Nuovi tecnici in Serie A: chi ha avuto l'impatto migliore fin qui? Chi il peggiore?

Mourinho e Spalletti
Mourinho e Spalletti / Soccrates Images/GettyImages
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Una nuova sosta per gli impegni delle Nazionali, una sosta particolarmente significativa per l'Italia di Mancini in ottica Qatar 2022, permette di concedersi un parziale bilancio di quel che le prime 12 giornate di campionato hanno espresso, consente anche di capire quanto i nuovi allenatori delle squadre di Serie A abbiano fatto la differenza in positivo come in negativo.

Le panchine cambiate nel corso dell'estate, senza contare le squadre arrivate dalla B e l'avvicendamento dunque tra Dionisi e Andreazzoli, sono state 11, un numero importante, e tra i nuovi allenatori c'è già chi ha salutato la squadra, è il caso di Di Francesco sostituito con Tudor dopo la terza sconfitta consecutiva su 3 partite.

I tecnici presi in considerazione saranno dunque Vincenzo Italiano alla Fiorentina al posto di Iachini, Simone Inzaghi all'Inter per il dopo-Conte, il ritorno di Max Allegri alla Juve, Maurizio Sarri alla Lazio per sostituire Inzaghi, Luciano Spalletti per il dopo-Gattuso a Napoli, José Mourinho e il suo approdo alla Roma, Roberto D'Aversa alla Samp, Alessio Dionisi per il delicato dopo-De Zerbi al Sassuolo, Thiago Motta per sostituire Italiano allo Spezia e Ivan Juric per il rilancio del Torino.


Questione di numeri

L'aspetto numerico è quello che, per quanto parziale e limitato, ci aiuta a capire quanto in 12 giornate i vari nuovi tecnici abbiano fin qui lasciato un'impronta, un impatto a livello di punti, sulle rispettive squadre rispetto ai loro predecessori. Osservare il confronto tra la classifica della stagione 2020/21 e quella in corso permette dunque di notare come Spalletti, Italiano e Juric siano stati quelli ad avere un miglior effetto sui punti in classifica delle loro squadre, +8 sia per Napoli che per Fiorentina e Torino.

Lorenzo Insigne, Luciano Spalletti
Spalletti e Insigne / Francesco Pecoraro/GettyImages

Bisogna poi osservare come, oltre agli esempi positivi citati fin qui, ci sia un solo altro caso in cui a livello di punti il cambio in panchina è riuscito a giovare: Sarri, nonostante i casi e le polemiche, ha portato comunque la Lazio a +3 rispetto alla classifica della scorsa stagione dopo la dodicesima giornata. C'è anche un caso di parità da segnalare: i punti dello Spezia di Thiago Motta, 11, sono esattamente gli stessi che aveva raccolto Italiano allo stesso punto della stagione scorsa.

In ben 5 casi, invece, cambiare tecnico non ha portato fin qui punti in più e anzi ha penalizzato: l'Inter con Inzaghi è a -2 dal 2020/21, Allegri è a -6 rispetto alla Juve di Pirlo, Mourinho e D'Aversa sono a -5 rispetto alla scorsa stagione, Dionisi infine è addirittura a -9 rispetto all'ultimo Sassuolo di De Zerbi.

Osservando i casi più virtuosi, Italiano, Spalletti e Juric, troviamo anche altri numeri confortanti: i viola hanno segnato 16 gol e ne hanno subiti 14, nella scorsa stagione a questo punto ne avevano segnati 12 e subiti ben 20; il Napoli fin qui ha segnato 24 gol e ne ha subiti appena 4, nella stagione scorsa a questo punto ne aveva segnati ben 27 ma ne aveva subiti 8 (il doppio di quest'anno), il Toro fin qui ha segnato 15 gol e ne ha subiti 12 mentre a questo punto della stagione 2020/21 aveva segnato 20 gol ma ne aveva subiti addirittura 30.

Massimiliano Allegri
Max Allegri / CPS Images/GettyImages

In tutti questi casi virtuosi, dunque, si segnala come i nuovi tecnici abbiano regalato solidità difensiva alle rispettive squadre, in modo esponenziale pensando a Spalletti, dando continuità a viola, azzurri e granata. L'altra faccia della medaglia vede Dionisi e il suo Sassuolo con 17 gol fatti e 18 subiti, rispetto al bilancio di 22 gol fatti e 13 subiti della stagione scorsa, e vede un Allegri che con la sua Juve ha un bilancio di 16 gol fatti e 15 subiti a fronte dei bianconeri di Pirlo, con 23 reti segnate e 11 subite.

Non solo punti

Ridurre tutto a una questione di numeri sarebbe deleterio, ogni situazione del resto presenta tratti unici che rendono più o meno brillante l'impatto del singolo tecnico e che permettono di leggere i numeri sotto una luce diversa: Vincenzo Italiano, ad esempio, può a ragione veduta essere premiato come il tecnico capace di dare un'impronta più chiara e netta, arrivato in un contesto come quello viola che presentava più ombre che luci e contando con una rosa arricchita ma non rivoluzionata. In tal senso la capacità di rispolverare risorse che sembravano perdute appare la chiave, con elementi come Duncan e Saponara tornati validi e utili alla causa dopo stagioni difficili.

Un approccio più propositivo e una personalità più intraprendente completano il quadro e fanno capire come l'impatto sul mondo gigliato sia stato dirompente. Juric non ha molto da invidiare al collega, il Torino è una squadra irriconoscibile rispetto a quella dell'ultima stagione, ha ritrovato compattezza e capacità di attaccare con intensità, esaltando i giocatori già in rosa e trovando giovamento dai nuovi arrivi (Pobega e Brekalo su tutti).

Vincenzo Italiano
Vincenzo Italiano / Marco Canoniero/GettyImages

Spalletti, al contempo, partiva da una base diversa e più importante rispetto a quella dei due colleghi appena citati, il suo merito più grande può però essere individuato nel senso di solidità difensiva che la squadra ha saputo trovare, con la capacità poi di ruotare correttamente i giocatori a disposizione e di sfruttare la profondità di una rosa di primo livello.

Al contempo, dall'altra parte, anche le situazioni negative richiedono di essere soppesate diversamente: Pirlo lo scorso anno poteva contare su un Cristiano Ronaldo in più, con Allegri che si è dunque trovato a perdere il suo fuoriclasse in extremis. Un aspetto che ci fa capire come, di fatto, anche il singolo campione possa (da solo) portare in dote punti e posizioni di classifica.

Da valutare in modo poco lusinghiero il bilancio di Roma e Sassuolo, al di là anche del discorso numerico: nel primo caso sono già arrivate sconfitte in quantità e la rosa non appare del tutto coerente con l'impronta del tecnico, se non in alcuni interpreti, mentre nel caso del Sassuolo è emersa in tutta la sua forza l'importanza di De Zerbi nel valorizzare la rosa a disposizione.

Il tutto al netto di altri aspetti fondamentali, da un lato gli episodi non imputabili ai tecnici (infortuni o valutazioni arbitrali) dall'altro il peso di un calendario che, dopo la dodicesima giornata, si fa sentire ovviamente in modo diverso per le varie squadre.


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