Perché è giusto che lo Spezia confermi Thiago Motta in panchina

Thiago Motta
Thiago Motta / Francesco Pecoraro/GettyImages
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La mitologia e l'alone da guru che talvolta circondano un allenatore, ancor prima che questo riesca ad affermarsi e a lavorare con continuità, finiscono non di rado per tarpare le ali di un tecnico e per rappresentare una deformazione inutile.

Il caso di Thiago Motta, nel suo rapporto con la Serie A, risente in parte dello scotto già pagato al Genoa di dover guidare per la prima volta una squadra al di là del contesto delle giovanili, di farlo con tutte le aspettative connesse alla carriera da calciatore e, soprattutto, di fare i conti con la nota questione del cosiddetto "2-7-2" (il 4-3-3 visto da sinistra destra).

Con tutte le ironie del caso. Il tutto senza contare difficoltà aggiuntive, quelle connesse all'arrivo alla guida dello Spezia orfano di Italiano: arrivare dopo l'allenatore che ha portato una squadra per la prima volta in Serie A e che è riuscito persino a salvarla (in modo convincente) non è una prospettiva agevole con cui misurarsi. Non mancavano e non mancano aspetti che rendono il profilo di Thiago Motta quello tipico del tecnico messo alla porta, sostituito magari da un allenatore più esperto, ma al contempo potrebbero risultare più evidenti ancora le ragioni per non dare vita a ribaltoni, per non cambiare guida tecnica.

La stagione dello Spezia

Dire che la stagione dello Spezia è fin qui in linea con gli obiettivi prefissati potrebbe essere un'ovvietà ma, senz'altro, aiuta a porre una questione al centro di tutto: i liguri sono quart'ultimi, sì, ma hanno 5 punti di vantaggio sul Genoa terzultimo in classifica. Lo scorso anno, dopo il girone d'andata, lo Spezia era più avanti in classifica (quindicesimo, con 2 punti in più rispetto ai 16 attuali) ma il terzultimo posto era più vicino, i punti di vantaggio su Cagliari e Parma erano infatti 4.

Thiago Motta, Emmanuel Gyasi
Indicazioni a Gyasi / Marco Luzzani/GettyImages

Al contempo la formazione di Thiago Motta vede davanti a sé Venezia (appena un punto più su) e l'accoppiata Udinese-Sampdoria (a 3 punti). Una situazione di classifica certo non compromessa, tutt'altro, per una squadra che ovviamente partiva con l'ambizione di puntare a un'altra storica salvezza. Osservando i risultati ottenuti a metà campionato possiamo vedere come lo Spezia abbia fatto punti in diversi potenziali scontri diretti: 2-2 col Cagliari, successi per 2-1 col Venezia in trasferta e con la Salernitana in casa, 1-1 col Genoa e con l'Empoli.

Ma non solo: vittorie come quelle su Torino e Napoli e pareggi come quello col Sassuolo aggiungono punti per certi versi sorprendenti e inattesi, decisivi per questo +5 sulla zona rossa. Al contempo si può notare come, rispetto alle squadre che occupano gli ultimi tre posti (Genoa, Cagliari e Salernitana), lo Spezia abbia provato a sviluppare un'identità di gioco, abbia mostrato personalità anche in trasferta (in parte lo dimostra anche il dato sul possesso palla medio fuori casa).

Rispetto a Genoa e Cagliari, poi, lo Spezia di Motta riesce a mandare in gol più giocatori: 10 elementi diversi in rete per lo Spezia, 8 per il Genoa e appena 6 per il Cagliari. C'è poi il tema della svolta segnata dal passaggio al 3-5-2 rispetto al 4-2-3-1: col nuovo modulo lo Spezia ha ottenuto 5 punti in 5 partite, con la sorprendente vittoria di Napoli e ottimi pareggi con Empoli e Sassuolo; col 4-2-3-1 (modulo fin qui più utilizzato) erano arrivati 6 punti in 9 partite complessive.

Certo i presupposti iniziali, quelli di un calcio più brillante sul solco tracciato da Italiano, lasciavano intuire qualcosa di differente sul fronte del gioco ma, considerati malumori interni e valore complessivo della rosa, anche una metamorfosi più conservativa (badando al sodo quando serve) non appare così deleteria o imperdonabile. Il rovescio della medaglia, quello meno luminoso, riguarda la presenza di "casi" come quello legato a Nzola (in ritardo a una riunione e lasciato fuori di conseguenza) e un rapporto non facile con la piazza, considerata anche la contestazione dopo la sconfitta di Coppa col Lecce.

Le ragioni contestuali

Accanto alle questioni interne esistono alcune valutazioni che, i senso più ampio, toccano l'intero panorama della Serie A. Già detto dei punti di distacco dalla terzultima, oggi 5, occorre anche notare come fin qui gli esoneri non stiano certo pagando in positivo: Salernitana, Cagliari e Genoa hanno già cambiato tecnico ma la situazione, in tutti i casi, è rimasta critica o è persino divenuta più delicata.

Walter Mazzarri, Stefano Colantuono
Colantuono e Mazzarri / Francesco Pecoraro/GettyImages

Un cambio di rotta in casa Spezia avrebbe esiti differenti e più confortanti? Difficile immaginarlo, difficile cioè figurarsi un impatto così forte di un nuovo tecnico da poter ottenere risultati migliori rispetto a Thiago Motta. Al contempo, pur sottolineando un gioco meno brillante nelle ultime uscite, bisogna dar conto all'attuale allenatore di aver regalato nella prima parte di stagione uno Spezia tutt'altro che catenacciaro, nessuna speculazione dunque e nessuna voglia di diventare attendisti a priori.

Il fatto che Salernitana, Genoa e Cagliari siano dietro allo Spezia sia come possesso palla che come tiri in porta non è casuale, così come è lampante che - rispetto a chi segue in classifica - ci siano singoli capaci di mettersi positivamente in mostra all'interno del collettivo. Il processo di "pacificazione" con piazza e società, il superamento di casi e voci su nuovi allenatori, sarà dunque una tappa vitale per approcciarsi al meglio a un girone di ritorno che partirà con scontri già fondamentali, con Verona e soprattutto Genoa, che diranno tanto sulla possibilità effettive di mantenere le distanze sul terzultimo posto.


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