L'Avvelenata poteva scriverla Sarri: Guccini, l'allenatore e le cose fuori posto

Francesco Guccini
Francesco Guccini / Mario Carlini - Iguana Press/Getty Images
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Provare ad accostare la figura di Francesco Guccini al mondo del calcio suona forse come il classico "cavolo a merenda", come un'accozzaglia insensata di umori che non stanno insieme, come uscire di casa con colori abbinati a caso. Una cacofonia dichiarata a priori. Certe forzature fanno parte della retorica e dei racconti, ci vedono procedere per tentativi, unendo puntini distanti: c'è bisogno di un tratto che aiuti a creare questa unione, di un filo conduttore che spezzi il corto circuito, e soltanto Maurizio Sarri può rendere permeabile il mondo del calcio rispetto al mondo di Guccini.

Sarri potremmo vederlo come, banalmente, l'allenatore della Lazio ma qui, o meglio nel rifugio gucciniano di Pavana, lo vediamo come l'emblema di un calcio che prova a uscire da sé, a sconfinare altrove, sia nei temi che nei tempi. Un incontro tra due outsider, tra due uomini costantemente presi dalla riflessione sul sistema (musicale o calcistico che sia), con L'Avvelenata al centro della discussione: l'avrebbe potuta scrivere Sarri, magari quando guardava da sotto e da lontano il calcio dei "grandi" o, ancor di più, quando la Juventus gli ha voltato le spalle per ripiegare su scelte profondamente diverse, verso altre idee.

Allenatori drogati di calcio, immersi ventiquattrore al giorno, sette giorni alla settimana, sulle analisi di ogni dato di ogni singolo calciatore, sull'osservazione di possibili acquisti, sullo studio di nuove soluzioni. Ma non si vive solo di questo, nel mondo di Sarri almeno, e l'abnegazione nel lavoro non toglie spazio al sogno di un uomo di incontrare il suo cantante del cuore, quello ascoltato in concerto, quello che ne ha accompagnato i passi e la vita al di là del pallone. E Guccini pronto a non porsi da idolo, a non assecondare le voci che lo raccontano come orso: nessun distacco formale e snob dal patinato mondo del pallone ma tanta voglia di confrontarsi, la curiosità delle menti vivaci, anche quando non si ragiona di filosofi, di nostalgie o di bottiglie di vino.

Maurizio Sarri
Sarri all'Allianz / Soccrates Images/Getty Images

Amici che si parlavano, racconta Bartoletti (terzo amico, non terzo incomodo), senza concessioni al "mito" o al personaggio ma con la voglia di spaziare da Cristiano Ronaldo alla vita dei vicoli di Pavana, dai pronostici sullo Scudetto agli Appennini, dalla Serie A alle intime storie di famiglia. Con un filo conduttore non più cacofonico ma armonioso, come sanno essere talvolta gli oggetti messi fuori posto.