Il Sarrismo non si colora di bianconero: un fatto di DNA, epilogo già scritto

La Juventus ha esonerato Maurizio Sarri, i "giorni di riflessione" di Agnelli si sono tramutati in ore e la decisione è stata rapida, fulminea. L'eliminazione dalla Champions League, l'ennesima, e una stagione finita con un solo titolo (non accadeva da tempo) sono stati fatali ma, ovviamente, sarebbe riduttivo farne solo un discorso di risultati.
Ufficiale | Maurizio Sarri sollevato dall'incarico. https://t.co/rYAzQtGAg9 pic.twitter.com/oOYWGJGM4Y
— JuventusFC (#Stron9er ?????????) (@juventusfc) August 8, 2020
Questo perché uno Scudetto in casa Juve, ormai, non è più un timbro o una garanzia: ne sa qualcosa Allegri, esonerato da vincente ancor prima di Sarri. Vincere è l'unica cosa che conta? No, vincere non è abbastanza, ormai. La Champions, sì, la solita maledizione bianconera...ma non solo. L'arrivo di Sarri a Torino rappresentava un cambio di rotta, una dichiarazione d'intenti: vincere costruendo un gioco che diverta, aggiungere un senso estetico - il marchio del Sarrismo - allo schiacciasassi bianconero, meccanismo già oliato.
Eppure qualcosa si è rotto o non è mai scattato: una questione di DNA, forse, di una pretesa rigettata dal mondo bianconero. L'anti-Juve che conquista la Juve si è tramutato in un oggetto estraneo, un elemento chiamato fin da subito a "convincere" tutti di essere all'altezza, senza mai diventare parte di quell'identità. Il tanto celebrato e citato Sarrismo non parla bianconero, necessita di un motore diverso, di pretese più orientate al "modo" che non al raccolto finale. Il messaggio alla fine è arrivato, forte e chiaro, e Agnelli non ha potuto far finta di niente.
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