Quanto conta il rinnovo di Nikola Milenkovic per la Fiorentina

Nikola Milenkovic
Nikola Milenkovic / Alessandro Sabattini/GettyImages
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Quando subentra l'abitudine a un certo svolgimento della storia, a un certo epilogo soprattutto, diventa comprensibile che - fino alle firme del caso - tutto appaia come una promessa troppo bella per essere vera, come un proposito troppo chiaro per potersi effettivamente realizzare.

Quando, soprattutto, la consuetudine prevede inesorabili sirene tentatrici - dal richiamo irresistibile - ci si accomoda (pur senza volerlo) nella consapevolezza di essere terra di mezzo, punto di partenza e non di arrivo, un trampolino verso la grandezza.

Qualcosa è cambiato

Qualcosa è cambiato? Forse non in assoluto, prima o poi la dinamica del mercato tornerà a disilludere, ma per certi versi la traiettoria non pronosticabile relativa a Nikola Milenkovic dà un segnale (anzi ne da diversi) per guardare con fiducia alla realtà della Fiorentina. Esiste innanzitutto un discorso di credibilità, non solo confinato ai limiti nazionali, che si lega anche al mercato condotto e al tipo di profilo arrivato a Firenze (Dodò e Jovic in primis).

L'imminente rinnovo contrattuale di Milenkovic fino al 2027, questo è ciò che ci si aspetta dalla conferenza stampa pomeridiana, racconta di un progetto in grado di convincere anche chi - appena un anno fa - appariva a dir poco sul piede di partenza, per giunta a prezzo di saldo. Il rinnovo siglato l'anno scorso, pur sorprendente, pareva una gentile concessione: sposto la scadenza così non me ne vado a zero, ma me ne vado comunque.

Chi lascia la strada vecchia per la nuova...

Fino a poche settimane fa, pochi giorni fa, le pagine dei giornali del resto erano costellate di potenziali sostituti, di profili più o meno esotici pronti a raccogliere un testimone pesante al centro della difesa, andando ad affiancare Igor. Cos'è che ha cambiato il corso delle cose, dunque, pur in presenza di voci su Inter, Juventus e Milan?

Innanzitutto un ragionamento logico ma decisamente insolito, pensando alla carriera di un calciatore e alla fretta di spiccare il volo: meglio restare dove si è un perno, dove si è sicuri del posto e della propria importanza, che non spostarsi in una realtà che (al di là dell'ambientamento) ti percepisce come uno dei tanti, addirittura come una "seconda scelta" rispetto ad altri profili divenuti irraggiungibili (riferimento palese a Inter-Bremer).

Nikola Milenkovic, Vincenzo Italiano
Milenkovic e Italiano / Emilio Andreoli/GettyImages

Il peso di Italiano

C'è poi, sullo sfondo ma non troppo, la figura di Vincenzo Italiano: già nella scorsa stagione le aspettative legate all'ex Spezia (in quel momento aspettative ancora ipotetiche, oggi verificate sul campo) spinsero Milenkovic a sposare una causa, a crederci, in nome di un gioco propositivo e di un'identità finalmente arrembante.

E anche un difensore centrale come il serbo, uno che spesso non è chiamato a giocare di fioretto ma deve badare al sodo, ha dimostrato di poter svolgere un ruolo chiave, di saper uscire con personalità dalla difesa, leggendo al meglio le situazioni e allargandosi quando è il caso (quasi da braccetto di difesa, memore di quanto fatto col 3-5-2).

Integrare un nuovo elemento, potenzialmente proveniente da un campionato diverso, e renderlo già funzionale alla difesa viola sarebbe stato senz'altro più impegnativo, avrebbe chiesto tempo e pazienza, rendendo anche preferibile dare fiducia a Martinez Quarta accanto a Igor e togliendo comunque certezze.

Rocco Commisso
Rocco Commisso / Alessandro Sabattini/GettyImages

Un discorso identitario

Uno scenario di opportunità tattica che si fa però anche decisamente identitario, sulla scia di un desiderio di continuità (di famiglia) espresso a più riprese da Commisso: Milenkovic è il giocatore della rosa gigliata che conta più presenze con la Fiorentina, ben 172 complessive (più di capitan Biraghi) ed è dunque un simbolo anche carismatico, oltre che un perno della retroguardia.

L'importate investimento fatto poi sull'ingaggio del serbo dimostra come, in presenza di giocatori convinti e motivati, la proprietà abbia tutta la voglia e l'interesse di rispondere alle esigenze di un calciatore ambizioso ed al suo entourage, apparendo dunque più credibile (e ambiziosa a sua volta) anche agli occhi di chi potrebbe arrivare in futuro.


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