ESCLUSIVA | Cristian Zaccardo per 90min: "Vi racconto la mia carriera! CR7 ha restituito lustro alla Serie A"
Ieri sul nostro profilo Facebook di 90min abbiamo avuto l'onore e il piacere di intervistare una leggenda azzurra, Cristian Zaccardo, che ha parlato del suo passato e dei suoi progetti per il futuro. Quì di seguito la live dell'intervista a cura di Alessandro Eremiti:
Come hai passato questa quarantena? Cosa ti ha insegnato questa esperienza? "Ho imparato a meditare perché sono nelle Marche, a casa di mia moglie in campagna dal 26 febbraio, e ho avuto problemi di Wifi ed il telefono non mi funzionava bene, però adesso ho risolto gli inconvenienti tecnici. Ho passato la quarantena aggiornandomi, ho guardato diverse partite dei giovani, perché comunque sono, diciamo, un po' fuori dal mondo del calcio, dove l'ultimo anno ho fatto partite ed eventi con le leggende con Totti ed altri giocatori importanti. Ho preso il patentino di allenatore UEFA e di direttore sportivo e quindi mi sto aggiornando perché vorrei rientrare in pista: a me piace tanto il mercato e vorrei un ruolo inerente a ciò, dove posso affiancare o un direttore sportivo, per dargli una mano e crescere insieme a lui, oppure passare ad una agenzia "alla Totti" e cercare di scovare talenti giovani o meno da fare mercato sia in Italia che fuori. Quindi mi sto aggiornando, questa mattina ho fatto una lezione con Mister Viscidi, che è il coordinatore della nazionale giovanile, dove ci spiegava insieme ad altri allenatori un po' di tattica offensiva, quindi voglio imparare e crescere dal punto di vista tecnico-tattico, anche se è più un ruolo da allenatore, che mi piacerebbe di meno però male non fa e quindi ascolto tutto insieme ad altri colleghi e professionisti in streaming e vediamo se adesso o in futuro qualcuno mi darà una chance per ripartire."
Sicuramente l'esperienza non manca. Quello che mi ha colpito soprattutto della tua storia, dopo tutto quello che hai fatto: 381 partite in Serie A, una Bundesliga, 9 luglio 2006 e tutto il resto, alla fine, dopo l'esperienza a Vicenza, ti crei un profilo Linkedin e ti rimetti in gioco. Secondo te, essere presenti anche a livello indipendente può essere un'opportunità per il futuro? "Io spero di si, anche perché è un sistema che, ad oggi, non è tanto aperto a queste nuove soluzioni. Ci sono tanti procuratori, tanti mediatori e a volte nella mia carriera ho cambiato e sono stato con diversi agenti e ho fatto diverse trattative con diversi agenti, e penso che quando un giocatore capisce il meccanismo, se raggiunge maturità ed è forte non c'è bisogno di una figura professionale, se lo sei. Invece serve se l'agente o il procuratore è un valore aggiunto e ti porta valore. Io dopo tanti anni di Serie A e dopo l'ultimo anno al Carpi dove avevo fatto una bellissima stagione (purtroppo persa per un punto la permanenza in Serie A) dove avevo giocato molto e mi sentivo bene, volevo continuare a rimanere in Serie A. Dopo Carpi ho preso un procuratore, perché ho pensato che magari da solo non riesco, il procuratore serve nelle difficoltà, se sei Zaniolo o Tonali non ne hai bisogno, invece quando ha qualche difficoltà serve il procuratore. Purtroppo all'ultima giornata di calciomercato avevo solo un'offerta, ed era quella del Vicenza in Serie B, ed ho accettato. Scendendo per la prima volta in Serie B mi sono dovuto rimettere in discussione e poi quel procuratore non l'ho mai più sentito. L'anno dopo purtroppo è stato un anno storto per la società ed è andata male, sono diciamo rimasto da solo e allora a quel punto ho rescisso il contratto col Vicenza e ho deciso di fare da solo. Ho usato questa piattaforma (Linkedin) che comunque viene usata per il lavoro ma per me all'inizio era come un gioco, poi è diventata virale e tutto il mondo ne ha parlato. Questa piattaforma non è usata e il mondo del calcio non l'ha vista di buon occhio perché è una cosa nuova, però mi ha aiutato a fare tanti contatti: ho ricevuto tantissime proposte da campionati che non sapevo esistessero e magari su 200 offerte, 197 possono essere fake ma 3 erano reali. Poi volevo fare un'esperienza all'estero e questa piattaforma mi ha permesso di raggiungere persone al di fuori fuori dell'Italia, e comunque adesso che vorrei rientrare nel mondo del calcio ho qualche contatto in più. Per dire, il presidente della squadra di Malta (Tre Fiori) dove poi sono andato a giocare mi ha contattato da Linkedin. Quindi i Social Media vanno usati nel modo giusto, io ho fatto un po di scalpore però mi sentivo di fare così e tutt'ora uso Linkedin per tenermi in contatto condirettori sportivi esteri. È un modo che, soprattutto in questo momento, può servire nel mondo del calcio per analizzare profili di giocatori senza dover andare di persona ed ottimizzare il tempo per cercare i contatti di tutte le squadre. Può essere un modo di ottimizzare tutti i settori del mondo del calcio."
