Perché Gianluca Vialli accanto a Mancini ci emoziona come un gol

Vialli e Mancini
Vialli e Mancini / Claudio Villa/Getty Images
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L'Italia ha vinto la sfida di esordio a Euro 2020 e lo ha fatto anche bene: come ricordi di un'epoca lontana si son sentiti gli strilli dai balconi accanto, per riscoprire a cosa serva davvero un balcone dopo mesi di uso improprio. Si è riscoperta la retorica tutta italiana dell'unirci (?) nelle difficoltà, si è riaffacciata timidamente quella tendenza mai troppo nascosta ad ambire al massimo dicendolo però solo sotto voce, ciascuno coi propri gesti scaramantici, le proprie fissazioni illogiche ma terribilmente serie (se infilo prima la scarpa destra di sicuro faccio più la differenza del CT che chiama un cambio, ne sono assolutamente certo). E ci saranno andando avanti altre cose da scoprire, strilli di gioia e motivi per prendersi la testa tra le mani o inveire, gesticolando come nemmeno in un film muto, contro una decisione dell'arbitro, spesso a caso, spesso assecondando con un sorriso il mascalzone che è in noi (che mente sapendo di mentire).

Roberto Mancini, Gianluca Vialli, Alberigo Evani, Gabriele Oriali
La panchina azzurra / Claudio Villa/Getty Images

C'è poi, di lato, un discorso che non cambierà di una virgola in base agli esiti e ai risultati, anche se insomma il debutto convincente rimanesse fermo lì senza un seguito altrettanto valido. Proprio per questo non possiamo vivere la presenza di Gianluca Vialli a fianco del CT come un dato meramente istituzionale, come un fatto banale, che finisce lì. Certo il chiasso dei tifosi fa notizia, fa notizia il casino turco di duemila persone che sembravano dieci volte tante, ma come negare quanto rumore abbia fatto l'emozione dei gemelli del gol nel momento dell'inno, vissuta insieme a pochi istanti dal fischio d'inizio? Noi proviamo sempre ad illuderci che dietro alle storie di campioni si annidino le storie di uomini, spesso un desiderio pretestuoso più di una realtà oggettiva, ma quando qualcosa succede non c'è troppo bisogno di scavare, di fare della dietrologia o di lanciarsi in creative ricostruzioni. Si parla di gesti o di quel che raccontano gli occhi, le parole dunque sono per forza parziali: ora, qui, possiamo solo riconoscere come in questo specifico momento dell'Italia calcistica la presenza di Vialli valga più di un gol.

Gianluca Vialli, Roberto Mancini
Vialli e Mancini / Filippo Monteforte - Pool/Getty Images

Sarebbe ingeneroso, invadendo i confini della retorica, buttarla solo sul piano della malattia: però, parlandone in modo schietto, cosa può raccontarci meglio quella parola abusata e ormai tramutata in un hashtag, quella resilienza di cui tutti parlano e il cui senso spesso sfugge, di un uomo che resta lontano dalla logica militare dello "sconfiggere il male" e che accetta la propria fragilità, senza l'elmetto ma con il cuore? Cosa può unire come la colla più resistente possibile un gruppo di persone se non l'esempio, se non una spontanea trasmissione di valori che fluisce da un essere umano verso l'altro?

"La tua vita è il messaggio che trasmetti al mondo, assicurati che sia di esempio."

Gianluca Vialli - Goals

Le storie che si intrecciano, in questo crocevia nel nome di Vialli agli Europei, si diramano e sono tante, tutte importanti: alcune radicate nella storia e altre più recenti, alcune strettamente personali e altre di tutti. C'è ovviamente il ricordo dell'esperienza da calciatore e c'è un intento di rivalsa tinto di azzurro, per riuscire finalmente a ottenere col "gemello" Mancini quei traguardi in Nazionale che, quando i due imperversavano sul campo, si tramutarono in rimpianti e in grida di gioia strozzate in gola; all'opposto, insomma, rispetto a quanto accaduto in blucerchiato, con quella magica alchimia dentro e fuori dal campo che materializzò il sogno Scudetto.

Le storie collettive, d'altro canto, sono quelle di chi si trova dall'altra parte dello schermo (o sugli spalti): speranze di respirare di nuovo una quotidianità calcistica più fisica, più concreta, fatta di gesti e umanità. Resistere e tornare in gioco, dunque: l'esempio di un uomo che sa farlo e che ha provato a spiegarlo, con onestà e limpidezza, agli altri. Ma, e qui forse sta la chiave del discorso, la presenza di Vialli non può essere ridotta a un mero totem che, senza far niente, motiva e ispira: l'esempio passa invece dal lavoro quotidiano e dal confronto, passa dall'allenamento fianco a fianco con Verratti in cerca del recupero, dal ruolo di ispiratore non solo astratto ma più che mai concreto, una risorsa vera e propria da cui attingere in questa avventura tinta di azzurro.


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