Mourinho, generatore di casi mediatici: è il lato oscuro dello Special One?
Dopo un derby perso, con tanto di sorpasso in classifica per mano della Lazio, verrebbe naturale cercare una sorta di pacificazione, spunti di normalità per non esacerbare ancora gli animi. Apparirebbe insomma logico pensare a un'opera di normalizzazione da parte di un tecnico, per enfatizzare la coesione del gruppo e per dare anche all'esterno un'impressione di unità, senza spazio per casi mediatici o nuove bufere.
Questo, però, accadrebbe seguendo percorsi distanti da quel fattore di imprevedibilità chiamato José Mourinho: un tecnico la cui retorica, si sa, vive ben lontana dalle frasi di rito e dagli atteggiamenti prevedibili. In linea di principio si tratta di una qualità, di un vero e proprio bonus, riuscendo spesso a lanciare messaggi tra le righe facendoli comunque arrivare a chi di dovere, colpendo nel segno.
Una retorica dai due volti
Succede anche semplicemente nella scelta del linguaggio usato, nella scelta delle parole: lo stesso riferirsi ai "bambini", parlando dei giovani della Primavera della Roma utilizzati in prima squadra (come Volpato, in tempi recenti) ha un senso e una ragione ben precisi. Esiste però, neanche troppo sullo sfondo, un rischio non di poco conto di fronte a prese di posizione simili: un discorso che vale oggi pensando a Rick Karsdorp, indiziato principale delle accuse del portoghese, e che è valso in passato rispetto ad altri elementi (come Villar o Diawara, ad esempio).
Innanzitutto l'allusione fatta da Mourinho ai microfoni, senza fare nomi in modo esplicito, è un'arma a doppio taglio: la conseguenza più diretta, e lo stiamo vedendo, è quella della ricerca di un colpevole, una sorta di indagine fatta di retroscena, voci di corridoio e spifferi più o meno reali (o immaginati). Un giochino che, per quanto mediaticamente stimolante, può in qualche modo distrarre l'ambiente dalle questioni di campo, con la sfida contro il Torino già alle porte, prima della lunga pausa dei Mondiali.
Le conseguenze sul mercato
Esiste poi una conseguenza diversa e persino più pesante, qui ci si ricollega a quanto accaduto anche nella scorsa stagione: individuare un giocatore come capro espiatorio e indicarlo come poco professionale, citando addirittura il mercato e la voglia di cederlo a gennaio, fa sì che una risorsa comunque valida possa apparire meno attraente all'esterno, che possa in qualche modo "svalutarsi" rendendo ancor più complesso procedere a un addio remunerativo.
Chiaramente Mourinho non è tenuto a porre l'accento su questioni che non siano quelle strettamente di campo ed è logica la sua amarezza, di fronte ad atteggiamenti scorretti soprattutto se ripetuti, ma è scontato che una simile condotta (davanti ai microfoni) possa riflettersi anche sul valore, almeno su quello percepito, di un singolo. E a quel punto, poi, trovare una destinazione diventa davvero un'impresa complessa.