Speriamo che in futuro si possa usare questa piattaforma perché da opportunità. Alle volte si ha la sensazione, vedendo gli stadi, vedendo la gestione delle strutture molto spesso fatiscenti, che la Serie A sia un un po' rimasta indietro. Tu hai iniziato nel 2001, quando era ancora la Serie A delle sette sorelle, quando comunque ancora il Bologna in cui giocavi tu poteva vantare Signori e Cruz, hai percepito questo cambiamento nel corso degli anni? Ovvero siamo partiti con la Serie A che era il campionato più duro e competitivo del mondo e poi hai finito a Carpi con i campioni che "scappavano" perché le società non potevano permetterseli. "Si, hai fatto un'analisi corretta. Quando sono partito io qualsiasi squadra in Serie A poteva vantare rose piene di campioni (se pensi che quegli anni a Brescia c'erano Guardiola, Baggio e Toni e a Bologna c'erano Cruz e Signori) e per arrivare in Nazionale o in una grande squadra dovevi fare almeno 100 partite in Serie A, ma fatte bene. Invece magari nel calcio di adesso se fai 10 partite fatte bene puoi già arrivare in un top club o in Nazionale. Quando c'ero io dovevi farti la gavetta per guadagnare mentre adesso ci sono cifre astronomiche già da subito. Detto questo penso che in Italia il talento c'è sempre stato e sempre ci sarà. Penso che ci siamo seduti dopo la vittoria dei Mondiali 2006 pensando che ormai eravamo i più forti anche se poi è arrivato calciopoli ed è andato un po' in crisi tutto il sistema calcio, quindi si è dovuto ripartire di nuovo. Prima del 2006 quando giocavi contro squadre europee riuscivi a vincere facile, poi dopo la vittoria del mondiale le squadre estere sono cresciute di livello e noi siamo rimasti fermi in ogni campo pensando di essere già arrivati. Ad esempio, io sono andato in Germania nel 2008, al Wolfsburg non ho mai fatto un allenamento sulla tattica, dove tatticamente ero inferiore al campionato italiano, però ora se vai in Germania tutte le squadre dal punto di vista tattico sono aggiornate come l'Italia, poi loro hanno le loro caratteristiche ed in più dov'erano carenti allora, ora ci hanno raggiunto, quindi gli altri hanno magari più fisicità e più fame e dopo succede che l'Italia fa fatica quando va a giocare in Europa. Siamo arrivati ad un punto dove una Svezia ti butta fuori, mentre 10 anni fa era una cosa impensabile. "
Rimanendo sulla Germania, mi incuriosisce proprio questa esperienza all'estero. Felix Magath, che esperienza è stata? Perché molti lo definiscono l'allenatore più tosto che ci possa essere dal punto di vista fisico. Ieri, parlando con un collega della redazione tedesca ho detto che oggi ti avrei intervistato e lui mi ha raccomandato di chiedrti di raccontare della "palla medica di Magath". Che esperienza è stata? "È stata un'esperienza bellissima, la mia prima esperienza all'estero e poi abbiamo anche vinto il campionato. Li ho sbagliato io, ho peccato di presunzione, venivo dall'Italia e mi sentivo forte perché avevo vinto i mondiali. Ma quando vai in un'altra realtà ci sono sistemi diversi, ma ero io che mi dovevo