L'esplosione di Amrabat è un fantasma o un'opportunità per la Fiorentina?

Sofyan Amrabat
Sofyan Amrabat / ANP/GettyImages
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La natura talvolta schizofrenica delle valutazioni fatte da tifosi e addetti ai lavori, anche delle più granitiche e apparentemente fondate, è resa evidente e inesorabile non appena il pallone rotola: un Mondiale, con forza ancora maggiore rispetto ad altri contesti, riesce così a rendere protagonista chi era stato poco più che comparsa o, al contrario, riesce ad affossare chi - sulla carta - doveva essere una stella di prima grandezza.

Uno dei percorsi più virtuosi è stato quello compiuto da Sofyan Amrabat, anche grazie a un Marocco che ha saputo imporsi come Nazionale compatta, ricca di talento oltre che di carica agonistica, come una delle realtà migliori del Mondiali al di là di quello che sarà l'esito della semifinale con la Francia. Difficile trovare una vetrina più efficace di una realtà calcistica che sta facendo la storia, che l'ha già fatta, e quando si vestono i panni del leader carismatico diventa ancor più chiaro come i riflettori si spostino all'unisono.

Sofyan Amrabat
Amrabat / Gabriele Maltinti/GettyImages

Tutti pazzi per Sofyan

Il centrocampista della Fiorentina è stato individuato come una delle rivelazioni assolute di Qatar 2022 e ha ricevuto benedizioni eccellenti e pesanti come quelle di Luis Enrique e Ibrahimovic, pronti a sottolinearne le qualità. Si tratta a tutti gli effetti di una tempesta perfetta: se pochi mesi fa qualcuno avesse ipotizzato una possibile plusvalenza dovuta alla cessione di Amrabat sarebbe stato, come minimo, tacciato di un visionario ottimismo.

Del resto è noto come il centrocampista marocchino abbia vissuto l'anno scorso all'ombra di Torreira, pur riscattandosi nella seconda parte di stagione, e abbia patito lo scotto di una cifra (quella pagata al Verona) che lo rende tutt'ora il terzo giocatore più pagato di sempre dalla Fiorentina (secondo solo a Nico Gonzalez e Cuadrado).

Passare dallo status di potenziale esubero a quello di pezzo pregiato è dunque, in sé, un motivo per sfregarsi le mani: in casa viola già da tempo si è riscoperto un Amrabat diverso ma, è evidente, il palcoscenico di un Mondiale ha saputo alzare ancor di più l'asticella sul fronte del mercato.

La crescita del giocatore, insomma, non è più colorata solo di viola e in tanti stanno facendo valutazioni sulla possibilità di investire una cifra vicina ai 40 milioni. Una cifra che già in sé merita di far vacillare, sarebbe ipocrita negarlo, così come sarebbe illusorio pensare che il corteggiamento di società che giocano la Champions League lasci immune il giocatore ed il suo entourage.

Nessun caso in vista

Esiste poi, come cornice, un aspetto da non sottovalutare: rispetto ai casi e alle burrasche legate a Chiesa e Vlahovic, passati alla Juventus e vissuti a Firenze come "traditori" per una simile scelta, il fronte Amrabat non fa registrare possibili scontri o un'aria particolarmente tesa, neanche pensando al rapporto con la proprietà.

Nota è la passione di Commisso per il centrocampista marocchino, portato in viola dal Verona proprio su spinta diretta del presidente, ed è chiaro come il dialogo costante tra i due sia una garanzia per evitare uno strappo, per evitare nuovi casi di mercato sulla falsariga di quelli passati. Una forma di rispetto mostrata anche dal giocatore stesso in recenti dichiarazioni a Marca: Amrabat si è detto lusingato dell'interesse dell'Atletico, apprezzando Simeone, ma ha spiegato di dare un valore tutt'altro che banale al rapporto con Commisso, con la dirigenza e con Italiano.

Rocco Commisso
Rocco Commisso / Gabriele Maltinti/GettyImages

Volendo tenere alla larga il "brivido" da cifre Mondiali, provando a mantenersi in equilibrio tra i pro e i contro di una cessione, possiamo arrivare alla chiave dal discorso: l'addio di Amrabat a gennaio non può e non deve essere una missione della Fiorentina, una sorta di tassa da pagare, e solo la chiara volontà del giocatore di seguire sirene di mercato (comprensibilmente) potrebbe portare a muoversi in quel senso in vista della prossima estate.

Il tutto, ovviamente, avendo ben chiaro in testa il tipo di giocatore che servirebbe per prenderne il posto, soprattutto in base alle idee di Italiano (4-2-3-1 insieme a Mandragora oppure un interprete ideale come vertice basso nel 4-3-3). Al di là dell'epilogo della vicenda di mercato, però, possiamo notare come oggi - anche per un contratto che il club potrebbe estendere al 2025 - la posizione di Amrabat non rappresenti una minaccia o un caso: al momento, insomma, la Fiorentina ha ancora in mano tutte le carte migliori da giocare.