Fiorentina, un bilancio del precampionato: chi ha sorpreso e chi deve crescere

Riccardo Sottil
Riccardo Sottil / Gabriele Maltinti/GettyImages
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La marcia di avvicinamento alla nuova stagione non è ancora finita per la Fiorentina, reduce dallo 0-0 in amichevole col Qatar: manca ancora all'appello l'ultimo appuntamento, un affascinante match contro il Betis degli ex viola Pezzella e Joaquin. Al contempo però, considerando sia il ritiro svolto a Moena e la successiva fase di lavoro a Innsbruck è possibile individuare tratti incoraggianti e note meno liete, che inducono comunque a confidare in una pronta risposta.

Sarebbe senz'altro pretestuoso valutare un singolo per le sole amichevoli, considerato il carico di lavoro importante in allenamento e il senso stesso delle amichevoli, ma la grande densità di appuntamenti che attende i viola - anche cruciali - spinge a ragionare su chi sia apparso più sul pezzo e chi, invece, debba dare risposte a dubbi e possibili perplessità.

Vincenzo Italiano coach of ACF Fiorentina reacts during the...
Vincenzo Italiano / Insidefoto/GettyImages

Sorprese e conferme

Partendo dalle certezze, sulla scia della continuità in questo caso, è sempre più evidente come Igor sia la certezza al centro della difesa: potente, reattivo, con una personalità sempre in crescita e un ruolo designato da vero pilastro nella retroguardia 2022/23, in mezzo a qualche incognita di troppo (Milenkovic e le sirene del mercato).

A metà campo prosegue in maniera incoraggiante la crescita di Bianco: il classe 2002, prodotto del vivaio, si è rivelato particolarmente ricettivo, propositivo e duttile anche nell'occupare posizioni diverse (persino come terzino destro, in emergenza). L'atteggiamento mentale e la versatilità si accompagnano a visione di gioco e generosità già note al mondo viola: merita di stare coi grandi.

Chi viene seguito spesso dalla nomea di "eterno giovane" è Riccardo Sottil, il figlio d'arte (pronto a sfidare il padre, neo-tecnico dell'Udinese) è stato sponsorizzato anche da Pradè in conferenza stampa e ha offerto sprazzi di grande qualità, mostrando la nota abilità nel saltare l'uomo e lasciando poi intravedere tutta la voglia (fondamentale) di aumentare il contributo in fase realizzativa, step decisivo per completare la crescita.

Conferme importanti sono arrivate da Bonaventura e Nico Gonzalez, due veri punti fermi anche nella prossima stagione e apparsi già in gran forma in vista dei primi impegni, mentre elementi come Zurkowski e Kouamé sperano di ripercorrere la strada di altri "ex esuberi" divenuti invece funzionali (Duncan e Saponara gli esempi più eclatanti). L'ex Genoa resta in aria di addio ma, qualora accettasse di non partire coi gradi del titolare, potrebbe dare un buon contributo: l'atteggiamento in ritiro è stato quello giusto.

Chi dovrà dare risposte

Passiamo al rovescio della medaglia, sempre al netto dei distinguo descritti in precedenza (tra carico di lavoro e peso specifico delle prove affrontate fin qui). Diventa però evidente come la crescita di Martinez Quarta sia un tema caldo, una priorità non aggirabile, soprattutto in caso di addio da parte di Milenkovic: l'argentino ha mostrato quei tratti di discontinuità che spesso lo hanno penalizzato, spostando l'attenzione dalle indubbie qualità (tali del resto da renderlo un nazionale argentino).

Amrabat, tornato centrale nelle logiche viola dopo il buon finale di campionato, ha in mano le chiavi del centrocampo ma deve crescere sia nella fluidità con cui interpreta il ruolo di regista sia nelle soluzioni scelte: un imperativo sia per dimenticare Torreira che per non arrivare presto a un ballottaggio serrato con Mandragora (buono il suo ambientamento).

Lorenzo Pellegrini, Sofyan Amrabat
Amrabat / Gabriele Maltinti/GettyImages

Infine l'attacco: Ikoné ha talento da vendere e salta l'uomo come pochi in Serie A, non lo scopriamo oggi, ma è vitale che diventi più concreto e che sappia diventare letale anche nell'ultima scelta, che sia la conclusione o la rifinitura. Cabral e Jovic hanno alternato momenti incoraggianti a comprensibili cali di tensione.

Il serbo viene spesso "punzecchiato" da Italiano, ritrovare la forma è un primo passo fondamentale per poi pensare all'intesa coi compagni, mentre Cabral appare ovviamente più inserito nel gioco viola ma dovrà mostrare di essere quel bomber prolifico ammirato a Basilea e di poter dialogare al meglio col resto della squadra (un aspetto più che mai virtuoso e spesso sottovalutato con Vlahovic in viola, anche al di là dei gol del serbo).


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