club in cui ha già militato con successo dal 2009 al 2018.

Tra le righe, insomma, esiste altro che sorprende ed è un'assenza: come spesso accade è un silenzio a far rumore, più di quel che viene scritto o detto, ed è un silenzio che in questo caso investe la Juventus. Il fuoriclasse portoghese parla infatti di "concentrazione sul lavoro e sulla carriera" e di "impegno per tutte le sfide da affrontare", senza soffermarsi sul colore specifico di queste sfide, sulla loro natura bianconera. Un aspetto da considerare sottinteso? Certo, è un giocatore sotto contratto con la Juve e dunque va da sé che l'impegno sul presente sia coniugato in ottica bianconera, è pacifico, ma d'altro canto - a livello di riscontro mediatico - una presa di posizione così forte, fatta senza citare direttamente il club che ne detiene il cartellino, può diventare una cassa di risonanza per le voci, anziché spegnerle del tutto.

Un aspetto che si può unire a posteriori, poi, con quel post di fine stagione in cui CR7 spiegava che, con la Coppa Italia e la Supercoppa italiana, aveva ormai ottenuto quel che voleva ottenere in Italia, dopo aver vinto due campionati di fila. Un messaggio, quello di fine maggio, che in qualche modo fece da sponda per chi vedeva un futuro del portoghese lontano da Torino. Ora i tempi sono diversi e l'addio sembra più lontano, anche per un mero discorso di tempistiche, ma quel curioso pudore di nominare la Juve è destinato, ancora una volta, a fare rumore.


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