Il pagellone del mercato di Serie A: addii pesanti e basso profilo, cercando nuove stelle

Pagellone mercato estivo 2021 della Serie A
Pagellone mercato estivo 2021 della Serie A / 90min Italia
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L'estate della gloria europea colorata di azzurro, con Wembley come territorio di conquista di un'Italia arrembante e capace di superare se stessa, non ha certo avuto una eco speculare sul mercato estivo della Serie A: il panorama, in questo caso, è ben diverso da quello che ci ha visti guardare l'Europa dall'alto, con fare istrionico e provocatorio, ma si ripiega in maniera evidente sulla scia di criticità radicate, rese ancor più inestricabili dal peso della pandemia. I conti dei club vivono stagioni di magra, i debiti prendono il sopravvento e, tra stadi vuoti e antichi vizi, il mercato non può che risentirne, lasciando ad altre realtà gli investimenti da capogiro e la licenza (estiva) di sognare in grande.

Romelu Lukaku
Un addio pesante / Michael Regan/Getty Images

Un cielo con meno stelle

Neanche lo Scudetto ritrovato e la prospettiva di giocarsi le proprie chance in Champions sposta il discorso e, anzi, ne tira fuori l'emblema forse più chiaro: l'Inter, finita l'euforia del successo, si è trovata a fronteggiare una situazione del tutto fuori contesto rispetto alle bottiglie stappate e ai caroselli, qualcuno è arrivato e (per certi versi) le ha portato via il giocattolo proprio mentre si divertiva di più. Un discorso emblematico, appunto, poiché ha finito per slegare l'anima sportiva del club da quella che risiede più in alto, quella che muove realmente i fili. L'addio di Conte, a priori, poteva essere derubricato come l'ennesimo scatto d'orgoglio di un uomo assetato di nuove sfide, la cessione di Hakimi poteva essere accettata come il sacrificio necessario per dare respiro ai conti ma, poi, c'è stato un punto di non ritorno enorme, statuario, proprio come Romelu Lukaku. Marotta e gli uomini mercato, col contributo del nuovo tecnico SImone Inzaghi, hanno dunque dato vita a un mercato fatto di toppe, provando a ripercorrere l'arte giapponese, Kintsugi, di ricomporre i cocci impreziosendo il risultato finale con superbe cicatrici dorate. Le prime impressioni sono incoraggianti, Dzeko e Correa non rimpiazzano Lukaku ma spostano la questione, danno soluzioni diverse a Inzaghi e (palesemente) ne assecondano le idee, mettendo sempre più Lautaro nel ruolo di leader. Dumfries spera di ripercorrere le orme di Hakimi, come freccia sulla destra, e Calhanoglu dal canto proprio può essere il colpo che eleva ulteriormente il livello di un centrocampo già rodato. Sembra persino surreale ma, con quei chiari di luna all'orizzonte, ora c'è spazio per la sufficienza abbondante: 6,5. Diverso il discorso per quanto riguarda la Juventus (voto 5), col ritorno di Max Allegri come garanzia di un progetto che, anziché seguire la voglia di riscatto, si è trovato incastrato tra il sudato inseguimento di Locatelli e un addio destinato a spostare gli equilibri, quello di Cristiano Ronaldo, a pochi giorni dalla fine del mercato. Il ritorno di Kean, pur confidando ora in un giocatore più solido e maturo, non può colmare un vuoto grande quanto 5 Palloni d'Oro. Un problema di tempi oltre che di sostanza: con un addio di CR7 già a monte, e con più tempo a disposizione, Cherubini avrebbe potuto impostare diversamente il lavoro, non come un cerotto a posteriori ma come necessaria ristrutturazione.

