Il contadino esploratore e i conti che tornano: la mano di Corvino sul Lecce

Il Lecce sorprende in Serie A e somiglia al proprio direttore sportivo: una storia di coraggio, intuito ed esperienza.
Pantaleo Corvino
Pantaleo Corvino / Donato Fasano/GettyImages
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Uno degli imperativi quando s'intende realizzare al meglio una ricetta, soprattutto quando è la prima volta che ci si prova, risiede notoriamente nella cura con cui si seguono indicazioni, quantità e qualità degli ingredienti: spesso insomma, provando ad andare a occhio o a intuito, l'esito ne risente mentre - al contrario - mantenersi meticolosi genera solitamente un buon risultato.

Al contempo possono capitare quei guizzi o quelle deviazioni che, seppur raramente, danno ancor più valore a una ricetta riuscita e la portano al di fuori della consuetudine, sorprendendo. Due percorsi diversi ma applicabili anche al calcio, dove lo spazio per i guizzi e le sorprese è forse ancor più evidente e dove, spesso, l'imponderabile riesce ad avere la meglio su ciò che sulla carta parrebbe "scientifico".

L'ottimo inizio di stagione del Lecce dimostra come, anche fuori dai cliché e dei luoghi comuni, esista uno spazio virtuoso da percorrere: uno spazio, questo, fatto di fantasia, appunto di intuito ma anche di rivalsa e di coraggio. Diventa chiaro come un percorso simile, come quello di un Lecce ancora imbattuto in campionato dopo cinque giornate, passi da una coerenza di base e da una mano esperta come quella di Pantaleo Corvino: i connotati dei giallorossi, al di là del lavoro di Roberto D'Aversa, sono proprio quelli del direttore sportivo e ne ricalcano fedelmente la storia e la carriera.

La componente umana

Se da una parte volessimo collocare l'algoritmo, come totale rinuncia alla componente umana/intuitiva, potremmo rispondere considerando Corvino all'estremo opposto, come un orgoglioso rappresentante di quella saggezza popolare che ti conduce a fare tanto con poco, che ti permette di non ricercare necessariamente l'abbondanza, potendo sfruttare invece i frutti del lavoro e della fantasia, il loro lato più luminoso.

Lecce v Pordenone - Serie B
Corvino / Donato Fasano/GettyImages

Un po' come quei contadini che sanno già in anticipo che tempo farà, che sanno leggere i segnali, i venti o le impressioni: esperienza e conoscenza si tramutano dunque in valutazioni efficaci, scientifiche negli effetti anche se profondamente umane nella loro genesi. Un Corvino che sa essere "contadino" con la sua capacità di fare di necessità virtù, facendo valere l'esperienza, ma che da sempre si distingue come "esploratore" e rivendica puntualmente questa sue indole: "Io mi industrio e per cercare talenti vado fino a Capo Horn" ha recentemente spiegato il DS salentino a Repubblica, raccontando i principi e le valutazioni del proprio approccio al calciomercato e all'opera di scouting.

Di necessità virtù

Lo stesso Corvino ha anche lasciato intendere di non voler sponsorizzare a priori la fascinazione per il nome esotico, la ricerca del talento che viene da lontano come vezzo fine a se stesso: per l'ex dirigente della Fiorentina si tratta di una necessaria deviazione dai gorghi del mercato italiano, un contesto che secondo Corvino ha vissuto un impoverimento negli ultimi anni. Superare i confini nazionali diventa, in sostanza, un fatto di sopravvivenza, di rapporto tra qualità e prezzo, diventa un modo per uscire da binari che (a dire del DS del Lecce) non danno più alcuna garanzia.

Mohamed Kaba
Kaba / Jonathan Moscrop/GettyImages

Tornando dunque ai luoghi comuni abilmente elusi dal Lecce, oggi, potremmo considerare da un lato un discorso di discontinuità: i giallorossi, dopo una salvezza insperata raggiunta con Baroni, hanno cambiato sia guida tecnica che numerosi componenti della rosa, perdendo elementi importanti come Hjulmand, Ceesay e Umtiti, muovendosi poi con fantasia e coraggio per sostituirli. Un mercato estivo movimentato e multiforme, del tutto distante dai binari più attesi e prevedibili di chi vuole la salvezza: colpi come Krstovic dal campionato slovacco, Kaba dalla Ligue 2, Ramadani dal campionato scozzese o Touba da quello turco dimostrano come, la componente del rischio e dell'esplorazione siano risorse (e non minacce) per chi vuole puntare alla salvezza.

La gioventù è un affare

Il coraggio delle scelte appare la cornice entro cui inserire tutto il discorso, per un discorso geografico - come detto - ma ancor di più per un fatto anagrafico: Corvino sottolinea quanto la rosa del Lecce, nel complesso, sia tra le più giovani d'Europa (considerando anche chi non sta trovando spazio) e le statistiche legate a chi è sceso in campo confermano tutto pienamente, vedendo i salentini come squadra dall'età media più bassa in Serie A (24,1 anni di media).

In tal senso l'indole da esploratore si collega e si rinforza, chiaramente, nella capacità di far crescere poi i giovani talenti (a prescindere dalla provenienza) all'interno del contesto giovanile per poi puntarci in prima squadra, un percorso virtuoso che stiamo vedendo col 2004 Dorgu - attualmente - ma che imparammo a conoscere anche nei due periodi di Corvino nella Fiorentina. Ci si riallaccia qui all'altra identità del dirigente, quella contadina, quella che fa della crescita delle sue "pianticelle" un vero e proprio orgoglio, una cifra distintiva del suo operato.

Patrick Dorgu
Dorgu / Maurizio Lagana/GettyImages

L'aspetto geografico e quello anagrafico risultano punti chiave, insomma, soprattutto quando arrivano a connettersi in modo coerente e virtuoso con l'esigenza di far quadrare i conti: il Lecce ha il secondo monte ingaggi più basso della Serie A (15 milioni di euro, solo il Frosinone spende meno per gli stipendi) ed è dunque lampante come, ancora una volta, Corvino stia riuscendo a trovare la quadra tra aspetto tecnico e input dal punto di vista finanziario. Anche l'ultimo mercato condotto in estate, del resto, ha portato il Lecce a chiudere in attivo di 4 milioni nonostante i numerosi acquisti messi a segno.

Davide contro Golia

Accanto ai temi del mercato, della sostenibilità finanziaria e della giovane rosa a disposizione di D'Aversa si sottolinea infine, come ulteriore prova di coraggio, proprio la posizione dello stesso tecnico: non un tecnico sulla cresta dell'onda ma un allenatore che, nella ultima esperienza alla Samp, aveva visto crollare il proprio status e la propria forza attrattiva, restando poi fermo per una stagione.

Roberto D'Aversa
D'Aversa / Maurizio Lagana/GettyImages

Un segno di riscoperta e di rivalsa all'insegna, però, del pragmatismo e della consapevolezza dei propri mezzi: Corvino ha spiegato, in una logica di Davide contro Golia, che il Lecce non dovrà mai smettere di sentirsi piccolo in un mondo di giganti; D'Aversa - seguendo l'input del DS - ha scherzato sulla classifica, promettendo di mostrarne una versione "rovesciata" nello spogliatoio, per tenere lontana ogni forma di autocompiacimento. Quella che del resto, per antonomasia, non può mai toccare né i contadini né gli esploratori.