Milan fuori dall'Europa: una batosta che aiuta a crescere
Se trovarsi esclusi dalla Champions League può potenzialmente rappresentare uno scotto doloroso da pagare, nell'arco di una stagione, può apparire a priori ancor più pesante la contemporanea uscita di scena dalla principale competizione europea e l'abbandono anche di velleità legate all'Europa League, degno premio di consolazione in caso di terzo posto nel girone.
Il Milan, in soli novanta minuti, è passato dal sogno di una qualificazione apparsa a lungo insperata (persino fantascientifica) all'uscita di scena in toto dall'Europa, col quarto e ultimo posto nel gruppo B alle spalle di Liverpool, Atletico Madrid e Porto.
Amarezza e delusione hanno pervaso l'atmosfera del post-partita, così come le parole di Pioli, pensando perlopiù al modo in cui sono maturati i gol dei Reds, cinici ad approfittare delle incertezze difensive del Milan ma proprio i rossoneri, più di chiunque altro, hanno le carte in regola per reggere l'urto dell'eliminazione e per farne un'opportunità di crescita, di maturazione.
Percorso in salita
A modificare il peso specifico dell'uscita di scena, rendendolo meno gravoso, sono anche i presupposti con cui i rossoneri si riaffacciavano, dopo ben sette anni di assenza, all'Europa che conta.
Da un lato era sotto gli occhi di tutti il bagaglio ridotto di esperienza, il folto gruppo di esordienti con cui (a partire dal debutto ad Anfield) Pioli, a sua volta al debutto nella fase a gironi, si preparava ad affrontare il più classifico girone di ferro, composto da una corazzata qual è il Liverpool ma anche da due formazioni sempre ostiche come Atletico Madrid e Porto.
Presupposti che hanno assunto poi dimensioni ancora maggiori col passare dei turni, attraverso decisioni arbitrali controverse o del tutto scorrette che hanno complicato ulteriormente la strada milanista: già arrivare all'ultimo turno con la possibilità di qualificarsi, a posteriori, è un traguardo di tutto rispetto e da non sottovalutare. Un premio di consolazione che non basta ad attutire la delusione, certo, ma che dà una dimensione diversa al percorso, al di là del suo epilogo.
Testa al campionato
Un altro aspetto che cambia i connotati dell'uscita di scena europea del Milan riguarda la possibilità di rivolgere tutte le attenzioni sul campionato, vero e proprio obiettivo dopo una stagione 2020/21 conclusa al secondo posto ma condotta in testa fino al ventunesimo turno, prima del definitivo sorpasso dell'Inter.
Il ruolo di capolista solitaria non regala garanzie, considerata la presenza di Napoli, Inter e Atalanta in appena quattro punti, ma la possibilità di dedicarsi totalmente al campionato può togliere ai rossoneri distrazioni pericolose o cali di tensione sempre dietro l'angolo quando c'è l'Europa di mezzo.
Un'impresa in Serie A potrebbe, più di qualche turno a eliminazione diretta nelle coppe europee, fare la differenza nel percorso di crescita rossonero, con l'auspicio di tornare poi in Champions non più da outsider ma da realtà più solida, più coerente con la tradizione rossonera.
Trova le differenze
Pioli, fin dall'inizio, ha spiegato quanto il Milan dovesse imparare a vedersi come la squadra dei tanti giovani in cerca di una consacrazione, delle tante realtà emergenti, senza sentirsi erede diretto delle grandi squadre che in passato arrivavano spesso e volentieri in fondo alla principale competizione europee.
Una posizione ben diversa da quella di altre società impegnate in Champions, in primis dell'Inter e della Juve: nel primo caso il passaggio agli ottavi risultava un imperativo, dopo i tentativi falliti degli anni scorsi, mentre nel caso dei bianconeri la Champions riveste tuttora il ruolo decisivo di riscatto e di rivalsa in una stagione fin qui complicata, tra passi falsi in campionato e bufere extra-campo.
Tutte situazioni, queste, in cui un'uscita di scena dal palcoscenico europeo avrebbe avuto effetti ben più distruttivi e difficili da assorbire rispetto a quanto, c'è da scommettere, avverrà in casa rossonera.
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