La Serie A non è (più) la Mecca del calcio mondiale. I "casi" Vidal e Håland
Il calcio è cambiato e spesso, forse, non riusciamo a rendercene conto. La Serie A una volta veniva vista come il campionato più competitivo e difficile del mondo. Ma è davvero così? Giocatori come Ibrahimovic, Ribery, Godin, Vidal, Kolarov e tanti altri riescono ancora a fare la differenza in Italia pur avendo alle spalle tanti anni di carriera e non potendo essere più, per ragioni soprattutto anagrafiche, al top della loro carriera. Ecco perché Antonio Conte, allenatore dell'Inter, ha rinunciato a Tonali, calciatore promettente e giovane, preferendogli l'usato sicuro, Vidal.
Difficilmente un calciatore, arrivato all'apice della propria carriera, decide di trasferirsi dall'estero in Italia. Per tanti la Mecca è un'altra. Si privilegiano Premier League, Bundesliga o la Liga spagnola. In Italia, ma anche in Francia spesso i giocatori riescono a rilanciarsi oppure ad attestarsi a un certo livello. Si veda quanto è accaduto a Thiago Silva. Il difensore ha scelto di andare in Inghilterra, ma il suo esordio con il Chelsea è stato certamente da dimentica. In Premier i ritmi sono altissimi, è molto complicato riuscire a fare bene.
Il calcio italiano sembra contare sempre meno in Europa. Lo spettacolo è sicuramente meno attraente rispetto al passato e l'emergenza sanitaria provocata dal Coronavirus ha solo ingigantito un problema che era palese già da tempo. La situazione potrebbe migliorare dando maggiore spazio ai giovani. Occorre investire sui vivai italiani, permettere ai giovanni anche di sbagliare. Su Erling Håland, per citare un solo esempio, la Juventus era arrivata prima di tante altre squadra. La trattativa è naufragata anche perché i bianconeri avevano prospettato all'attaccante un ruolo, almeno inizialmente, non di primo piano. Il Borussia lo ha invece messo al centro del progetto. Basta con la logica del risultato ad ogni costo. Le società imparino a ragionare anche in modo prospettico. Ne gioverebbe tutto il movimento italiano...
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