Oggi Cristiano Ronaldo è più adatto a una realtà media che non a una big assoluta?
Quanti Ronaldo esistono? No, non ci riferiamo qui all'eterna ambiguità tra CR7 e il Fenomeno - al secolo Luis Nazario da Lima - ma il discorso ruota semplicemente attorno al portoghese, a Cristiano Ronaldo. Da un lato esiste, lo dicono i numeri, un giocatore che anche dopo l'addio al Real Madrid ha saputo mantenere una media gol con pochi eguali, riuscendo nella scorsa stagione a firmare 6 gol in 7 presenze con la maglia del Manchester United in Champions e sistematicamente vicino (od oltre) quota 30 gol stagionali nella precedente esperienza, quella alla Juventus.
D'altro canto esiste anche il rovescio della medaglia, una contraddittoria nemesi del campione benedetto dalle statistiche: un elemento ingombrante, costoso, un lusso che ammalia e poi genera rimpianti, sensi di colpa, ripensamenti. Salvatore della Patria in prima battuta e poi macigno per i conti e gli equilibri di un club, eroe e poi sacrificio necessario: una dicotomia persino schizofrenica, anche illuminante sulle deformità del calcio, che sta seguendo il portoghese nelle sue ultime stagioni e che abbiamo saputo scoprire (con sorpresa) anche in Italia.
Inesorabile accentratore
L'idea secondo cui Cristiano Ronaldo sia adesso più congeniale a una realtà sportiva di media grandezza rispetto a un club di primo piano può apparire, senz'altro, come una mera provocazione: non si tratta però di associare al fuoriclasse e ripetutamente Pallone d'Oro un concetto di mediocrità, sarebbe pura miopia, sarebbe chiaramente da eretici.
Il punto riguarda il peso - in uno spogliatoio e in un bilancio - che CR7 finisce per assumere: il suo ruolo di accentratore è ineludibile, riesce persino a trascendere i suoi comportamenti e le sue azioni, diventando una sorta di scotto inesorabile da pagare sia a livello mediatico che di spogliatoio (e anche questo, alla Juve, è stato reso con grande chiarezza anche nel racconto fatto a posteriori).
All'interno di club dalla storia enorme, di realtà iconiche e dal nome roboante, l'esito scontato è quello di un corto circuito, ragionando su Cristiano Ronaldo collocato in questo 2022: un club dalla grande storia, che deve dunque puntare su un livello medio eccellente e sulla vittoria come imperativo, non può permettersi di ruotare attorno a un fulcro così ingombrante, così luminoso da spostare l'attenzione dal resto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: surreali hashtag (#RonaldoOut), insofferenza e schermaglie con l'allenatore di turno, oltre a un rapporto decisamente logorato coi suoi stessi tifosi, quelli che una volta lo idolatravano.
Un fulcro simile merita, per storia e valore, di essere effettivamente il centro di un progetto diverso: merita, in sostanza, di poter vivere in una realtà in cui ci sia spazio per il suo ego, per il suo ruolo da catalizzatore naturale di attenzioni, senza che questo interferisca coi piani di un club. La parabola sportiva di CR7, una delle più gloriose di sempre, potrebbe dunque condurre a un'evoluzione diversa da quella della ricerca dell'eccellenza, del club obbligato a puntare alla Champions League e al successo in campionato.
Un finale diverso
Una realtà emergente o un club non ossessionato dalla vittoria come unico obiettivo possibile potrebbero dare la spinta giusta per un finale di carriera virtuoso, per un percorso differente. Diventa chiara la deviazione dalla cifra associata da sempre a CR7: il top come unico esito contemplato, il massimo obiettivo come stile di vita e l'impossibilità di accontentarsi, l'idea può dunque apparire slegata dall'atleta e dal personaggio.
L'attualità però ci racconta di un necessario ripensamento di certe priorità: CR7 meriterebbe un sorprendente finale romanico come quello offerto da un ritorno allo Sporting, potrebbe concedersi di essere icona assoluta in una realtà lontana dal calcio europeo, potrebbe al contempo diventare leader e simbolo in un club intenzionato ad attestarsi nell'élite calcistica partendo di rincorsa. Idee e possibilità diverse dal solito, lontane dall'ossessione di vincere, ma potenzialmente vitali per chiudere in bellezza.
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