Pallone d'Oro di transizione? Finisce un'era, aspettando il nuovo che avanza

Mbappé
Mbappé / FRANCK FIFE/GettyImages
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Se esiste un tratto peculiare, un elemento distintivo del Pallone d'Oro come premio, negli ultimi anni lo si può individuare in una certa indole conservatrice: emblematico in tal senso il fatto che gli unici due in grado di rompere il duopolio Lionel Messi-Cristiano Ronaldo siano stati elementi tutt'altro che giovani come Luka Modric nel 2018 e Karim Benzema quest'anno.

Anche nelle situazioni in cui, dunque, l'esito è stato differente da quello storico non è emersa con forza una nuova generazione pronta a prendersi lo scettro ma, al contrario, si sono imposte altre parti di quella stessa generazione (quella di Messi e CR7) pronte a reclamare un loro spazio - meritato - sotto i riflettori.

Benzema e Lewandowski: campioni "nascosti"

Un fenomeno di certo parziale, considerando il mancato riconoscimento a Lewandowski lo scorso anno, ma comunque meritato rispetto al peso specifico dei campioni in ballo, rimasti troppo a lungo "nell'ombra" rispetto a entità troppo ingombranti.

Il ragionamento di base può essere: Messi è CR7 hanno meritato riconoscimenti in serie, indubbiamente, ma ciò non toglie che in alcuni casi la necessità di andare oltre sia rimasta fin troppo, e colpevolmente, sospesa (l'edizione 2021 è l'esempio lampante in tal senso).

Un'indole conservatrice che si spinge anche oltre: gli unici due campioni che hanno interrotto l'egemonia dei soliti noti militano comunque nel Real Madrid (Modric e Benzema), senza dunque rappresentare in alcun modo soluzioni "di rottura" rispetto alla tradizione ormai consolidata.

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Benzema e Modric / FRANCK FIFE/GettyImages

Appare per certi versi fisiologica la tendenza a considerare lo status quo, inteso come duopolio Messi-CR7, alla stregua di un totem, di un punto fermo assoluto e realmente complesso da intaccare: il passaggio dal 2021 al 2022 in questo senso ha segnato il passo e lo ha fatto sia sul fronte dei numeri che dell'impatto dei due fuoriclasse, senza poter tralasciare l'altrettanto dirompente ruolo dell'aspetto mediatico.

La sensazione è chiara soprattutto nel caso del portoghese, peraltro classificatosi ventesimo anche in questo 2022: la parabola sembra inevitabile, investe anche Messi e conduce dal ruolo di idolo intoccabile a quello di fardello fin troppo ingombrante a livello economico e di equilibri.

La Liga 2017-18 - Real Madrid vs FC Barcelona
CR7 e Messi / Power Sport Images/GettyImages

Il punto di non ritorno

Il tutto arrivando persino a una rappresentazione plastica e fin troppo diretta: tifosi che arrivano a prendere posizione contro l'arrivo di CR7, una situazione che sarebbe apparsa del tutto surreale fino a pochi anni fa. Non c'è dubbio però che a questo punto il dado sia irrimediabilmente tratto e che il premio a Benzema possa apparire come un giusto e forse tardivo premio a una generazione, di fatto, nascosta dietro due monumenti troppo ingombranti.

Il dato storico è innegabile: per la prima volta dal 2006 né Messi né CR7 sono sul podio del Pallone d'Oro e, a questo punto, il momento di guardare oltre è realmente lì, dietro l'angolo. Il Pallone d'Oro 2022 può rappresentare a tutti gli effetti un punto di passaggio, un ponte che porta dalla tradizione a ciò che viene dopo: i volti e i profili all'orizzonte sono chiari, fin troppo, e si fanno strada a suon di gol e di numeri da alieni.

Erling Haaland
Haaland / Robbie Jay Barratt - AMA/GettyImages

Kylian Mbappé ed Erling Haaland come nuovi detentori di un duopolio, con Vinicius come potenziale terzo incomodo a rompere la nuova egemonia: un assetto che, finalmente, non appare più una prospettiva futuribile ma che, semplicemente, bussa già alla porta per condurci altrove.


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