Perché Giorgio Chiellini è ancora un fuoriclasse della difesa?

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Questo articolo è parte della serie Welcome to World Class.

L'andamento della Serie A negli ultimi 10 anni ha visto interrompersi solo di recente un ciclo senza precedenti di marca bianconera: proprio Conte, simbolo della rinascita della Juve nel 2011/12, ha portato l'Inter a sovvertire le gerarchie, impedendo alla Vecchia Signora di raggiungere il decimo titolo consecutivo.

In tanti si chiedono quale fosse il segreto della Juve targata Antonio Conte, nella costruzione di quel corso vincente proseguito poi da Allegri, ed è evidente come il ruolo rivestito dalla BBC davanti a Gigi Buffon abbia contribuito alle fortune difensive, ai record in tal senso, su cui la Juve ha costruito solide fondamenta.

E Giorgio Chiellini, all'interno di un simile contesto, ha saputo anche raggiungere e rafforzare il proprio status di uomo simbolo, di leggenda per il club: Buffon e Bonucci, prima di tornare, hanno tentato avventure diverse, Chiellini invece è sempre rimasto ed è tuttora al suo posto. Un'infinita girandola di compagni di squadra, allenatori che si sono susseguiti, ma una vera e propria costante al centro della difesa, un punto di riferimento chiamato Giorgio Chiellini.

Quota 550 presenze in bianconero, fin dal suo arrivo nel lontano 2005, è ormai vicina e, in questo lasso di tempo, Chiellini è riuscito anche a collezionare 36 gol e 24 assist. Numeri importanti, sì, ma è evidente come non siano questi i fondamentali che lo hanno reso una leggenda.

Si tratta del difensore che più di tutti coltiva l'arte del tackle, degli interventi provvidenziali a liberare l'area, l'uomo che bada al sodo e fa tutto ciò che serve per contrastare l'avversario nei momenti decisivi, sempre con un coraggio più unico che raro nel panorama dei centrali.

Bukayo Saka, Giorgio Chiellini
Chiellini e Saka, finale Euro 2020 / Laurence Griffiths/GettyImages

Quante volte, del resto, lo abbiamo visto col volto insanguinato? Oppure quante volte lo abbiamo visto col suo sardonico ghigno, quello che Jordi Alba ha conosciuto bene prima dei rigori in semifinale di Euro 2020, come vero e proprio padrone (a livello mentale) del gioco.

Un guerriero vecchio stampo, non un esempio scolastico di pulizia nelle giocate ma, senza dubbio, qualcuno che vorresti sempre avere dalla tua parte e non come nemico.

Il lungo percorso sportivo di Chiellini lo ha visto contrapporsi efficacemente a centravanti di livello mondiale, riuscendo a rendere innocui Lukaku e Kane, prendendo contromisure valide anche contro avversari atleticamente e fisicamente dominanti. Qualche noia fisica lo ha visto centellinare nel tempo le presenze in bianconero, con la certezza però di tornare a battagliare quando il gioco si è fatto più duro, anche nelle notti di Champions.

Il profilo sul campo si accompagna a un identikit tratteggiato diversamente fuori dal rettangolo da gioco: quando parla con la stampa non è mai sopra le righe, difficilmente si chiude dietro a banali frasi di rito e si dimostra un esempio virtuoso anche a livello di comunicazione. Chiellini, tra l'altro, ha anche conseguito una laurea in economia e una magistrale in business administration.

"Sul campo ho un temperamento forte ma al di fuori sono più sereno e riflessivo, riesco a tenere separati i due aspetti" disse al Guardian nel 2016, riconoscendo dunque esplicitamente queste due anime.

Una capacità di riflettere e un'intelligenza che tornano poi utili anche sul campo, quando si tratta di leggere il gioco, di capire il posizionamento ideale, di far valere in sostanza anche l'aspetto mentale che fa la differenza in un difensore centrale.

Giorgio Chiellini
Giorgio Chiellini / Marco Canoniero/GettyImages

Si tratta di uno di quei rari casi in cui l'apprezzamento arriva in modo trasversale, da tifosi della tua squadra ma anche da sostenitori di altri club, in Paesi diversi. Una stima che arriva, insomma, anche da chi vorrebbe evitare di trovarselo davanti sul campo.

La vittoria all'Europeo ha posto una ciliegina ulteriore su una carriera lunga e vincente, aggiungendo prestigio al palmares già ricco.

Potremmo continuare all'infinito ad esaltarne le doti ma, anche senza la necessità di farlo, risulta evidente come un posto tra i fuoriclasse della difesa gli spetti a pieno titolo.