Dybala come faro e un parallelismo naturale: Baldanzi, la Joya dell'Empoli

Un paragone ricorrente: non un idolo ma un riferimento evidente (e un faro per il futuro del 2003 dell'Empoli)
Empoli FC v US Salernitana - Serie A TIM
Empoli FC v US Salernitana - Serie A TIM / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Un po' come succede ai musicisti accusati di plagio, nel calcio, un giovane talento soffre i paragoni e prova a divincolarsi non appena gli arrivano all'orecchio: un ritornello comune è quello della promessa del pallone che in imbarazzo dichiara di "voler essere semplicemente se stesso" mentre il giornalista di turno, in conferenza stampa, sciorina una lista infinita e prestigiosa di fuoriclasse.

Proprio come nella musica, però, si sottolinea spesso come "le note siano 7" e come l'idea di essere del tutto originali e svincolati da accostamenti e somiglianze sia utopistica. L'esercizio del paragone, del resto, ha anche un proprio valore prettamente emotivo: spinge a ricordare ciò che ci è piaciuto, detiene in sé qualcosa di consolante, ci riporta agli occhi e alla mente qualcosa di "già noto".

Il fantasma di Paulo come costante

Ecco dunque che, per quanto la promessa di turno provi a divincolarsi, il fantasma di una somiglianza e dell'annessa suggestione lo segue in lungo e in largo, lo accompagna in campo: "Ma questo a chi somiglia? Chi mi ricorda?". Un tema ricorrente da questo punto di vista, e Tommaso Baldanzi ormai lo sa bene, è quello di ripescare Paulo Dybala tra i paragoni importanti e di porglielo davanti a più riprese.

Paulo Dybala
Dybala / Ciancaphoto Studio/GettyImages

L'estrema frequenza del paragone trova conferma nel numero di volte in cui Baldanzi, nel corso della stagione della propria esplosione all'Empoli, si è trovato a parlare della Joya: "Come sempre, ho un occhio di riguardo per quelli del mio ruolo e vedere Dybala da vicino mi ha fatto capire ancor di più quanto sia forte" ha detto a La Gazzetta dello Sport.

E ancora a DAZN: "In una scala da uno a dieci Dybala è un dieci e io non sono nemmeno nella scala". Ma non finisce qui: "Se il mio idolo è Dybala? Non ho idoli in particolare, ma cerco di guardare lui come altri che giocano nel mio ruolo per prendergli qualcosa e migliorare" disse a Sky Sport dopo aver deciso Inter-Empoli a gennaio.

Se tre indizi, come noto, fanno una prova è evidente che - considerando tante altre volte in cui il tema Dybala sarà stato al centro del discorso - il paragone tra Baldanzi e la Joya (come ispirazione) sia un fatto di cui tenere conto, un aspetto da cui è difficile liberarsi. Si va ben al di là di alcune voci emerse a tema Roma, anche nei mesi scorsi in ottica mercato, ma si parla di caratteristiche e di movenze che realmente possono permetterci (col dovuto rispetto per la carriera dell'argentino) di tracciare qualche punto in comune.

Basta osservare, del resto, il modo in cui il numero 35 dell'Empoli interpreta il ruolo di trequartista, quella sua maniera di galleggiare tra centrocampo e attacco alternando soluzioni da vero fantasista a guizzi e inserimenti (fin qui premiati solo parzialmente dai numeri). I 5 gol realizzati in Serie A fin qui, a 20 anni, raccontano solo in parte le possibilità del talento di Poggibonsi, doti che già a livello giovanile si potevano intravedere e che hanno trovato poi una traduzione naturale con l'azzurro dell'Empoli e con quello delle selezioni giovanili dell'Italia.

Baldanzi-Dybala: un richiamo naturale

"Sicuramente è un giocatore a cui mi ispiro perché occupa la mia stessa posizione e abbiamo delle movenze abbastanza simili" ha aggiunto Baldanzi a DAZN, tornando proprio su Dybala. Ma quali sono le "movenze abbastanza simili" a cui il talentino si riferisce? Le fondamenta risiedono ovviamente nella tecnica: parliamo di dribbling nello stretto, della capacità di portarsi con naturalezza il pallone sul sinistro (piede forte), di stop pregevoli.

Al contempo possiamo registrare un'efficace alternanza, come accennato, di momenti vissuti da fantasista puro e di spunti da attaccante, scambiando sulla trequarti e poi inserendosi per andare a concludere (proprio come accaduto in Empoli-Salernitana). Un aspetto cruciale poi per non rendere del tutto pretestuoso e peregrino un simile paragone, com'è ovvio che sia parlando della Joya, risiede nella fantasia come ingrediente basilare e, anche in tal senso, individuiamo una certa naturalezza nel parallelismo.

Riferendoci a Baldanzi, come naturale per un 2003 che milita in una squadra in lotta per la salvezza, abbiamo a che fare chiaramente con un giocatore ancora "in costruzione" e che avrà modo di rendere più definita e solida la propria identità nel corso dei prossimi anni: c'è chi ne ha profetizzato un'affermazione come mezzala ma, allo stato attuale, la collocazione nel 4-2-3-1 o nel 4-3-2-1 come trequartista appare ideale, coerente con le sue doti e perfetta per liberarle al meglio.

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Un'evoluzione che dovrà necessariamente passare da una maggiore decisione in zona gol e nel momento dell'ultimo passaggio, resta però da sottolineare come - in questo senso - la scarsa vena realizzativa empolese (tenendoci sugli eufemismi) non abbia permesso fino a oggi di apprezzare a pieno ciò che Baldanzi potrà essere, ciò che verosimilmente potremo apprezzare nel momento (fisiologico e verosimilmente prossimo) dell'approdo a una squadra dalla maggiore potenza di fuoco.