Esistono margini per un dialogo tra la UEFA e chi promuove la Superlega?

Se non fosse una pratica particolarmente inflazionata, per raccontare in questi tempi una versione rinnovata di qualcosa, potremmo parlare ora di una Superlega 2.0 per descrivere i nuovi presupposti con cui il progetto è tornato attuale sullo scenario calcistico europeo. Una versione riveduta e corretta, per forza di cose, nell'ottica di superare la visione di una dicotomia inesorabile rispetto alla UEFA e di sostituire il presupposto del muro contro muro con quello del dialogo e del compromesso.
Un approccio certo sorprendente, pensando anche alla battaglia legale in corso tra le parti e al pronunciamento della Corte di Giustizia europea atteso per il marzo 2023, ma probabilmente l'unico tentativo possibile per sancire un percorso rinnovato, anche solo per la volontà di "conoscere il nemico" prima di poterlo combattere a spada tratta. L'invito mosso dal nuovo CEO della Superlega, Bernd Reichart, sembra essere proprio questo: prima di tirare su un muro cercate di capire cosa state cercando di tenere fuori dai confini, capendo magari di poter trovare sorprendenti punti di contatto anziché ulteriori barricate.
Superlega-UEFA: cambio di passo?
L'incontro previsto a Nyon, in questo senso, lascia qualche spiraglio perlomeno nell'ottica di mettere sul tavolo questa nuova idea di Superlega: non può esserci ottimismo, considerato il recente passato di aspre battaglie, ma già iniziare a parlarsi può essere un modo costruttivo per gettare acqua sul fuoco e per capire - in fondo - di trovarsi a navigare nello stesso mare (piuttosto in burrasca).
La prospettiva del dialogo è emersa anche in occasione del botta e risposta con la Liga, direttamente sui social: anche in questo senso, senza trincerarsi dietro al silenzio, la Superlega ha risposto in modo diretto "sfidando" i vertici della Liga e ha rivendicato ancora una volta la logica del dialogo come nuovo paradigma (pronto a spazzare via la logica elitaria).
A dire della Liga, in sostanza, questa nuova veste della Superlega sarebbe un mero specchietto per le allodole, un nuovo vestito pronto a coprire la stessa sostanza presentata nel 2019, senza un reale cambio di rotta. Esistono, dunque, prospettive reali di confronto e dialogo con la UEFA? Difficilmente le posizioni delle parti in causa varieranno in modo netto, non si prospettano inversioni a U da qui a breve, ma l'unico auspicio possibile è che i due rivali - in questo caso - possano realizzare effettivamente di trovarsi dalla stessa parte della barricata, quella di chi deve affrontare una crisi di sistema, e non di essere semplici rappresentanti di due interessi che collidono.
L'effetto paradosso
I nodi, sullo sfondo, rimangono comunque e non sono agevoli da districare: pur in presenza di un torneo infrasettimanale, con la permanenza dunque dei campionati nazionali nel fine settimana, è chiaro che l'appeal rischierebbe di spostarsi in modo netto sulla nuova competizione e di penalizzare le varie leghe.
Ma non solo, e questo è forse lo spettro più inquietante: l'ossessione di generare una cascata di big match ogni settimana, con le solite note come protagoniste, potrebbe provocare alla lunga una sorta di inflazione dell'interesse agli occhi dei tifosi, un effetto paradosso in cui anche un Real Madrid-Juventus diventerebbe "la solita solfa" e non più un evento straordinario in grado di attirare le attenzioni del pubblico (a meno che non si stravolga in toto il target di riferimento, uscendo in modo dirompente dai confini della vecchia Europa e iniziando davvero a rivolgersi a dei tifosi diversi).
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