Perché il credito di Mourinho (per ora) non è a rischio
L'idillio tra la Roma e José Mourinho potrebbe essersi rotto? Dopo un inizio incoraggiante i giallorossi hanno iniziato a mostrare qualche segno di cedimento, tanto da poter valutare diversamente la luna di miele che pareva indistruttibile tra la piazza e lo Special One ma, a conti fatti, il credito di cui godeva il portoghese al momento del suo arrivo nella Capitale non può dirsi effettivamente intaccato, se non in superficie: per il momento il fantasma di attriti interni e malumori, che spesso hanno sancito clamorosi autogol nella storia della Roma, appare distante.
Per quale motivo, nonostante gli scricchiolii, i passi falsi col Bodo/Glimt e una vittoria con le big che non arriva, Mourinho può ritenere ancora salda la propria posizione agli occhi della piazza? Proviamo a capirlo.
Il nemico è fuori
Un aspetto che si lega anche alla retorica espressa da Mourinho fin dal proprio arrivo nella Capitale: l'intenzione era quella di creare un senso di unione e di coesione, un mondo Roma che - da Trigoria - guardasse verso l'esterno senza confusione e senza ambiguità. In sostanza la missione primaria del tecnico, nella sua idea perlomeno, era quella di dare un'impronta e di creare un'identità, senza perdersi (come spesso è accaduto in passato) dietro a casi, spifferi e mugugni interni.
Non solo: nel corso delle partite perse contro Lazio, Juventus e Milan gli errori arbitrali commessi ai danni della Roma, o comunque ravvisati da Mourinho, hanno fatto sì che l'allenatore individuasse all'esterno i nemici, gli ostacoli da superare. Lamentele che, se da un lato possono portare ulteriore coesione dentro un gruppo, hanno avuto un effetto stridente dopo il 2-2 di Conference col Bodo/Glimt: citare gli errori arbitrali, in quel caso, è apparso più una modalità meno sottile (e riuscita) del solito per mascherare qualche problema.
Limiti oggettivi
Esiste poi un dato che difficilmente può essere imputato a Mourinho: in tanti al momento del suo ingaggio si aspettavano un nutrito gruppo di colpi a effetto, grandi nomi pronti a raggiungere il portoghese, ma il mercato estivo della Roma è andato in una direzione ben diversa, con elementi funzionali a date richieste del tecnico ma senza quel nome di richiamo internazionale che più di un tifoso si sarebbe aspettato.
In tal senso, dunque, la linea della piazza potrebbe essere verosimilmente quella di rifarsela con la proprietà e con gli uomini mercato, non certo con l'allenatore a cui la squadra è stata consegnata. Lo stesso discorso delle riserve, indicate da Mourinho come lontane dal livello dei titolari, si lega anche a caratteristiche di giocatori in rosa che si sposano poco felicemente col gioco di Mourinho stesso (Villar, Diawara, Borja Mayoral): sminuire le alternative può essere deleterio, sì, ma è pur vero che il portoghese avrebbe voluto elementi più esperti e, soprattutto a centrocampo, dal diverso impatto fisico (basti pensare a Xhaka o Zakaria).
Voglia di vincere
Ultimo ma non ultimo un aspetto che difficilmente i tifosi giallorossi potranno lasciare da parte: l'arrivo di Mourinho rappresentava, se non altro mediaticamente, l'idea di un progetto finalizzato anche alla conquista di trofei, con lo Special One come garanzia fornita da parte dei Friedkin.
L'idea di mettere in discussione un simile garante non appare dunque così saggia o lungimirante: al netto delle critiche per il gioco espresso e per i rinnovati problemi contro le big, dunque, l'idillio regge e rappresenta tutt'ora uno dei punti di forza su cui la Roma dovrà puntare, in attesa magari di rinforzi sul mercato di gennaio.
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