E allora la Superlega? La Saudi Pro League e il corto circuito retorico

Impianti retorici forzati e impressioni in superficie: perché c'è chi tira in ballo la Superlega quando si parla di Saudi Pro League?
I club inizialmente sostenitori del progetto Superlega
I club inizialmente sostenitori del progetto Superlega / Visionhaus/GettyImages
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Ci sono semi che, quando hanno attecchito, sono destinati a crescere e a farsi strada, a tramutarsi nel tempo ma non certo a sparire: il calcio post-Covid (o proprio nel mezzo dell'ondata pandemica) ha portato in dote novità regolamentari, idee per uscire dalla crisi e ha mietuto vittime più o meno illustri ad alto livello come, ancor di più, in contesti sportivi che già presentavano criticità, che faticavano a sostenersi.

Situazioni di crisi già presenti si sono acuite, problemi di sistema messi sotto al tappeto hanno fatto pagare un conto anche salato e - spostandoci sull'attualità e su certe sue derive - il seme rappresentato dal progetto Superlega (nella sua prima accezione) riesce tutt'ora a ripresentarsi, è un fiume che scorre sotterraneo ma che di fatto non si prosciuga mai del tutto.

Perché torna sempre in ballo la Superlega?

Qual è, attualmente, la ragione di fondo di un ritorno costante al tema Superlega? Il pretesto non può che essere individuato nella Saudi Pro League, realtà calcistica emergente in grado (nell'arco di pochi mesi) di strappare campioni o comunque calciatori di livello al panorama calcistico europeo, coi quattro club in mano al fondo PIF capaci di sparigliare le carte del calciomercato e di creare dinamiche del tutto fantascientifiche per le proprietà europee (e per i paletti a cui queste devono attenersi).

Qual è invece l'impianto retorico a cui si rifanno i sostenitori della Superlega, citandola come rimpianto non appena si parla di Arabia? La Saudi Pro League supera in modo violento paletti e limitazioni a cui i club europei devono sottostare, porta altrove i campioni e finisce così per causare rimpianti a tema Superlega, per renderla a posteriori come il "male minore" necessario per evitare l'esodo dei campioni.

Al-Ittihad v Al-Shorta SC - Arab Club Champions Cup
Kanté e Benzema / Anadolu Agency/GettyImages

Oppure c'è chi arriva a ritenere la Saudi Pro League stessa come una sorta di Superlega nata altrove: i campioni sono lì, l'interesse di conseguenza si sposta in quello scenario. Un pensiero che segue del resto l'intento dello stesso contesto emergente: spostare il baricentro del mondo calcistico e diventarne parte integrante, ridisegnandone la geografia in modo radicale e stabile nel tempo.

Forme diverse, storie diverse

La retorica della rivalutazione della Superlega, come risposta alla crescita della Saudi Pro League, perde però di vista le fondamenta del discorso e si concentra solo sulla proverbiale punta dell'iceberg. Il nodo della questione si trova nel motivo cardine per cui la Superlega era contestata: il sistema elitario, la volontà di individuare criteri di ammissione nella principale competizione che fossero slegati dal rendimento sportivo e da quanto realizzato da una squadra in una determinata stagione.

La possibilità di scavalcare il criterio sportivo come fondamento dell'accesso alle competizioni principali si connette storicamente a contesti sportivi diversi, in particolare al mondo dello sport statunitense, al sistema delle franchigie, all'assenza di una piramide calcistica e di un sistema che preveda promozioni e retrocessioni. Un mondo nato seguendo traiettorie differenti e, tutt'ora, impossibile da replicare in tutto e per tutto dall'altra parte dell'Atlantico.

Fans Respond To News Of Football Super League
Proteste a Liverpool dopo la prima idea di Superlega / Christopher Furlong/GettyImages

Un panorama diverso sia sul fronte formale, in modo evidente, che soprattutto a livello culturale: non è un discorso di cuore o di nostalgia, non si tratta di restare attaccati a un'idea di calcio che non c'è più, si tratta al contrario di capire come lo stesso interesse rivolto al calcio europeo si leghi a doppio filo alla "grammatica" del calcio europeo stesso, al suo modo storico di funzionare, di creare grandi epopee di calcio o di raccontare al contrario sorprendenti fallimenti (come naturale contrappasso).

L'alfabeto non si cambia

C'è poi un tema altrettanto cruciale, nel capire le diverse reazioni allo scenario di una Superlega svincolata dal criterio sportivo: tanti dei sostenitori del progetto sono tifosi delle squadre inizialmente coinvolte, perlomeno nel contesto italiano, e nello specifico (in larga maggioranza) sostenitori della Juventus. Si può anche intuire, come dimostrato del resto da ricerche e sondaggi, quanto il tifo bianconero sia distaccato da criteri territoriali e si leghi a doppio filo al successo riscosso dal club nel corso della sua storia, con una forza attrattiva tale da superare i confini geografici, a non divenire più un discorso di riconoscimento in ciò che è "locale".

Probabile che, agli occhi di chi vive l'interesse calcistico slegandosi dalla dimensione di appartenenza locale, risulti meno aliena l'idea di abbracciare sistemi sportivi diversi, sistemi in cui le una franchigia può spostarsi da una città all'altra, contesti in cui non c'è spazio per le piccole realtà che emergono ma in cui tutto si riduce a seguire la scia del campione, a seguire la scia di un trofeo.

FC Internazionale supporters react in dejection at the end of the UEFA Champions League final match in Milan
City-Inter / Anadolu Agency/GettyImages

Un presupposto anche comprensibile, per chi vive una diversa grammatica della passione, che perde però di vista quanto affermato in precedenza: la ricchezza e la profondità di un patrimonio sportivo costruito nei decenni dipendono, in modo inscindibile, dall'aspetto formale, dalla possibilità di retrocedere o di essere promossi, dall'idea (fondata o utopistica) di risalire la piramide, di non dover aspettare dall'alto un timbro di "grandezza" o di "importanza" che non sia quello pronunciato sul campo. Non è un fatto di nostalgia, si tratta di vivere dentro un complesso di cose storicamente costituito: si possono inventare parole nuove ma non si può rinunciare all'alfabeto.