adattare a loro e non il contrario. Magath è stato l'allenatore che, nella mia carriera, mi ha fatto lavorare più di tutti. In ritiro si facevano tre allenamenti al giorno ed è vero, si usavano molto queste palle medicinali e prima di ogni allenamento ti dovevi fare il segno della croce sperando di arrivare alla fine ancora in piedi. Non abbiamo mai fatto un'allenamento di tattica e fisicamente ne ho sofferto, non ero abituato, e Magath ogni giorno diceva che fisicamente ero indietro e ogni giorno mi faceva allenare sulla forza. Io non lo capivo, ci siamo anche confrontati perché avevamo due visioni diverse però comandava lui quindi mi dovevo adattare io e adesso, tornassi indietro, sicuramente cambierei io e mi adatterei. Tutti i giorni andavamo ai 2000 e lì ci ha fatto capire il culto dell'allenamento fisico. A Natale eravamo 9° in classifica, mentre al ritorno abbiamo fatto 10 vittorie consecutive e abbiamo vinto il campionato. Ogni allenamento era una battaglia e ci si scontrava anche duramente fra compagni e penso che sia così anche in Inghilterra, mentre in Italia durante l'allenamento si tende a non dare il massimo. È stato un bell'anno anche se non ho giocato con continuità, ma c'erano compagni di qualità come Barzagli e Dzeko. Tornando al discorso di prima, il campionato italiano ha perso appeal, ma da due anni a questa parte, con l'arrivo di Cristiano Ronaldo, stanno tornando campioni e sta ricrescendo il campionato. Quest'anno è stato molto bello e combattuto fino a quando non è scoppiata questa terribile pandemia."
Hai nominato Dzeko come campione nella tua esperienza tedesca. Nella tua esperienza da difensore, lavorando con attaccanti di grande calibro come Signori e Cruz al Bologna, a Palermo c'era Amauri in uno stato di grazia, Cavani che cominciava, Miccoli, Toni, nell'esperienza al Milan c'era Torres e poi Mattia Destro che l'anno prima è stato capocannoniere della Roma. Quanto è importante e se dovessi scegliere uno fra tutti questi qual'è quello che ti ha colpito di più. "Beh l'attaccante più forte che ho visto è Dzeko: un attaccante completo, aveva tutto. Poi quando ti alleni con un giocatore ti rendi conto meglio delle potenzialità di un giocatore, piuttosto che vederlo dalla televisione. Era fisicamente forte, tecnico, aveva esplosività, bravo di testa, tanti gol a partita ed infatti poi ha fatto una grande carriera andando al Manchester City. Anche se devo dire di aver giocato con tanti altri attaccanti, anche ai mondiali, dove ognuno aveva le proprie caratteristiche, ma il più completo di tutti è stato Dzeko."
Dzeko il più completo che hai avuto in squadra, ma invece quello che durante la settimana quando sapevi che dovevi affrontarlo ti preoccupava di più? "Forse Ibrahimovic, ci ho sempre giocato contro. Lui è 1,95cm e fisicamente è un animale. Quando gli devi andare vicino e ti guarda con quello sguardo cattivo incute timore, in più ha anche i colpi di tecnica e quindi è molto pericoloso. Poi soffrivo un po' quelli che ti puntavano nell'uno contro uno perché se gli lasciavi spazio era la fine."