Cristiano Ronaldo
Stelle che se ne vanno / Gualter Fatia/Getty Images

Difficile dare la sufficienza piena anche al Milan (5,5 alla fine) a causa di due addii in sé pesanti come macigni e consumati a parametro zero, come quelli di Donnarumma e Calhanoglu. Addii che feriscono sia tecnicamente che simbolicamente, proprio nel momento del ritorno in Champions League, dando il la a un mercato per certi versi low profile: a fronte di tanti nomi illustri (Ziyech, Isco e altri) si è realizzata invece una commistione di esperienza (Florenzi, Giroud, Bakayoko) e gioventù (le conferme di Diaz, Tonali e Tomori, l'arrivo di Pellegri) con Maignan come erede di Donnarumma. Proprio il portiere e Giroud, di fatto, potrebbero rappresentare alla fine i movimenti più azzeccati con la favola Messias ad aggiungere pepe al tutto, pur con qualche incognita. Un club che è riuscito ad attestarsi da tempo ai piani nobili e che non ha intenzione di scendere è l'Atalanta (voto 7), una delle poche squadre che - di fatto - può dirsi tutto sommato rafforzata dal mercato: Musso era nell'orbita di altre big ed è un grande innesto, Demiral e Lovato hanno le carte in regola per non far rimpiangere Romero, a metà campo Koopmeiners potrà dare un contributo sorprendente (facendo mordere le mani a chi ha scelto di guardare altrove). Situazione particolare, poi, quella del Napoli (5,5): l'arrivo di Spalletti non è stato seguito (di fatto) da una campagna ricca di stravolgimenti e, anzi, la squadra è la stessa dell'anno scorso con in aggiunta Anguissa e Juan Jesus. Pesa anche il discorso Insigne: il gelo sul fronte rinnovo non può che creare qualche grattacapo, spostando anche le valutazioni su quanto accaduto nel corso dell'estate. Si respira aria di rinnovamento nella Capitale, non tanto per campagne acquisti rivoluzionarie ma per l'arrivo di due tecnici come Mourinho e Sarri, sulle panchine di Roma e Lazio, con metodi e approcci distanti da quelli dei predecessori e con acquisti funzionali. In casa giallorossa (6,5 il voto) la società ha dovuto correre ai ripari dopo l'addio di Dzeko e lo ha fatto con un Abraham che sta già sorprendendo, assicurandosi poi un portiere esperto come Rui Patricio, un vice-Spinazzola come Vina e l'uzbeko Shomurodov. Il nodo esuberi ha bloccato altri movimenti: uno come Xhaka a metà campo sarebbe servito e non poco. In casa Lazio (voto 7), a fronte dell'addio di Correa, sono arrivati giocatori coerenti con la presenza di Sarri in panchina, elementi esperti come Pedro e Felipe Anderson accanto a un bel colpo finale come Zaccagni, preso peraltro senza svenarsi. Utili alla causa anche Basic e Hysaj, il solo neo è l'assenza di un nuovo centrale di difesa.

