Il calcio sotto accusa: una narrazione tossica spacciata per verità

  • Il caso scommesse il suo racconto mediatico
  • Il confine tra inchiesta e caccia allo scoop
  • Due voci che invitano all'equilibrio

Fagioli e Zaniolo
Fagioli e Zaniolo / Mattia Ozbot/GettyImages
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L'emergere di un caso mediatico, di una questione bollata giornalisticamente come "scandalo", fa sì che - come reazione immediata e quasi di pancia - si finisca per riferirsi al tema definendolo come "terremoto" o come "bufera". Definizioni che ci danno ancora modo di comprendere quanto la scelta delle parole ci dica dell'interpretazione che scegliamo di abbracciare, del quadro in cui intendiamo inserire un evento: è successo in passato, con altri scandali, e succede a maggior ragione oggi, col caso scommesse divenuto ormai il racconto portante (l'unico?) dell'attualità calcistica.

Sandro Tonali, Nicolo Fagioli
Tonali e Fagioli / Jonathan Moscrop/GettyImages

Ancora una volta, insomma, ci troviamo a parlare di un "terremoto che scuote il sistema calcio" e assecondiamo così un'indole inquisitoria, la stessa che da sempre ci vede borbottare che "è tutto un magna magna", che ci vede inorridire di fronte a chi "guadagna tanto" e - automaticamente - viene associato a torbidi giochi di potere, a un confine sempre più sottile tra legalità e trasgressione.

Verità giornalistica o deriva gossippara?

Fondamentalmente si tratta di giudicare e definire un intero sistema sulla base di un caso giudiziario che, ad oggi, coinvolge tre soggetti. Non si tratta solo di allargare pretestuosamente l'inquadratura, demonizzando dunque per intero il sistema calcio, ma - più in profondità - si tratta di fare il gioco di chi, nel concreto, vive di scandali e su quelli prospera. L'azione condotta da Fabrizio Corona e dal suo DillingerNews poggia evidentemente su un assunto: alcuni giovani calciatori che scommettono o che hanno scommesso, secondo tale presupposto, possono condurci a dire che il sistema calcio è corrotto e malato in toto.

Una libera associazione d'idee che, va da sé, dovrebbe permetterci di individuare in Corona "colui che ha svelato i mali del pallone", una sorta di fonte della verità che smonta le fondamenta di un mondo fatto di menzogne. Una narrazione simile potrebbe tornar buona (e logica) di fronte a un effettivo sistema di condizionamento dei risultati sportivi, con un coinvolgimento dunque rivolto a indirizzare risultati e fatti all'interno della partita: il tema però, al momento, sembra riguardare altro e non può portarci, in sostanza, a vestirci di quel fare inquisitorio tanto caro a chi vive lo scandalo come essenza stessa delle cose.

Fabrizio Corona
Fabrizio Corona / Vittorio Zunino Celotto/GettyImages

Al contempo sarebbe altrettanto pretestuoso e poco onesto intellettualmente vedere in Corona l'assoluto colpevole di una simile distorsione: è evidente che il sistema dei media abbia sete di questo tipo di narrazione, è evidente che l'indole gossippara appartenga ormai a pieno titolo a determinati contesti di racconto calcistico. Corona, in questo senso, è semplicemente sintomatico di un corto circuito più profondo.

Alla ricerca di un equilibrio

Esistono due input diversi, due lenti più equilibrate che ci permettono di osservare il fenomeno: una ce la offre Carlo Ancelotti, l'altra arriva da Umberto Calcagno (presidente dell'Associazione Italiana Calciatori).

Carlo Ancelotti
Ancelotti / Florencia Tan Jun/GettyImages

Ancelotti, pur non volendo sminuire la questione, ha voluto dare una dimensione più concreta e delineata al caso: "A livello scientifico, la ludopatia è una malattia. Detto questo, però, per me è una grave leggerezza da parte di questi ragazzi che sono entrati in questo sistema e che devono essere curati. Coinvolgere tutto il calcio italiano mi sembra esagerato. La giustizia farà il suo corso, ma a me sembra comunque una leggerezza di ragazzi che hanno infranto una regola sportiva chiara: non si può scommettere". Uno spunto di riflessione, dunque, e un motivo per valutare comportamenti individuali, non un pretesto per discutere l'integrità di un sistema: questa la chiave offerta dal tecnico del Real Madrid.

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Calcagno, dal canto proprio, a La Politica nel Pallone, ha voluto concentrare il focus sulla dimensione umana della deriva recentemente emersa: "Sono molto dispiaciuto, perché in queste giornate si è puntato tanto il dito su questi ragazzi, mentre penso che il mondo del calcio e il sistema sportivo non possa essere lasciato da solo di fronte a problematiche di ragazzi di 20 anni, il problema è molto più ampio". La volontà di farsi portatori unici della verità, secondo logiche proprie del gossip e dello scandalo, non può dunque inghiottire il racconto e non può giustificare alcun clima inquisitorio: le responsabilità penali e sportive emergeranno, nelle dovute sedi, ma il tempo dei forconi e delle folle inferocite va tenuto (per quanto possibile) a debita distanza.