I regali che il calcio italiano avrebbe voluto ricevere per Natale

Il pallone della Serie A
Il pallone della Serie A / Insidefoto/GettyImages
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Si sprecano da sempre riferimenti diretti, connessioni spontanee, tra il Natale e quel novero di buoni sentimenti e di armoniosi propositi che allietano lo stesso giorno di festa: all'interno di un mondo del calcio sempre ricco di spigoli e contrasti, però, è complesso individuare quello stesso spirito.

L'armonia diventa in sostanza una mira utopistica e, oggi più che mai, è chiaro che il calcio italiano sia portato naturalmente a immaginare tempi migliori, a riflettere sui propri limiti e sulle contraddizioni. Vediamo, dunque, cosa avrebbe voluto trovare il sistema calcistico italiano sotto l'albero di Natale per evitare rimpianti e delusioni.

Stop ai casi giudiziari

Maurizio Arrivabene, Andrea Agnelli, Federico Cherubini, Pavel Nedved
La dirigenza della Juve / Jonathan Moscrop/GettyImages

I tempi di Calciopoli possono apparire come un lontano fantasma, come un cimelio ormai impolverato di cui andare poco orgogliosi, ma non mancano adesso nuove faccende pronte a risvegliare quei ricordi poco lieti.

L'Inchiesta legata alle plusvalenze della Juventus e alle scritture private, connesse agli stipendi, ha ovviamente turbato il calcio italiano oltre all'ambiente bianconero: non è certo cosa da poco assistere alle dimissioni in blocco del CdA di un club di prima grandezza, così come sullo sfondo presente resta l'idea di veder sovvertito quanto espresso dal campo in base alle valutazioni della giustizia sportiva.

Sarebbe poi miope farne un discorso valido solo in chiave bianconera, pensando soprattutto al tema delle plusvalenze: un eventuale vizio, in tal senso, finirebbe per coinvolgere altre società e per apparire come un discorso di sistema più che di singola società.

Armonia tra i club e con la politica

Claudio Lotito, president of SS Lazio looks on prior to the...
Claudio Lotito / Insidefoto/GettyImages

Tematiche come quelle appena descritte non contribuiscono certo a rendere più sereni i rapporti interni al sistema calcio, così come il modo con cui questo viene percepito all'esterno. Un impatto sostanziale ma anche mediatico che si inserisce in una cornice tutt'altro che rosea, anche valutando i rapporti con la politica e i tanti tavoli di "trattativa" in tal senso: dalla necessità di spalmare i debiti accumulati all'intenzione di rivedere quanto deciso sulle sponsorizzazioni legate alle compagnie di scommesse sportive, tutti temi attuali ma anche divisivi agli occhi dell'opinione pubblica.

Il tutto, ovviamente, senza sottovalutare le divisioni interne alla Lega di Serie A e le posizioni diverse tra i vari presidenti, con tanto di contrasti per l'elezione a consigliere di Rebecca Corsi (e abbandono dell'assemblea dei rappresentanti di tutte le big, in opposizione a Lotito).

Un Mondiale vissuto da protagonisti

Alessandro Bastoni, Joao Pedro Galvao
Italia-Macedonia / Tullio M. Puglia/GettyImages

In Qatar si è appena concluso uno dei Mondiali più discussi e controversi della storia, a partire da una collocazione del tutto inedita all'interno del calendario ma senza poter sottovalutare temi di natura politica e sociale che hanno attirato l'attenzione (anche al di là del discorso calcistico in sé). Dal punto di vista italiano però, evidentemente, rimane forte il rimpianto di non aver preso parte alla competizione più attesa, dopo un Europeo vinto e con tanti buoni auspici di continuità.

Un'onda lunga di entusiasmo che si è ovviamente smarrita in un percorso di qualificazione deludente e in uno spareggio, da dramma sportivo, contro la Macedonia. Aver vissuto solo da spettatori il Mondiale qatariota è uno scotto pesante per l'intero sistema calcio, passato da gioire per un successo inatteso come quello dell'Europeo a leccarsi le ferite e a riflettere sui propri limiti, come in un gioco di contrasti piuttosto schizofrenico (e soprattutto doloroso).