Olivier Giroud
Olivier Giroud in rossonero / Marco Canoniero/Getty Images

Le possibili sorprese

Il campionato 2021/22 potrebbe rivelarsi spaccato in due, con le sette sorelle pronte a prendere il largo rispetto alle altre realtà, ma non manca un novero di squadre intenzionate a inserirsi in qualità di sorprese, senza la pressione di dover necessariamente puntare all'Europa. In tal senso merita attenzione la Fiorentina (voto 7), capace di trattenere Milenkovic e Vlahovic, affiancandoli a colpi importanti e funzionali alle esigenze della squadra, come Nico Gonzalez, Torreira e Odriozola. I difetti? Mancano un vice-Vlahovic affidabile e un sostituto di Biraghi più esperto di Terzic. Il Sassuolo, orfano di De Zerbi e sorpresa lieta delle ultime stagioni, ha perso Caputo oltre a Locatelli ma può puntare su Scamacca-Raspadori in avanti e su Frattesi e Matheus Henrique per non far rimpiangere troppo a Dionisi il neo-bianconero. Voto 6. Il Torino ha risposto con un colpo di coda finale alle critiche affatto velate mosse da Juric: il nuovo tecnico, dopo le prime due sconfitte, ha ribadito di aspettarsi qualcosa sul fronte degli acquisti ed ecco che, proprio in extremis, sono arrivati acquisti di livello come Praet e Brekalo, in aggiunta a Pobega e Pjaca. La permanenza di Belotti fa sì che, alla fine, i granata possano arrivare persino al 6,5. La Sampdoria (voto 6) pareva destinata a perdere Damsgaard, protagonista a Euro 2020, ma alla fine ha ancora in rosa il suo gioiello così come Thorsby e, in zona Cesarini, ha rinforzato anche l'attacco con l'arrivo di Caputo. Dragusin e Ihattaeren, dalla Juve, sono giovani che potranno fare il salto di qualità in blucerchiato. Sessione di mercato piuttosto conservativa quella del Bologna, con un colpo importante in attacco a elevare il tutto: Arnautovic è andato a riempire una casella vuota nello scacchiere di Mihajlovic, portando personalità e peso in avanti. Importante la permanenza di Orsolini, accostato all'addio fino all'ultimo, mentre pesa e non poco l'addio di Tomiyasu. Il bilancio complessivo porta così (non senza fatica) al 6. Il Verona, passato adesso sotto la guida di Di Francesco, avrebbe anche potuto raggiungere la sufficienza ma, perdendo Zaccagni proprio all'ultimo giorno, trova infine un 5,5: rimangono validi gli innesti di Frabotta e Simeone ma, proprio per l'effetto-Zaccagni, resta l'amaro in bocca. Il Cagliari si attesta a sua volta sul 5,5 nonostante il bel colpo Keita nel finale, per rimpiazzare Simeone. Troppo a lungo i casi Nainggolan, Nandez e Godin hanno spostato l'attenzione da ciò che realmente poteva servire, Strootman e Dalbert sono innesti di esperienza ma, soprattutto il secondo, non danno grandi garanzie di continuità (per ragioni diverse). Alla fine sia Godin che Nandez sono rimasti ma i mugugni e i casi estivi non faranno bene. Non arriva alla sufficienza neanche l'Udinese: Musso e De Paul sono addii che fanno male, il primo è stato sostituito degnamente con Silvestri mentre nessuno (per quanto fosse possibile) ha preso il posto dell'argentino. Intrigante l'arrivo di Perez in difesa, un giovane tutto da scoprire così come Samardzic, classico profilo "da Udinese" pronto ad esplodere. Il voto finale è un 5,5. Il Genoa ha dato vita alla consueta sessione movimentata ma, alla fine dei conti, si è assicurata elementi come Sirigu, Maksimovic, Fares e Caicedo e, dunque, può arrivare al 6 come voto.

Vlahovic e Gonzalez
Vlahovic e Gonzalez / Insidefoto/Getty Images

Qualche scommessa di troppo

Chiaramente alcune delle squadre appena citate finiranno invischiate nella lotta salvezza, una lotta che coinvolgerà con tutta probabilità anche lo Spezia e le tre neopromosse. Lo Spezia ha perso Italiano, questione non di poco conto, e ha dato vita a un mercato piuttosto caotico per rispondere alle esigenze del coraggioso Thiago Motta. La missione sarà quella di creare un gruppo comunque compatto, il solo colpo più intrigante risponde al nome di Kovalenko mentre convincono meno gli acquisti in difesa e in attacco, dove peserà l'assenza di Nzola. Tra le neopromosse l'Empoli ha un impianto più incoraggiante e solido, Andreazzoli avrà ancora a disposizione Bajrami (gioiello della B) e può contare su un ottimo attacco tutto italiano, con Pinamonti e Cutrone in aggiunta a Mancuso. Intelligenti anche gli innesti di Tonelli e Luperto: il voto è un 6. Insufficiente la valutazione finale per Salernitana e Venezia: il solo Simy non potrà fare miracoli e la rosa a disposizione di Castori non sembra totalmente all'altezza, sulla carta, per giocarsi con serenità la permanenza in Serie A. L'attacco è la sola nota lieta, con Bonazzoli in aggiunta a Simy: voto 5,5. Stessa valutazione per il Venezia: tanti gli acquisti ma tutti privi di esperienza in Serie A, un esercito di scommesse che dovrà divenire squadra nelle mani di Zanetti. Non mancano gli spunti interessanti, c'è curiosità attorno al prolifico Henry e a Busio, ma le incognite sembrano davvero troppe.