Desiderato, cercato, trovato: El Shaarawy e il gol che suggella il ritorno alla Roma
In quella sgroppata verso la porta di Trubin, rientrando verso il centro e tagliando come il burro la difesa dello Shakhtar, c'era tutto: non è stato un lampo estemporaneo il gol di Stephan El Shaarawy del 2-0, nell'andata degli ottavi di Europa League, è stato invece un suggello, un premio a qualcosa che da mesi ribolliva più o meno silenziosamente.
El Shaarawy è tornato ufficialmente alla Roma il 30 gennaio scorso ma, guardando meglio, è tornato del tutto a partire da ieri, dal 73' minuto. Questo sembra un ritorno differente rispetto a tanti altri giri strani che poi tornano alla base, sembra cioè una nuova tappa profondamente desiderata e auspicata, quasi pretesa per certi versi.
L'approdo in Cina nel luglio del 2019 aveva portato in tanti, estimatori ma anche critici del Faraone, a pensare ad una carriera già sul viale del tramonto o comunque ormai indirizzata su scenari periferici, ricchi ma meno prestigiosi: che peccato, pensava qualcuno, per un classe '92 che ancora tanto avrebbe da dire. Il ritorno al gol in giallorosso dopo due anni, un gol "desiderato, cercato e trovato" (come ha scritto lo stesso El Shaarawy) non parla solo di campo e di sport: parla di legami lasciati e riallacciati, dell'amicizia con Lorenzo Pellegrini e della voglia di avere di nuovo addosso la maglia giallorossa indossata per tre anni, anche su palcoscenici importanti.
C'è un lato umano forte e preponderante in quella discesa, chiusa col tocco sotto di destro a superare Trubin, ma c'è anche un mero discorso di impatto sportivo: la forma non è al massimo, non è tale da reggere per novanta minuti ai massimi ritmi e per giocare da titolare tante partite ravvicinate, ma di certo El Shaarawy ha saputo ridare alla Roma e a Fonseca un'opzione in più per creare pericoli in avanti, anche a partita in corso infatti il Faraone ha saputo portare rapidità e imprevedibilità al reparto, dimostrando di essere tornato per incidere e per trovare un posto ancora più centrale rispetto a quello avuto con Spalletti e Di Francesco. A maggior ragione oggi, pensando al caso perpetuo legato a Dzeko e a un Mayoral che convince a momenti alterni: avere un altro punto di riferimento là davanti potrà essere vitale in un periodo decisivo della stagione.
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