Ibrahimovic: "Al Milan sono a casa! In estate pensavo di smettere. Futuro? Vi spiego tutto"
L'attaccante del Milan, Zlatan Ibrahimovic, ha parlato a SKY Sport in una chiacchierata con Massimo Ambrosini.
MILANELLO - "Qui mi sento a casa. Faccio le cose che devo. Ricordo cosa provai dieci anni fa, le facce di Galliani e degli altri dirigenti. L'ex amministratore delegato dei rossoneri era venuto a casa mia a Barcellona, si era tolto la giacca dicendo che non si sarebbe mosso finché non fossi venuto al Milan. La città mi è sempre piaciuta. La gente mi dà energia, mi carica. Dieci anni fa la situazione non era come oggi. Ora la sfida è difficile, ma anche per questo molto stimolante. Meglio portare il Milan al top che continuare a vincere con altre squadre. Non ho paura, altrimenti non avrei firmato".
IL PARAGONE COL VECCHIO IBRA - "Non posso essere quello di 10 anni fa naturalmente. Non mi abbasso troppo al fine di non perdere energia per aiutare la squadra in zona offensiva. Ora forse sono più razionale, tratto in modo diverso anche i miei compagni di squadra. Chiedo però ancora tanto a tutti, non voglio che nessuno si rilassi in allenamento. Nelle partitelle vinco il 95% delle volte".
PIOLI - "Il mister è bravo, mi mette nelle condizioni migliori per far sì che io renda al massimo. Ci confrontiamo come è normale che sia. A volte io voglio risposare, lui mi dice di giocare. C'è uno scambio di idee. In Europa League mi ha detto di giocare 45' e poi uscire. Rispetto le sue decisioni e amo avere delle responsabilità".
GLI OBIETTIVI - "Dobbiamo pensare ogni partita alla volta, non porci obiettivi a lunga scadenza. La squadra è giovane, non è abituata a vincere. Non bisogna mai mollare, rilassarsi, ma lotta per fare sempre meglio. Non siamo troppo abituati alle pressioni, ma la mia esperienza può essere di aiuto per i più giovani. Penso che possiamo stare tranquillamente tra le prime 4 del campionato".
LAST DANCE - "Ho visto la serie dedicata a Jordan e mi è piaciuta. Io metto pressione, è vero. Vedo che Jordan era come me. Si tratta di mentalità vincente. Non sarei arrivato a certi livelli se mi fossi accontentato. Io punto sempre al top".
FUTURO - "Non so quando smetterò di giocare, vedremo. Non penso di fare l'allenatore, è troppo stressante. Giocherò fino a quando starò bene. La qualità non si perde, è impossibile. Avevo detto a Pioli che non sarei rimasto. Il mister mi disse che avrebbe rispettato la mia decisione. Sono andato in vacanza senza pensare però al contr L'atto. Per me contano i valori. Ci ho pensato e mi sono convinto che non volevo avere rimpianti. La sfida era bella. Dopo avere parlato con la mia famiglia, ho chiamato Raiola e gli ho detto che avrei voluto continuare a giocare nel Milan. Mi sento troppo bene. Continuerò a giocare, qui o da un'altra parte. Sto bene a Milano, ma mi manca la famiglia. Il Duomo? Sono io che faccio la storia, l'importante è che il Duomo veda me, non il contrario".
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