Una difesa a cui aggrapparsi in tempi di magra: Juve, segnali di solidità
Si sono spesi fiumi di parole e di opinioni sull'idea secondo cui, in fin dei conti, per avere la meglio nel campionato italiano sia necessario blindare la difesa: una sorta di elogio dell'attenzione e della prudenza prima dello show, prima dell'ostentazione di chissà quale innovazione tattica e di chissà quale utopia estetica.
Non ci è dato sapere se sia in effetti il reale segreto del successo ma, di certo, una squadra che fin qui non è riuscita a convincere per gioco espresso, con una falsa partenza in campionato, può trovare nella difesa un rifugio sicuro e confortevole, un punto di partenza eccezionale per riprendersi.
La Juve si è portata adesso a 4 punti dall'Atalanta, attualmente quarta e dunque in zona Champions, e lo ha fatto continuando a raccogliere per strada qualche mugugno, qualche sorriso un po' amaro, ma senz'altro ha saputo costruire sulla tenuta difensiva una classifica ora meno sconfortante.
Il peso dei numeri
Il pragmatismo di cui spesso si fa portatore Allegri, senza troppa voglia di perdersi in voli pindarici, trova una risposta chiara nei numeri degli ultimi due mesi, numeri che dicono tanto sul DNA di questa Juventus. Un DNA che non manca di raccogliere spesso critiche, che racconta di una squadra che non convince in fase di costruzione e non dà la sensazione di essere padrona del gioco, di avere un'identità riconoscibile in quel senso, ma che porta senz'altro Allegri a cogliere quel che c'è di buono, auspicando addirittura di poter replicare una classifica simile tra un paio di mesi.
Non è tempo per sottigliezze, in sostanza, per fare i difficili: una difesa che tiene, in questo contesto, dà una spinta da non sottovalutare. La Juve, dall'inizio di novembre a oggi, ha la migliore difesa della Serie A: appena 2 gol subiti su 8 partite giocate in campionato. Tornando sul discorso ribadito a oltranza, quello del "corto muso", risulta chiaro come una squadra con una simile mentalità non possa trascendere dalla solidità della retroguardia per poter andare lontano.
Una solidità che si lega senz'altro anche alla continuità di Bonucci e De Ligt, a uno Szczesny in decisa ripresa e, scorretto sottovalutarlo, anche a un calendario non del tutto proibitivo: 6 partite su 8 chiuse con un clean sheet dall'inizio di novembre, partite vinte con Fiorentina, Lazio, Salernitana, Genoa, Bologna e Cagliari.
Tra presente e passato
Diventa evidente a questo punto la necessità di trovare ulteriormente continuità, ora che il gioco si fa duro: a gennaio la Juve sfiderà Napoli, Roma, Udinese e Milan, riuscire a mantenere la miglior difesa del campionato potrebbe rappresentare la chiave per ridurre ancora il gap rispetto al quarto posto.
Al netto delle tante critiche per il "non gioco", per le soluzioni individuali ed estemporanee a cui si affidano i bianconeri, resta da riconoscere un cambio di rotta deciso rispetto alla prima parte del campionato: calendario poco proibitivo di recente, si diceva, ma è altrettanto vero che nelle prime battute di questa Serie A erano arrivati 2 gol incassati contro Udinese, Spezia e Sampdoria, successivamente anche con Sassuolo e Verona, non dunque negli scontri diretti con le big.
Un altro aspetto che deve condurre a dare il giusto peso al rendimento difensivo della Juve e ai pochi gol subiti è un prudente confronto col passato, in chiave bianconera: la Juve, proprio con Allegri, ha saputo risorgere e riprendersi dopo momenti difficili proprio grazie a una retroguardia salda e impermeabile, con la stagione 2015/16 esemplare in tal senso. Niente che possa accendere facili entusiasmi, no, ma almeno delle fondamenta che - a inizio stagione - sembravano già complesse da individuare.