La crescita di Saelemaekers: alter ego di Pioli che si è preso il Milan
Tra i volti più rappresentativi e insieme sorprendenti di questo Milan, ora in testa alla Serie A in solitaria, spicca oggi quello di Alexis Saelemaekers: un protagonista partito di rincorsa, da comparsa non certo al centro dei riflettori, ma rivelatosi capace di ritagliarsi a pieno titolo uno spazio tutto speciale nel gruppo rossonero e soprattutto nelle idee di Stefano Pioli.
Un percorso di crescita, quello del belga, che per certi versi riesce a rendersi emblematico anche rispetto al ruolo di Pioli stesso nelle ultime due stagioni vissute dai rossoneri, sul suo impatto e sul suo passaggio (inatteso) da outsider a protagonista di una rinascita.
Scetticismo iniziale
Il primo nodo, il più saldo, che arriva a connettere Pioli e Saelemaekers è quello di un riscatto vissuto in rossonero, di un percorso partito in sordina a dir poco, in mezzo a un malcelato scetticismo iniziale, e andato poi avanti in maniera del tutto diversa, fino all'attuale idillio (del tutto impronosticabile). Pensando a Pioli torna in mente l'hashtag ironico #padrepioli così come quello ancor più ficcante #pioliout, mobilitazioni premature di una parte di popolo rossonero che non sposava la scelta societaria di puntare sull'ex tecnico di Lazio, Inter e Fiorentina come uomo del dopo-Giampaolo.
Mai profezia fu più inefficace, nei fatti, e lo stesso Pioli ha saputo arrampicarsi attraverso mesi di scetticismo e di fantasmi, su tutti quello di Rangnick, a suon di risultati e di una ritrovata coesione del gruppo, divenendo #padrepioli nel senso più virtuoso del termine. E proprio ricollegandoci a un'ascesa faticosa, con presupposti minacciosi, troviamo Saelemaekers: i primi mesi in rossonero, dopo l'arrivo a fine gennaio 2020, non furono d'impatto e, anzi, lo videro faticare a trovare spazio e continuità in campo, almeno da titolare.
Dal debutto contro il Verona fino all'ultima giornata 2019/20, contro il Cagliari, Saelemaekers collezionò 13 presenze (681 minuti): solo 7 di queste da titolare, le altre da subentrato. Un po' come nel caso Pioli, a tutti gli effetti, il belga si trovò chiamato a rispondere allo scetticismo a priori, a una sorta di snobismo da parte di chi (abituato troppo bene in passato) stentava ad abbracciare questa nuova politica che, successivamente, avrebbe fatto le fortune del club, ben più dei nomi di grido o dei colpi a effetto.
Effetto Pioli
Il percorso di Saelemaekers in rossonero si connette dunque alla perfezione col ruolo di Pioli all'interno del panorama milanista: allenatore capace di dare un'identità al Milan sul campo ma, ancor di più, punto di riferimento per elementi ancora in attesa di consacrazione e di un loro palcoscenico nel calcio che conta.
Giovanissimi, giovani o più esperti ma tutti a caccia di una consapevolezza definitiva dei propri mezzi: il belga è la quintessenza di quanto è accaduto anche con Tomori, Tonali (emerso alla lunga, dopo un anno difficile), Leao o Brahim Diaz. Tanti personaggi in cerca di autore, di un solido punto di riferimento e di inedite certezze: lo stesso Saelemaekers non ha mancato di sottolineare il ruolo di Pioli e dei suoi consigli nel suo percorso di crescita, nella sua consacrazione che lo ha condotto a passare da potenziale meteora a punto fermo, con tanto di rinnovo fino al 2026.
Tuttofare indispensabile
Un tragitto che si spiega senz'altro a livello mentale, con la capacità di trarre il meglio da un tecnico e dai suoi consigli, ma che ha una sua manifestazione lampante sul fronte tattico: Saelemaekers incarna meglio di chiunque altro il concetto spesso inflazionato di jolly.
Un concetto talvolta collegato alla poco felice nomea di chi sa fare tutto ma neanche troppo bene, di tappabuchi, ma che col belga si eleva e ritrova invece onore: la versatilità del classe '99 si traduce nella possibilità di occupare altri ruoli oltre a quello di ala destra nel 4-2-3-1, sì, ma soprattutto nei tanti fondamentali in cui anche a livello statistico Saelemaekers si mette in mostra nelle due fasi.
Fin qui ha collezionato 2 assist e un gol, peraltro di pregevole fattura, ma si è distinto per intelligenza tattica oltre che per generosità e corsa, facendo da equilibratore imprescindibile nello scacchiere di Pioli. Sorprende in sostanza la bontà dei suoi numeri sia in fase offensiva (passaggi chiave e dribbling riusciti, 15esimo in Serie A) che in fase di contenimento (primo per numero complessivo di tackle e di intercettazioni tra i rossoneri). Tracce e indizi di un percorso virtuoso, di un esempio fatto di abnegazione e lavoro, per raccoglierne poi i frutti nel tempo.
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