Ma i calciatori hanno ancora bisogno dei procuratori?
Martedì la vittoria in Champions per 2-1 sul Borussia Dortmund, ieri il rinnovo di contratto con il Manchester City fino al 2025, con aumento di stipendio del 15%: sarà una settimana indimenticabile per Kevin De Bruyne che ha deciso di legare il suo nome ai citizens in maniera indissolubile. La squadra dello sceicco Mansur ha chiuso il bilancio con 126 milioni di euro di debito, ma il rinnovo del belga è stato un sacrificio effettuato a cuor leggero, vista la sua importanza negli schemi di Pep Guardiola.
L'elemento di novità nel rinnovo di De Bruyne risiede nel fatto che il belga, nel portare avanti le trattative con la società, non si sia affidato ad alcun agente, ma abbia deciso di rivolgersi a un team di data analysts. La notizia è stata riportata da The Athletic che ha rivelato come gli studiosi abbiano analizzato nel dettaglio l'impatto del giocatore e i possibili margini di crescita della squadra. Il loro compito era di stabilire se fosse opportuno o meno prolungare la permanenza di KDB a Manchester. Evidentemente, i data analysts hanno ritenuto conveniente per il proprio assistito continuare questa esperienza.
Questa vicenda è senz'altro inedita nel mondo del calcio, un settore in cui storicamente i giocatori hanno sempre affidato i propri interessi a dei procuratori. Però a questo punto è lecito porsi una domanda.
Ma gli agenti sono ancora necessari?
Certamente, se ti chiami Kevin De Bruyne e sei il miglior centrocampista d'Europa, non avrai bisogno di un manager che ti procuri ingaggi o che ti faccia rinnovare il contratto; ti basterebbe dire "ho voglia di cambiare aria" per ritrovarti fuori dalla porta di casa i direttori sportivi delle big del calcio mondiale, pronti a offrirti accordi plurimilionari. Magari proviamo a lasciare da parte i top player.
Proviamo però a fare un discorso generale: un giocatore qualunque, che magari milita in squadre di media classifica di Serie A, ha ancora bisogno di un intermediario?
Andiamo per ordine e rispondiamo prima a un'altra domanda: perché sono nati i procuratori sportivi? Essenzialmente perché i calciatori, spesso poco istruiti, non si intendono molto di contratti e clausole, quindi il lavoro del manager è principalmente burocratico, hanno il compito di svolgere le scartoffie. Un secondo motivo che ha portato alla nascita di questa figura mitologica lo si deve alla necessità di lasciare gli atleti in tranquillità, tenendoli lontani da ogni fatto extra-sportivo. Infine, e non è un fattore da sottovalutare, i giocatori la cui carriera non procede per il verso giusto si affidano spesso a dei faccendieri in grado di strappare sempre degli ingaggi in favore dei propri assistiti.
Pensate a Choupo-Moting che negli ultimi anni ha militato nel Paris Saint-Germain e nel Bayern Monaco, oppure a Martin Braithwaite che gioca nel Barcellona. Come ci sono finiti lì?
La ragione principale per cui i vari Mino Raiola, Jorge Mendes & friends non vanno in pensione è che i calciatori si ritrovano vittime del loro giogo già dalla tenera età. Immaginate un ragazzino di 15/16 anni che inizia ad approcciarsi al mondo del pallone; a un certo punto arriva un procuratore che si propone di occuparsi della sua carriera e di inserirlo nelle squadre più importanti del mondo. Sono pochi i giovani che resistono alla tentazione. I giocatori quindi crescono con l'illusione che i loro percorsi calcistici dipendano dagli agenti.
Negli ultimi anni, sono sempre di più gli atleti che hanno iniziato a fare da sé. Quello di De Bruyne non è il primo caso di un calciatore che gestisce autonomamente il proprio ingaggio. Già qualche stagione fa, Cristian Zaccardo riuscì ad allungare la propria vita calcistica, trovando una squadra a Malta grazie a un annuncio pubblicato su LinkedIn. All'epoca tutti etichettarono l'ex Milan come un disperato, ma la sua mossa fu a suo modo rivoluzionaria: nessun agente coinvolto, nessuna commissione, solo il medium della tecnologia a fare da tramite.
Ed è proprio sulla componente economica che ci soffermiamo. Quante volte abbiamo criticato i procuratori per le cifre milionarie che percepivano come commissione per un semplice rinnovo di contratto. Spesso gli agenti percepiscono il 10% di ogni operazione legata ai propri assistiti e, come abbiamo raccontato in precedenza, le squadre di Serie A hanno speso la bellezza di 138 milioni di euro solo per Raiola e co.
In un mondo utopistico, in cui il sole splende ogni giorno, le guerre e le carestie spariscono, ma soprattutto i procuratori non sono mai esistiti, le società risparmiano ingenti somme di denaro e possono investire meglio tali cifre; i calciatori invece decidono di aprire gli occhi e di servirsi dei grandi mezzi tecnologici che hanno a disposizione per gestire da soli la propria carriera..
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