È stata la mano di Dio: il gesto che spiega Diego Armando Maradona

La Mano de Dios
La Mano de Dios / KONTROLAB/GettyImages
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La selezione di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino come rappresentante del cinema italiano agli Oscar 2022, nell'ambito della sezione del miglior film straniero, non sancisce solo l'ulteriore riconoscimento per il regista napoletano ma riporta in auge un gesto che, più di altri, racconta e definisce la natura beffarda, contraddittoria e folle del calcio: non un logico specchio di valutazioni e calcoli, niente di prevedibile e consolante ma, all'opposto, una summa di sadomasochismo che appassiona e ferisce, che esalta e tradisce.

Un gesto che, al contempo, continua a raccontarci in modo diretto ed efficace la figura di Diego Armando Maradona.

Diego Maradona
Un gol rimasto nella storia / El Grafico/GettyImages

Cos'è la Mano de Dios

Sesto minuto della ripresa dei quarti di finale di Messico '86, si affrontano Argentina e Inghilterra ed è il 22 giugno del 1986, stadio Azteca. L'Albiceleste è reduce dal bollente e combattuto ottavo di finale con l'Uruguay, vinto per 1-0, l'Inghilterra di Lineker dal canto proprio ha superato il Paraguay con un liscio 3-0: si arriva così allo scontro per decidere le semifinaliste, con un'Argentina pronta a scoprire con tutta la potenza del caso (qualora qualcuno avesse avuto ancora dubbi) cosa significhi avere un Maradona in squadra anzichenò.

Quinto minuto, dicevamo, e Hodge alza un pallone rischiosissimo in direzione del portiere Shilton che, sorpreso dalla giocata del compagno, si vede anticipare "non si sa come" da un Diego Armando Maradona già migliore in campo e pronto poi a deliziare tutti, 5 minuti dopo, con quello che entrerà nella storia come il gol del secolo.

Non si sapeva come, dunque, almeno sul momento. Basta però riguardare quel che sembrava un colpo di testa da rapace, un gesto scaltro visto tante volte, per accorgersi quanto le veementi proteste inglesi fossero ampiamente giustificate: Maradona aveva sì colpito con la testa, peccato però che sulla fronte ci fosse anche il suo pugno sinistro. Un pugno poi mostrato beffardamente, esultando, come a rivendicare qualcosa anziché a nasconderlo sotto al tappeto: "Per metà è stata la testa di Maradona, per metà la mano di Dio".

Il racconto

"Diciamo che Diego se lo meritava, forse anche per l'astuzia, la furbizia, lui sa che è perfettamente irregolare ma nel repertorio e nel bagaglio di Maradona c'è anche la capacità di sfruttare tutte le circostanze, tutte le occasioni" così Giorgio Martino, storica voce Rai e commentatore di quel quarto di finale, provò a definire ciò che quella rete aveva in sé, centrando anche il punto.

Un punto sportivo, come gesto in grado di sbloccare la partita, ma che di fatto riesce a racchiudere qualcosa che esula dal calcio, un po' come la figura stessa di Maradona. Il contesto che vedeva Argentina e Inghilterra sfidarsi portava ancora i segni del conflitto concluso proprio 4 anni prima, quella Guerra delle Falkland che tanti strascichi aveva lasciato e tante cicatrici, sia riflettendo sugli sconfitti, su quell'Argentina che vide crollare il governo militare dopo 6 anni ma anche su un'Inghilterra che, guidata dalla Thatcher, vide fomentate spinte imperialiste, ricollegandosi con un retaggio che pareva sopito.

Diventa chiaro come il discorso prettamente sportivo riesca a ritagliarsi un angolo angusto, rispetto alla cornice generale descritta, almeno a livello logico ma, al contempo, un campo da calcio può diventare terreno di rivalsa, terra di conquista, sede di una vendetta tutt'altro che sportiva.

E in quell'occasione, nei due Paesi coinvolti, s'intrecciavano spinte diverse e contrapposte: rimarcare la supremazia, ripetere sul campo le memoria bellica anziché dimenticarla, oppure "giocare col pallone e non coi fucili", citando lo stesso Maradona interpellato sul valore di quella sfida. Quel momento specifico però, quel connubio magico di scaltrezza e follia, spinge oltre il racconto e ridefinisce la figura stessa del dieci argentino, arricchendola anziché affossandola o macchiandola.

La Mano de Dios spiega Maradona

Perché se un giocatore qualsiasi, anche un campione unanimemente riconosciuto, compie un gesto poco sportivo viene poi subissato dai fischi e trova macchiata la "fedina penale" della sua coscienza, vita natural durante? E perché invece Maradona no?

Il succo della questione è fatto di coerenza, è permeato dell'identità di un uomo che entra in quella del calciatore e non si può più separare da questa. Ovvero lo stesso gesto compiuto da qualcuno può essere un furto, un abominio, un'ingiustizia e invece, realizzato da un altro, diventa intuizione, meraviglia o estasi.

La bilancia pende assolutamente dalla seconda parte, qui, e lo fa anche per il gol con cui poi Maradona è riuscito, pochi minuti dopo, a salire un ulteriore scalino della storia, in una sola partita, in pochissimi giri d'orologio, per poi concedersi un'ulteriore doppietta (in semifinale) e realizzare il sogno del trionfo al Mondiale.

Diego Armando Maradona
Diego Armando Maradona / Marcos Brindicci/GettyImages

Coerenza in un gesto antisportivo per antonomasia, sì, poiché lo richiedeva il contesto, poiché in linea con un gruppo tutt'altro che coeso, tutt'altro che sereno e limpido, come quello messo insieme da Carlos Bilardo. Un filo chiaro e indistruttibile che ha sempre seguito Maradona, a metà tra il giorno e la notte, tra ciò di più basso e ciò di più alto ci sia, un quadro contraddittorio (proprio come il calcio) in cui la pennellata di quella mano appare, per assurdo, perfetta.


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