Dall'impresa all'esonero: cambiare tecnico premia le neopromosse?
Che il mondo del calcio sappia creare degli eroi per poi buttarli giù, nell'arco di un battito di ciglia, è ormai risaputo e dimostrato da un gran numero di circostanze: un esempio plastico della facilità con cui si passa dall'Olimpo al dimenticatoio, però, è quello rappresentato dagli allenatori che - dopo una storica cavalcata verso la Serie A - vengono esonerati dal loro club nel corso della stagione in massima divisione.
Anche in questa stagione le neopromosse stanno seguendo un filo conduttore ormai comune: il Monza ha salutato Stroppa per affidarsi a Palladino, la Cremonese (ancora a secco di successi) è fresca di avvicendamento tra Alvini e Ballardini, vero e proprio specialista dei subentri a campionato in corso.
Mantenendoci sul presente o comunque soffermandoci sula stagione 2022/23 scopriamo come, a conti fatti, il ricorso a Palladino sia stato fin qui provvidenziale e abbia tracciato assolutamente un punto di svolta nella stagione dei brianzoli, partita con 5 sconfitte e un pareggio.
Dalla promozione all'esonero: una scelta che paga?
Provando però ad allargare la visuale, prendendo cioè in considerazione gli ultimi 10 campionati, possiamo scoprire come la scelta di rinunciare a chi ha trascinato la squadra in A nella stagione precedente sia, statisticamente, tutt'altro che garanzia di salvezza. Un'eccezione virtuosa è quella fornita dalla Salernitana 2021/22, con Nicola che ha saputo imprimere, anche col supporto del mercato, una svolta rispetto a quanto fatto da Castori (e da Colantuono successivamente).
Diverso invece l'epilogo per il Venezia di Zanetti, artefice della promozione in A ed esonerato poi a situazione praticamente compromessa, con Soncin subentrato alla trentacinquesima giornata (con un successo, 2 pareggi e una sconfitta come bilancio).
Andando a ritroso e arrivando alla stagione 2020/21 possiamo notare come il Crotone non abbia tratto giovamento dall'arrivo di Cosmi al posto di Stroppa, senza dunque dar seguito all'illusorio successo contro il Torino raccolto alla seconda uscita con Cosmi in panchina. Stesso epilogo registrato dal Brescia nel 2019/20, con ben tre tecnici cambiati, dal Frosinone di Longo passato in mano a Baroni nel 18/19, dal Benevento passato da Baroni a De Zerbi nel 17/18 e dal Pescara 16/17, promosso in A con Oddo e poi retrocesso nonostante l'arrivo di Zeman in panchina.
A interrompere questa striscia inesorabilmente negativa, sempre procedendo a ritroso, troviamo il Bologna 2015/16: i felsinei si salvarono con Donadoni in panchina, dopo aver esonerato Delio Rossi (artefice della promozione in A nella stagione precedente). L'annata in questione fu anche quella della storica prima partecipazione del Carpi alla massima serie: gli avvicendamenti in panchina (Sannino per Castori, tornato poi a sua volta alla guida) non riuscirono ad evitare il ritorno immediato in Serie B.
Le stagioni 2014/15 e 2013/14 seguono un po' la stessa falsa riga più comune, quella della retrocessione nonostante il cambio di tecnico: il Cesena non si salvò cacciando Bisoli (Di Carlo al suo posto) così come il Livorno non riuscì a evitare la retrocessione dopo l'esonero di Nicola. Nel 2012/13 il Pescara retrocesse, da neopromosso, ma l'avvicendamento in panchina (Stroppa per Zeman) aveva già avuto luogo in estate e non a stagione in corso e non rientra dunque, propriamente, negli esempi qui presi in considerazione.