Abbiamo parlato tanto di Germania e la possiamo considerare diciamo una terra fortunata perché comunque c sei stato nel 2004 con l'Under 21, ci sei stato nel 2006 come tutti sappiamo e hai vinto. Sceglierei tre momenti del mondiale: uno più tuo personale, ovvero quando Lippi ti ha detto "Cristian, con il Ghana giochi tu"; un altro, quando siete entrati a Dortmund il 4 luglio e avete trovato lo stadio completamente bianco, che cosa avete pensato; e poi, se dopo il gol di Grosso contro la Germania anche tu, come me, hai pensato che avremmo vinto mondiale. Che cosa hai provato in questi tre momenti? "In quei momenti ero giovane, non avevo ancora la maturità calcistica, e quindi avevo tanta tensione. Era il Mondiale, giocavi per la nazione e non era facile. In quei momenti pensi "Chi te l'ha fatto fare? Potevi stare a casa" perché l'adrenalina e la tensione ti sale alle stelle. Non era facile per nessuno, poi io ero giovane ed era ancora più tosta. Però la prima partita, quando l'arbitro ha fischiato l'inizio, ho giocato tranquillo e penso anche molto bene, poi abbiamo anche vinto quindi ero abbastanza sereno. Poi purtroppo nella seconda partita, quella contro gli USA, ho avuto un po' di sfortuna e ho fatto autogol, e a livello psicologico è una brutta botta perché sei a livelli alti, in più ero giovane. Poi Lippi decise di mettere Zambrotta a destra e Grosso a sinistra titolari. Un'altra partita in cui ho avuto paura di tornare a casa è stata quella contro l'Australia, ma poi è andata bene. Poi, come dicevi te, quando abbiamo vinto contro la Germania abbiamo capito subito che potevamo vincere il Mondiale. Quando entrammo in campo contro la Germania ti venivano i brividi vedendo la marea di persone sugli spalti che arrivavano fino a bordo campo. Quando nel secondo tempo supplementare abbiamo fatto quei due bellissimi gol ci sentivamo in grado di vincere il Mondiale. Poi prima della finale, tra me e me pensavo che la mia vita potesse cambiare totalmente se avessimo vinto. Contro la Francia, ai punti avrebbero meritato loro, ma poi con i calci di rigore abbiamo vinto noi. Ho fatto 17 partite in nazionale, mai perso nonostante un autorete (però ho fatto il gol della qualificazione) e ho vinto un mondiale. Quando racconti ai tuoi figli che i fenomeni più forti del mondo come Cristiano Ronaldo, Messi, Maldini, Baggio non hanno avuto la fortuna di vincere il mondiale ed io grazie a quel gruppo fantastico ho avuto la fortuna di conquistare un trofeo così prestigioso è una sensazione bellissima che ricorderai per sempre".
Hai detto che comunque in futuro ti piacerebbe rientrare nel calcio, stai vedendo e studiando tanti giocatori, e hai anche avuto la fortuna di lavorare con grandi allenatori: Lippi al Mondiale, Guidolin che ti ha accompagnato nel corso della carriera (Bologna, Palermo e Parma) e Allegri al Milan. Quello che ti voglio chiedere è: Quando uno vuole cambiare, vuole pensare oltre al campo poi c'è un bagaglio che si porta, un bagaglio di idee che inevitabilmente ti influenzano, oppure si parte da una propria idea e si porta avanti? "Io penso che tutti gli allenatori, dal più importante al meno importante, dal più famoso al meno famoso, ti lasciano qualcosa, come anche tutti i giocatori con cui ho giocato e dai dirigenti che ho avuto. Quindi già c'è un bagaglio tuo dovuto dal proprio carattere, in più se vivi quegli ambienti importanti o club importanti, sia in Italia, in nazionale o all'estero, tutte queste persone ti portano un bagaglio tecnico notevole e quindi, se mi dovesse capitare di fare l'allenatore e il dirigente sfrutterei sicuramente le nozioni e i comportamenti giusti che mi hanno regalato gli allenatori e i dirigenti durante la mia carriera. Io ho avuto la fortuna di stare vicino a Galliani che, secondo me, è il migliore dirigente italiano, e secondo me quell'esperienza non ha prezzo. Quindi è giusto ascoltare e imparare dai migliori. Ora che, spero presto, ritornerò, parto già con una buona base di bagaglio tecnico ed in più ci devo mettere anche del mio."
Prima di liberarti, ti faccio fare il primo gioco da allenatore, il modulo lo scegli tu, la top 11 dei calciatori con cui hai giocato. "Allora, un 4-3-3: in porta Buffon, terzino destro Zaccardo, centrali Barzagli - Nesta, a sinistra metto Grosso, a centrocampo mettiamo Pirlo - De Rossi - Gattuso, in attacco metto Roberto Baggio (anche se io ero allievo quando ero a Bologna e lui era in prima squadra e mi sono solo allenato insieme a lui) poi Totti e Dzeko."
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