Una favola col colpo di scena finale, Messias al Milan: cosa può dare ai rossoneri?

Junior Messias
Junior Messias / Maurizio Lagana/Getty Images
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Il mercato del Milan porta indubbiamente addosso i segni di un contesto calcistico particolare, con punti critici evidenti, tanto da aver preso il via coi dolorosi addii di Donnarumma e Calhanoglu senza ottenere niente per il loro cartellino. Quella di Maldini è stata poi una scelta di campo, proseguendo con la sessione estiva, una scelta all'insegna della fiducia nei più giovani (Tomori, Diaz, Tonali) affiancata all'inserimento di elementi più esperti come Bakayoko, Florenzi e Giroud, col primo peraltro già protagonista in rossonero in passato. L'ultimo colpo va in una direzione diversa, come una variabile impazzita chiamata a rimescolare le carte: Junior Messias è di fatto il jolly finale, un'idea che agli occhi di qualcuno potrebbe avere il sapore del "ripiego" rispetto a grandi nomi trattati e al palcoscenico rossonero in sé ma che, di certo, non manca di esercitare fascino.

Junior Walter Messias
In B col Crotone / Gabriele Maltinti/Getty Images

Una favola rara

Si abusa spesso e volentieri del termine favola, quando si tratta di descrivere la parabola di una carriera segnata da salti di categoria o da impennate improvvise, cercando di ricreare il mito del talento "naturale" che si è fatto strada tra mille difficoltà. In questo caso, però, è improponibile l'intento di spostarsi da qui: la dimensione del sogno reso reale, dell'inverosimile che diventa vero, è un passaggio obbligatorio rapportandosi all'approdo di Junior Messias al Milan. Lo è perché, di fatto, lo stesso auspicio di essere calciatore professionista (prima ancora di pensieri sulla Serie A) è rimasto a lungo una chimera da inseguire, una ripida scalata piena di ostacoli, col bivio costante tra realtà e utopia a fare da sfondo. La spinta di Ezio Rossi fu un propulsore fondamentale per crederci davvero, per emanciparsi dall'idea comunque degna di vivere il calcio come una passione e non come un lavoro, e la stagione al Casale con l'ex Toro mise un primo perno per iniziare la scalata.

Un'ascesa che, nei tempi, poteva persino essere fulminante, conducendolo poi direttamente dal Chieri (Serie D) alla Serie B con la Pro Vercelli ma che, per ragioni meramente burocratiche, essendo extracomunitario proveniente dai dilettanti, visse un inevitabile fase di stallo. E allora, anziché saltare la gavetta, Messias continuò a restare a distanza siderale dai lustrini del calcio: il talento era sotto gli occhi di tutti e, in qualche modo, la chimera del professionismo sarebbe diventata reale, tangibile. La promozione in C col Gozzano permise di lasciar da parte ogni cavillo burocratico, ogni ostacolo che non fosse calcistico, e sbloccò poi il triplo salto: C col Gozzano (4 gol e un assist in 32 presenze), B col Crotone (6 gol e 6 assist in 34 presenze) e infine Serie A sempre coi calabresi (9 gol e 4 assist in 36 presenze). Una favola già compiuta, già degna di essere raccontata come rara eccezione in un mondo di professionisti costruiti a tavolino e spinti al massimo fin dal principio, una favola che trova adesso un colpo di scena esplosivo, persino fuori contesto, che trascina il discorso su un piano diverso.

Premiare il merito

Difficile che nella mente di Maldini non si sia affacciato un auspicio, un desiderio, nell'estate dei simboli svaniti nel nulla e dei legami interrotti: se due come Donnarumma e Calhanoglu hanno scelto di lasciar da parte i rossoneri, insomma, perché non puntare davvero su chi vede il Milan come un punto di arrivo in senso assoluto? Niente più spazio per le buone parole di un procuratore influente o per un video confezionato ad arte, solo la voglia di riconoscere dignità e valore a un talento che non ha solo fatto la gavetta ma che, a tutti gli effetti, è stato a lungo un tutt'uno con questa, vedendosi tarpare le ali in un costante volo frenato poco prima di spiccare. Un discorso che peraltro trova un conforto anche nei numeri: generalmente, salendo di categoria, questi calano e si ridimensionano, togliendo l'aura del campione e lasciando addosso quella del talento a metà. Qui invece siamo di fronte a un curioso percorso inverso, come un Benjamin Button delle statistiche che, salendo di categoria, vede aumentare il proprio contributo anziché ridurlo.

Il rovescio della medaglia

Esiste d'altro canto il senso costante di quel che è stato, accanto al gusto della favola dall'esplosivo lieto fine. Esiste cioè un confronto implicito tra quel che rappresenta Messias e quel che rappresenta il Milan, tra gli anni da fattorino che giocava per passione e i minuti che precedono un Milan-Liverpool di Champions League. Non solo un abisso, in sostanza, ma due storie diverse che s'incrociano: come se a metà di una commedia ci ritrovassimo proiettati tra astronavi e pianeti lontani, senza capire come e perché sia successo. Un senso di confronto amplificato poi dal palato fino di chi pensava a Ziyech, da chi si immaginava Isco, trovandosi invece di fronte un ragazzo brasiliano da sempre fuori dai radar, l'outsider per eccellenza in un mondo fatto di altri colori.

Stefano Pioli
Indicazioni di Pioli / Soccrates Images/Getty Images

Cosa può dare al Milan

Scendendo dai libri di favole e passando alle lavagne tattiche, a quella di Pioli in questo caso, troviamo un giocatore che negli ultimi anni ha reso al meglio come seconda punta nel 3-5-2 accanto a un colosso come Simy, altra nota lieta del Crotone nonostante la retrocessione. Citando però Ezio Rossi, chi insomma conosce al meglio il brasiliano di Belo Horizonte, è possibile immaginare Messias in ogni ruolo dal centrocampo in su: è vero, del resto, che a Crotone è stato utilizzato persino come mezzala, a testimonianza della sua versatilità e dell'impossibilità di associarlo immediatamente a una singola posizione sul campo.

Facendo i conti con le esigenze di Pioli e del 4-2-3-1, però, le soluzioni più naturali sono due: o alternativa a Brahim Diaz sulla trequarti o alternativa a Saelemaekers sulla destra. Messias ha spesso vestito i panni dell'ala destra nel 4-3-3 ma non ha avuto modo di giocare di frequente in moduli che prevedessero un trequartista, quel che conta ad ogni modo è il tipo di contributo che potrà dare: Pioli avrà modo di alternarlo con gli altri interpreti a disposizione, soprattutto con Saelemakers, quando riterrà di aver bisogno di quel bonus di dribbling e fantasia per sparigliare le carte. Parliamo del resto del secondo giocatore per dribbling riusciti nella stagione 2020/21, 105 contro i 122 di De Paul, e di un elemento che dunque ha pochi rivali quando si tratta di saltare l'uomo, di eludere l'intervento del difensore con finte e strappi improvvisi. Non solo un funambolo però ma un giocatore in grado di segnare e far segnare, efficace e funzionale dunque: una freccia in più per Pioli, un'alternativa effettivamente complementare agli altri elementi a disposizione sulla trequarti.


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