La nuova Champions League: svolta virtuosa o Superlega 2.0?
La Champions League cambia. Nel tentativo di restare al passo con le nuove esigenze del pubblico, la UEFA ha deciso di modificare il format del torneo più affascinante al mondo.
La rivoluzione avverrà prima di tutto sul piano degli introiti. In una lettera inviata ai club, il capo dell'ECA (nonché presidente del PSG) Nasser Al Khelaifi ha infatti preannunciato un ricavo da 15 miliardi di euro nel triennio 2024-27.
Si tratta di un cambio di rotta intrapreso per rimettere in riga le pecorelle smarrite, ossia quelle squadre ribelli che si sono ammutinate dalla UEFA fondando la Superlega con l'obiettivo di guadagnare molti più soldi.
Una Champions senza Real Madrid, Barcellona e Juventus avrebbe sicuramente meno prestigio, quindi venire incontro alle loro esigenze è una scelta saggia. Eppure, parafrasando una frase di Batman nel film di Cristopher Nolan, "O muori da eroe, o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo".
Magari ci sbagliamo, ma a prima vista le riforme adottate dalla UEFA sembrano una riproposizione di quelle previste dalla Superlega, in cui i pochi potenti hanno la precedenza rispetto al resto dei partecipanti.
Questo lo si vede soprattutto nel nuovo format del torneo. Dal 2024, la Champions League prevedrà quattro squadre in più, portando così a 36 il numero dei partecipanti totali. Si dirà addio ai cari vecchi otto gironi da quattro per abbracciare invece un girone unico. Prima di passare agli ottavi, ogni club disputerà 10 partite, non più 6 come prima. Questo - scrive l'UEFA - serve per aumentare il numero di big match già nelle fasi iniziali della manifestazione. Vi ricorda qualcosa? Piazzare un Liverpool-Real Madrid o un Juventus-Bayern Monaco ai gironi non era un obiettivo della Superlega?
Terminate le 10 partite, la classifica finale permetterà alle prime otto di accedere direttamente agli ottavi, mentre le 16 squadre dal 9° al 24º posto andranno agli spareggi. Dal 25° in giù si torna a casa. Questa selezione racchiude in sé dei tratti di forte elitarismo, perché aumentando il numero delle gare, diminuiscono automaticamente le probabilità di un piccolo club di accedere alla fase successiva.
Spieghiamoci meglio: una squadra che proviene da una piccola realtà, ad esempio dal campionato ungherese, ha più possibilità di qualificarsi agli ottavi in un girone con sole altre 3 avversarie, piuttosto che in un macro-girone con altre 35 contendenti. Se poi, per una sorta di miracolo, la nostra squadra ungherese riuscisse a rientrare tra il 9° e il 24° posto (i primi otto saranno facilmente occupati dalle big europee, quindi i magiari possono scordarseli), dovrebbe anche affrontare degli spareggi. Insomma, il nuovo criterio favorisce, se non altro sulla carta, le realtà già abituate a giocare in Europa.
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