Perché Gigi Riva era soprannominato Rombo di Tuono?

La sintesi ineccepibile di Gianni Brera racchiuse in sé il senso di una carriera.

Gigi Riva
Gigi Riva / Alessandro Sabattini/GettyImages
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Nell'era delle icone provvisorie, nei giorni dell'estrema rapidità, diventa quasi preistorico riconoscere la capacità delle parole di imprimersi come sulla pietra, indelebilmente, senza necessità di reinventarsi. Sappiamo quanto un soprannome possa, anche al di fuori del calcio, risultare condizionante nella vita di ognuno e quanto possa esaltare o stigmatizzare una singola area del vissuto: sono timbri o marchi che, nella gloria oppure nel biasimo, seguono per la vita o persino oltre.

Luigi Riva
Riva / Alessandro Sabattini/GettyImages

Soprannomi talvolta scomodi, ogni tanto rinnegati, che in questo caso trovavano però un accordo e una forma di complicità anche nel diretto interessato, ammessa nel corso di un'intervista concessa a Gianni Mura: Gigi Riva era per tutti Rombo di Tuono, dunque, e lo diventò volentieri anche per se stesso (pur senza mai confessarlo apertamente a chi quel soprannome lo creò, scelta del tutto coerente con la leggenda silenziosa del Cagliari).

Una sintesi definitiva

L'ossimoro tra silenzio e rumore emerge dunque in tutta la propria forza, associare il rombo del tuono a chi viene ricordato come riservato e taciturno, e in tal senso ci viene in soccorso proprio la storia di quel soprannome tanto efficace quanto capace di imprimersi nell'immaginario. Gianni Brera, vero maestro anche nella definizione sintetica ed evocativa, coniò quell'espressione a commento del successo del Cagliari - campione d'Italia in carica - a San Siro contro l'Inter per 3-1, il 25 ottobre del 1970 (anno assolutamente magico per Riva e per il Cagliari).

Luigi Riva
Gigi Riva / Alessandro Sabattini/GettyImages

Sul Guerin Sportivo lo stesso Brera partorì appunto quella felice definizione, figlia anche di una personale ammirazione - mai celata - nei confronti del centravanti rossoblù, "Il Cagliari ha subito infilato e umiliato l'Inter a San Siro. Oltre 70mila spettatori: se li è meritati Riva, che qui soprannomino Rombo di Tuono". Un intento più che mai fortunato e per certi versi definitivo, quello di Brera, posto da lì in poi come vero e proprio marchio indelebile sulla carriera di Riva.

Rombo di Tuono: due diverse accezioni

Esistono a tal proposito due diverse accezioni, due versioni possibili, in riferimento al motivo di quel "Rombo di Tuono". Da un lato la più diffusa e comune, l'idea di un sinistro in grado di sprigionare un'enorme potenza col semplice impatto tra piede e pallone, tale da non lasciare scampo agli avversari. Un senso di potenza e di inesorabilità, dunque, che Riva esprimeva in quei suoi anni. Un'energia "a cui non può non seguire l’acquazzone, il temporale, lo sfogo e, insomma, la liberazione del pallone che finalmente finisce in rete", seguendo proprio la descrizione fatta da Brera a Gigi Riva, svelata da quest'ultimo all'interno della propria biografia.

Claudio Olinto de Cervalho Nenè, Enrico Albertosi, Angelo Domenghini, Giuseppe Tomasini, Comunardo Niccolai, Luigi Riva, Pierluigi Cera, Sergio Gori, Erlardo Mancin, Mario Martiradonna, Ricciotti Greatti
Il Cagliari scudettato / Alessandro Sabattini/GettyImages

Al contempo non manca un riferimento differente, citato nello specifico da Repubblica, al rombo di un tuono come passaggio dal silenzio (quello dell'attesa per una giocata) al boato (quello per il gol) che caratterizzava le partite di Riva e la costante attenzione dei tifosi sugli spalti dell'Amsicora. Anche qui, insomma, un senso di inesorabilità e un rumore potente, non quello del sinistro sul pallone ma quello dell'esplosione di gioia dei tifosi, col graduale passaggio dal silenzio al grido.